C’è un limite nella vita di ciascun individuo che, se travalicato, può portare all’estremizzazione di certe considerazioni fino a poco prima appena velate, e, dunque, alla messa in atto di azioni pericolose.
È questo il caso di Luca Bianco [Fabrizio Croci], un giovane fondamentalista cristiano con alle spalle un matrimonio fallito, taciturno e determinato. Luca legge sempre, e come fosse una mania, la Bibbia, dalla quale trae sue personali interpretazioni, anche relative alla “erranza” degli ebrei. L’uomo è convinto che l’edificazione di San Pietro nasca proprio dal cinismo e dall’indifferenza di Roma, e che il Vaticano sia costituito al suo interno da uomini di chiesa “morti dentro” e da lui considerati “vero cancro nel cuore di Dio”, che hanno contribuito a fare del Vaticano la nuova Babele.
È nei confronti dei dissidenti, ma soprattutto contro la cultura e la religione islamica, che l’intolleranza di Luca raggiunge proporzioni cosmiche, che lo portano a provare un profondo odio verso quelli che considera i suoi nemici, convinto che la violenza sia un’ottima arma di repressione, proprio come fece Gesù nel tempio, scacciando mercanti e compratori che avevano leso l’immagine sacra del tempio facendone un luogo di commercio e affari.
Ogni giorno Luca riceve la visita di una donna [Francesca Zanaglia], che registra i colloqui moralistici e spirituali con Luca gestiti sotto forma di interviste. La vita dell’uomo subisce uno scossone nel momento in cui conosce l’ingegner Gorgia [Roberto Lattanzio], con il quale condivide le sue idee estremiste, e dal quale viene poi assunto per delle commissioni. Luca si sente a casa, e, una volta entrato a far parte di un’organizzazione fondamentalista, nella quel l’ingegnere ha un suo ruolo, dovrà sottoporsi ad una prova di coraggio, ed esprimere tutto il suo odio represso.
È dunque il valore, l’interpretazione e il discorso intorno a ciò che è etica a reggere lo scheletro del film, e Dante è molto attento a far emergere sue chiavi di lettura e interpretazioni intorno all’etica e a quanto sia influente questo senso di inammissibile intrusione di culture e dogmi opposti al proprio credo religioso, culturale e ideologico.
Limen (omission), di Emiliano Dante [Into the Blue, 2009], è un film di fantapolitica girato nel 2006, ma che ha subìto un processo molto faticoso e lungo, e non solo per problemi legati al budget o alla difficoltà di portare avanti un film indipendente, ma anche e soprattutto per la grave sciagura che ha colpito L’Aquila e i territori limitrofi, ovvero il terremoto del 2009. Limen (omission) è un film concettualmente complesso, e non tanto per la trama in sé, quanto per come è gestita.
Dante, infatti, autore della sceneggiatura e delle musiche, genera un film assolutamente particolare, che ha però il non trascurabile difetto di essere troppo parlato. Nel film è dato uno spazio esclusivo al pensiero e poco o nulla all’azione, però questo aspetto fa di Limen (omission) un film assolutamente particolare e a suo modo originale. Il ritmo del film è oltremodo lento, e questo frena un po’ l’attenzione dello spettatore, creando perciò degli scompensi.
Limen (omission) si fa interessante, proprio perché si entra finalmente nell’azione, nel momento in cui capiamo che le ossessioni di Luca non sono più solo prodotto della semplice registrazione audio, ma diventano parte attiva.
Limen (omission) è dedicato alle 77 vittime e ai numerosi feriti della strage di Utoya, isola della Norvegia, nella quale, compiuta il 22 Luglio 2011 da un estremista di destra.
Gilda Signoretti
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LIMEN (omission)
Regia: Emiliano Dante
Con: Fabrizio Croci, Roberto Lattanzio, Francesca Zanaglia, Danil Aceto, Elvira Di Bona
Sceneggiatura: Emiliano Dante
Produzione: DANSACRO, Digital Artisans, Textus, C.U.M.
Distribuzione: /
Anno: 2012
Durata: 93’
Trailer: