“Sono rimasto un po’ bambino ma sono intelligente. Mi occupavo di musica sinfonica. Ero un bambino normale […] guardate la fotografia […] Ero un bambino normale”.
A parlare è uno dei tanti, troppi detenuti presso uno dei sei Ospedali Psichiatrici Giudiziari presenti nel territorio italiano [Napoli, Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto, Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Catiglione delle Stiviere], o ex manicomi criminali.
Dopo la felice e acclamata presentazione alla Casa del Cinema di Roma, Lo stato della follia di Francesco Cordio [Tutti giù per aria, 2009] ha goduto di due proiezioni all’interno della programmazione della terza edizione di Contest – Il documentario in sala, presentato da Massimo Vattani, dal 6 al 9 giugno 2013, presso il Nuovo Cinema Aquila, e dedicato, appunto, al cinema del reale, presentando sette documentari in concorso e tre fuori concorso [ve ne avevamo parlato qui].
Dopo OPG – Dove vive l’uomo?, Francesco Cordio torna ad occuparsi delle vittime degli ospedali psichiatrici in Italia e soprattutto della gestione del vergognoso stato nel quale versano le strutture psichiatriche.
Lo stato della follia, che ha ottenuto una Menzione speciale al premio Ilaria Alpi 2011, e selezionato al BIF&ST 2013, è un documentario estremo, gestito e pensato con molta intelligenza da Francesco Cordio, che lo ha scritto con Leonardo Angelini e Diego Galli. Non vi nascondiamo un certo sgomento a fine proiezione, dovuto non soltanto alla descrizione della disumana noncuranza con la quale gli internati degli ospedali psichiatrici giudiziari vivono e sopravvivono, ma per la totale indifferenza dello Stato italiano, che ha privato questi poveri uomini e donne della propria dignità, perché, all’interno delle strutture psichiatriche “non c’è più la vita, non la trovi più”, per ripetere le parole di un internato.
Quel che, inoltre, inorridisce, è il motivo per il quale molte di queste persone sono tenute prigioniere. C’è chi, 25 anni fa, ha mimato una pistola con le mani chiedendo cinque mila lire, chi invece, per aver rotto una slot machine, si è ritrovato prigioniero di una struttura perché accusato di avere problemi mentali, quando invece il suo gesto era dettato da una dipendenza al gioco che lo aveva portato a perdere 18000 euro. Si potrebbe andare avanti per molto con gli esempi, perché di casi come questi ve ne sono un’infinità, purtroppo. Una volta scontata la pena, però, raramente si torna liberi, perché in queste strutture non c’è la certezza della fine della pena. E a poco serve urlare, chiamare in soccorso un genitore, o ribellarsi, perché non vi è ascolto per questi indifesi, spesso nudi, o comunque vestiti di abiti sudici, rintontiti da psicofarmaci rinchiusi in celle in precarissime condizioni igieniche, puzzolenti e dotate di reti arrugginite con un foro per le feci e materassi sporchi e imbrattati.
Ad accompagnarci, non in veste di illustratore, quanto in veste di testimone, è Luigi Rigoni, attore e autore teatrale, che, dopo nove mesi trascorsi nel carcere di Regina Coeli con l’accusa di stalking, e, senza alcuna ragione o motivazione sensata, fu trasferito presso nell’OPG di Aversa, dal quale fortunatamente è uscito. Rigoni, all’interno di una sala teatrale che lo vede protagonista, interpreta alcune parti di Il dialogo di Marco Cavallo e il drago con gli internati di Montelupo, opera teatrale scritta da Peppe dell’Acqua, Angela Pianca e Luciano Comida, davvero molto intensa, inerente proprio alla vita degli internati, alla emanazione allo psichiatrica Franco Basaglia, l’iniziatore della riforma psichiatrica, confluita poi nella legge 180, emanata il 13 Maggio 1978, che impose la chiusura dei manicomi e che sanciva l’istituzione di servizi di igiene mentali pubblici, riportando al centro di tutto i diritti dei pazienti, schiavi di farmaci che li rendevano e rendono ancora inoffensivi, completamente svuotati della propria identità e individualità. Rigoni ci racconta la sua terribile e incredibile esperienza all’interno del quinto settore provvisorio dell’OPG di Aversa [nel quale si sono susseguiti un numero impressionante di suicidi], costretto a brutali trattamenti che, però, non sono riusciti ad annullarne la lucidità. “Un uomo, anche se pazzo, è un cittadino”, sostiene Rigoni, sottolineando i passi da gigante fatti dalla medicina negli anni, grazie ai quali si è arrivati ad una felice considerazione, per cui la malattia mentale è curabile, e da essa si può guarire.
Cordio, che si rivolge anche a Vittorino Andreoli, in quanto psichiatra, dirige un documentario che segue di pari passo l’ispezione, avvenuta nel 2009, della Commissione parlamentare d’inchiesta, coordinata da Ignazio Marino, sull’efficacia del servizio nazionale nei sei ospedali psichiatrici giudiziari presenti sul territorio nazionale, in ognuno dei quali, eccetto il caso dell’OPG di Castiglione delle Stiviere [che invece gode di ottimi servizi e personale preparato], in Lombardia, lo stato di degrado delle strutture e le pessime condizioni igieniche dei detenuti, inebetiti dai farmaci, ha permesso ai senatori di rendersi finalmente conto degli orrori nascosti in queste strutture. Da queste inaspettate visite è seguita una interrogazione parlamentare per l’emissione di un decreto svuota-carceri, del Gennaio 2012, che portasse al definitivo superamento degli ospedali psichiatrici, con l’obiettivo di studiare e mettere in atto nuove misure di sicurezza del ricovero nelle strutture sanitarie competenti. Il decreto è divenuto legge il 14 Febbraio 2012, ma la chiusura degli OPG è stata purtroppo prorogata al Marzo 2014.
Lo stato della follia è un documentario meritevole di attenzione, che speriamo sia fruibile, diretto con lucidità, grande coraggio e agghiacciante come pochi sanno esserlo. Cordio non nasconde nulla di ciò che si rintana negli OPG, neanche lo straziante grido di dolore di un uomo che, dall’altra parte del vetro, grida “L’Italia dov’è finita?”, e che, per disperazione, si cava da solo i denti. È un’immagine fortissima, orrorifica, se vogliamo, ma necessaria. Il turbamento la fa da padrone in questo film degno di nota, acuto e ben montato, un’opera di denuncia estrema, graffiante e amara.
“L’uomo è un animale che può provare ad abituarsi, qua è messo a dura prova”.
Gilda Signoretti
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LO STATO DELLA FOLLIA
Regia: Francesco Cordio
Con: Luigi Rigoni
Sceneggiatura: Francesco Cordio, Leonardo Angelini e Diego Galli
Produzione: Francesco Cordio in associazione con Teatri di Nina e Indipendent Zoo Troupe
Distribuzione: Ownair srl
Anno: 2012
Durata: 72’
Trailer: