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QUALCUNO DA AMARE di Abbas Kiarostami

qualcunodamare1È trascorsa una settimana circa dall’attesa presentazione alla stampa della line up della prossima edizione del Festival di Cannes, la sessantaseiesima per la precisione che andrà in scena dal 15 al 26 maggio prossimi in quel della Costa Azzurra, ma gli echi di quella passata continuano a non smorzarsi con l’uscita nelle nostre sale in questi giorni di una manciata di pellicole che nel 2012 si erano contese l’ambita Palma d’Oro. Dopo Nella casa di François Ozon è, infatti, il turno di Qualcuno da amare di Abbas Kiarostami approdare sugli schermi italiani a partire dal 24 aprile sotto il marchio Lucky Red. Nel caso dell’ultima fatica dietro la macchina da presa del regista iraniano si tratta, però, di una scelta distributiva piuttosto coraggiosa, vista la fredda e non positiva accoglienza riservatale dagli addetti ai lavori intervenuti sulla Croisette nella scorsa stagione, ma la possibilità di potere ospitare sul proprio listino un film diretto da uno dei cineasti di punta del panorama internazionale, anche se questo non tocca le vette raggiunte nel passato, resta comunque motivo di vanto e di rispetto che giustifica appieno la volontà di rischiare.

Non c’è dubbio che Qualcuno da amare non sia a livelli di moltissime opere che portano la sua firma, anzi denota per certi versi delle evidenti flessioni sul fronte della poetica, della scrittura e dell’originalità dei contenuti già trapelate dalla visione di Copia conforme, che vanno per dovere di cronaca sottolineate, ma che a nostro avviso non devono allarmare più di tanto.

qualcunodamare2Questo poiché riteniamo Kiarostami un cineasta degno di rispetto e di attenzione, ma anche perché una flessione all’interno di una filmografia così ricca di perle di rara bellezza come la sua, nella quale figurano opere indimenticabile del calibro de Il viaggiatore, Dov’è la casa del mio amico?, Close-Up, E la vita continua, Sotto gli ulivi, Il sapore della ciliegia o Il vento ci porterà via, pensiamo sia assolutamente fisiologica. Per tanto riteniamo eccessive le bordate di fischi piovute sulla pellicola durante la presentazione stampa a Cannes, legate probabilmente alle attese piuttosto elevate che la critica aveva riversato su di essa e sul suo autore.

Dunque, non va per questi motivi, e per altri che andremo a esporre più avanti, demonizzata e mandata al macero, ma accolta sulla scia di un tentativo di rinnovamento che è giusto che ci sia da parte di un autore che non può e non deve essere messo in discussione. In tal senso, confidiamo moltissimo nell’intelligenza di un regista come lui e come pochi, capace di capire da solo qual è la retta via.

qualcunodamare3Concordi sul fatto che Qualcuno da amare sia un film più debole rispetto ai sopraccitati, pensiamo però di trovarci davanti a uno specchio che riflette il desiderio di Kiarostami di esplorare oggi, o quantomeno provare a farlo al di là dei risultati ottenuti, nuove strade creative che non rinnegano per nulla al mondo quelle così splendidamente battute e percorse ieri. La pellicola non ha la forza empatica, narrativa ed espressiva che accompagna puntualmente il cinema del regista di Teheran, tuttavia sotto la superficie filmica è possibile andare a rintracciare elementi stilistici e drammaturgici ampiamente riconoscibili e ricorrenti nel suo corpus cinematografico: da una parte l’uso del fuoricampo, dei lunghi silenzi e dal rigore formale, che trovano nell’attesa, nella fissità della macchina da presa e nella poesia dell’immagine le manifestazioni più cristalline; dall’altra il proseguimento di un discorso che ha portato il regista a confrontarsi sempre di più con l’attualità, con le condizioni di vita terrena, ma soprattutto con i tanti mali e paradossi che caratterizzano il quotidiano.

qualcunodamare5Seguendo queste tracce è possibile pertanto ritrovare punti di contatto, nonostante sul fronte drammaturgico sia innegabile una modifica di rotta, che a dire la verità non può lasciare impassibili i conoscitori del cinema di Kiarostami, da sempre portatore ed erede di uno sguardo che non ha mai nascosto influenze rosselliniane e bressoniane, tanto nelle storie raccontante quanto nella trasposizione di esse.

Molti, noi compresi, leggono nella sinossi e nella natura del soggetto un cambio piuttosto drastico di prospettiva, con un Kiarostami che sembra cercare affinità elettive con un collega che fino alla visione di Qualcuno da amare avremmo definito la sua perfetta antitesi. Plot alla mano, infatti,  stordisce e spaventa alquanto l’idea che nella mente possa affiorare una contingenza con il cinema di Woody Allen, non perché lo riteniamo non all’altezza, al contrario, ma perché così lontano dal suo modo di fare e concepire la Settima Arte.

qualcunodamare7Un’ulteriore affinità o punto di contatto tra i due può venire anche dalla scelta di emigrare da un’altra parte per raccontare fette di mondo che non sono geograficamente le loro, ma nelle quali vanno a germogliare i plot dei rispettivi film. Di conseguenza, troviamo il regista iraniano spostarsi nel 2010 in Italia per realizzare Copia conforme e due anni dopo in Giappone, in quel di Tokyo della quale ci mostra continuamente la topografia [come del resto ha fatto con Teheran e dintorni nelle pellicole precedenti: vedi ad esempio Ten o Il sapore della ciliegia], così come il collega statunitense aveva fatto prima di lui nel lungo tour europeo che lo ha portato con risultati altalenanti da Londra a Parigi, da Barcellona a Roma, per narrare intrecci amorosi di ogni sorta. Bisogna dire, però, che di scelta si può parlare solo per quanto riguarda Allen, mentre nel caso di Kiarostami il desiderio di continuare a fare cinema si scontrava con l’impotenza di potere esercitare liberamente la propria professione in Iran [Panahi docet] .

qualcunodamare6Una volta superato lo shock, la delusione oppure la sorpresa che deriva dal suddetto accostamento, il film merita comunque una lettura analitica. Kiarostami mette in quadro con uno sguardo meno stratificato, carico di significati altri e asciutto, un plot che restituisce alla platea una surreale storia d’amore tra una studentessa giapponese, che si concede ad uomini facoltosi per pagarsi gli studi, e un vecchio professore, il quale si prende cura di lei. Ne viene fuori un interessante triangolo sentimentale che investe generazioni e approcci affettivi diversi. Anche se così lontano dalle vicende narrate in passato, Qualcuno da amare dimostra quanto il regista iraniano sappia indagare sul rapporto fra personaggio e cultura. Qui si cala in quella nipponica, cercando di farla sua.

qualcunodamare4Il risultato è un racconto plasmato, non immerso completamente, ma comunque godibile e credibile. La semplicità delle situazioni, resa attraverso un plot piuttosto scarno, non è sinonimo in questo caso di minimalismo nella scrittura, bensì di una volontà chiara di sposare una semplicità ed immediatezza di fondo in grado di arrivare a un pubblico più vasto. A pagare il prezzo più alto sono però i personaggi che animano il film, che il regista segue come al solito con particolare attenzione in tutti gli spostamenti [anche qui l’interno di un abitacolo di una o più automobili si fa vettore di un pedinamento continuo], ma che purtroppo restano per lo spettatore corpi estranei con i quali non si riesce ad entrare del tutto in empatia. In definitiva è l’approccio alla materia che non convince pienamente, non come abbiamo detto la scelta di Kiarostami di rivolgere lo sguardo da un’altra parte.

Francesco Del Grosso

QUALCUNO DA AMARE

3 Teschi

Regia: Abbas Kiarostami

Uscita in sala in Italia: giovedì 24 aprile 2013

Con: Ryo Kase, Rin Takanashi, Tadashi Okuno, Denden

Sceneggiatura: Abbas Kiarostami

Produzione: Euro Space, MK2 Productions

Distribuzione: Lucky Red

Anno: 2012

Durata: 109’

InGenere Cinema

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