La storia è sempre quella: un cottage isolato nel bosco e cinque ragazzi che si vi si insediano per passare un po’ di giorni lontani dalla città, ma incappano in un misterioso rinvenimento fatto in cantina che conduce dritti alla rievocazione di uno spirito maligno che inizierà a possederli uno ad uno per condurli, in maniera dolorosa e violenta, con sé all’inferno.
Ma allora che senso ha rimettere mano ad un cult come La casa, firmato da Sam Raimi nel 1981, che per chi scrive è ancora oggi nella lista dei cinque migliori film horror di sempre?
Beh, innanzitutto, è utile dire che questo La casa – Evil dead di Fede Alvarez, di cui Raimi [insieme a Rob Tapert e Bruce Campbell, che del film originale fu protagonista e co-produttore] è stato produttore, possiede la caratteristica principe del “buon remake”: il saper riconoscere e riprendere i cardini narrativi della storia del film originale, rielaborandoli, però, anche radicalmente, per riuscire a dare all’opera riproposta una reale seconda vita sullo schermo, e non una manieristica messa in cornice di una bella stampa da rimirare in salotto.
Fatto sta che una dei cinque giovani de La Casa – Evil dead di oggi è già posseduta da un demone ben prima di raggiungere il cottage, e quel demone si chiama droga.
Mia [Jane Levy], decisa a smettere dopo essersi fortuitamente salvata da un’overdose, è lì proprio per superare, con l’aiuto di suo fratello David [Shiloh Fernandez], della ragazza di lui [Elizabeth Blackmore] e degli amici di sempre Olivia [Jessica Lucas] ed Eric [Lou Taylor Pucci], i primi durissimi giorni di astinenza, e far ritorno alla vita di tutti i giorni con la giusta dose di forza utile a tenersi lontana dal suo demone.
Un processo di profonda umanizzazione dei personaggi, quello approntato da Alvarez e dal suo sceneggiatore Rodo Sayagues, che mira a creare una veridicità drammatica attorno ai personaggi molto più indefiniti di Raimi, seguendo l’esempio di alcuni riusciti remake/reboot di qualche anno precedenti, vedi il caso del Michael Myers rielaborato da Rob Zombie per il dittico Halloween: The beginning – Halloween 2.
D’uopo e del tutto corretto sarà quindi un organico parallelismo tra lo spirito maligno che, in modo cancerogeno, inizierà a divorare Mia, per poi passare ai suoi amici, e uno stato di isolazionismo e auto-distruzione dovuto proprio alla tossicodipendenza. Il messaggio c’è, si legge bene, ma non rovina l’atmosfera horror, anzi, la arricchisce di un sapore nuovo.
Quel che è sicuro è che il desiderio di Sam Raimi di rivedere il suo cult dell’’81 in sala arricchito delle possibilità tecnico-stilistiche che il cinema di oggi avrebbe potuto regalargli, è stato del tutto esaudito dall’esordiente regista de La casa – Evil dead che dirige un film che, come il suo predecessore, riesce a mantenere in tensione lo spettatore sino alla chiusa, regalando a chi guarda più di un momento di paura.
Introdotti da un incipit ben strutturato che precede l’arrivo nella casa dei cinque protagonisti, i demoni raimiani prendono possesso della pellicola di Alvarez dal momento in cui Eric, rinvenuto il famoso libro dei morti in una cantina macabramente agghindata con una sfilza di gatti morti rinsecchiti appesi al soffitto, ne legge incautamente la classica invocazione, incurante non solo dell’ermetica chiusura in fil di ferro che impediva l’apertura del volume, ma anche di una serie di avvertimenti che in diversi momenti storici i possessori del libro avevano violentemente vergato a mano, tra scritti e raccapriccianti disegni.
Alvarez dissemina indizi e suggerimenti utili ai suoi personaggi e allo spettatore su quello che accadrà durante il film, indizi inerenti sia gli utensili che si trasformeranno in armi da macellaio che vengono presentate nella prima parte, mostrandone il normale utilizzo, per trasformarsi in dispensatrici di pena nella parte successiva, sia l’imminente trasformazione che prenderà di mira, inizialmente, solo le donne del gruppo, suggerita dal riflettersi negli specchi della casa del loro lato negativo e oscuro.
Alvarez racconta un contagio fisico, carnale, come già Raimi aveva fatto e come farà Lamberto Bava nel suo dittico sui Demoni, un contagio che assedia le menti e le anime delle giovani vittime ma che porta ad un incessante supplizio dei loro corpi.
La casa – Evil dead è, sotto questo punto di vista, uno dei più efferati e crudeli horror di questa stagione: una sequela di amputazioni, ferite e supplizi inflitti ma spesso auto-inflitti, con un crudezza che in più di un’occasione suggerisce l’automatico distogliersi dello sguardo, realizzate dalla stretta collaborazione tra Roger Murray e il team guidato da Jake O’Kane.
Una generosità gore-friendly tutta old schoo,l che annovera nel menu braccia segate, mani fracassate e amputate, teschi sfondati e fracassati da oggetti contundenti, tagli, lacerazioni… un bagno di sangue che non può che concludere con una pioggia di liquido ematico, insieme liberatoria e rivelatrice di un imminente ultimo pericolo.
Il remake di Fede Alvarez ha l’incoscienza/coraggio di proporre un finale davvero del tutto “alternativo”, che, ancor più della nuova drammaticità donata ai protagonisti, potrebbe destabilizzare i fan più fondamentalisti.
Efferato, crudele e audace: ci piace.
Luca Ruocco
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LA CASA – EVIL DEAD
Regia: Fede Alvarez
Con: Jane Levy, Shiloh Fernandez, Lou Taylor Pucci, Jessica Lucas, Elizabeth Blackmore
Uscita in sala in Italia: giovedì 9 maggio 2013
Sceneggiatura: Fede Alvarez, Rodo Sayagues, basato sul film “The evil dead” scritto da Sam Raimi
Produzione: Tristar Pictures, Filmdistrict, Ghost House Pictures
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Anno: 2013
Durata: 91’