La lunga serialità è un’arma a doppio taglio.
Se da un lato riesce a stringere legami di tipo parentale tra opera e fruitori, dall’altra rischia [a distanza di decine di anni e di centinaia di “incontri”; 27 e 322 in questo caso] di far ristagnare entrambi i lati in acque non proprio salubri.
É [anche] il caso della serie a fumetti da cui chi scrive si dichiara completamente e irrimediabilmente addotto, caduta in una routine che produce e propina annualmente diversi numeri deboli e qualcuno indifendibile.
L’anormalità è, tutt’oggi, riferita a quei pochi numeri medio buoni e buoni, che di tanto in tanto puntellano la speranza dei lettori storici più affezionati.
É il caso di Mater Morbi, pubblicato tra la fine del dicembre 2009 e l’inizio del gennaio 2010, il numero 280 della serie regolare di Dylan Dog, che rappresenta ancora ora uno dei momenti più felici, creativamente parlando, della storia dylaniana.
Il tutto nasce da una idea cinica, quasi una provocazione, di Mauro Marcheselli nei confronti dello sceneggiatore Roberto Recchioni: “Stavo pensando di fare una storia di Dylan che riguardasse la malattia e ho pensato: chi meglio di te, che sei sempre malato?”.
La storia personale di Recchioni, infatti, vede lo sceneggiatore da tempo legato ad una malattia che costituisce ormai parte integrante della sua metà oscura, una sorta di bomba ad orologeria che più volte ha messo in pericolo la stessa vita del suo ospite, e di cui lo scrittore non fa segreto, avendone spesso parlato anche attraverso Asso, il suo alter ego a fumetti di cui vi abbiamo parlato qui.
Il primo punto a favore di Mater Morbi è proprio questo suo legame organico, carnale, con il suo creatore, che attraverso la sua arte creativa e il simulacro di Dylan Dog riesce a mettere su carta, attraverso i disegni di Massimo Carnevale, le sue stesse ossessioni, un incubo quanto mai concreto, reale, pur se nascosto nel voluttuoso corpo di Mater Morbi, un infernale demone lacerante e ossessivo, stretto in un body di latex.
Quando Recchioni firmava la sceneggiatura del numero 280, la sua avventura nella Sergio Bonelli Editore era appena iniziata [per Dylan Dog aveva già firmato il numero 268, Il modulo A38, per i disegni di Bruno Brindisi, e Fuori tempo massimo, una storia breve per il primo Dylan Dog Color Fest proprio con i disegni di Carnevale], e probabilmente nessuno si sarebbe aspettato che i destini di Recchioni e Dylan si sarebbero legati in maniera così forte.
Mater Morbi fotografa la discesa di Dylan in un incubo personale, che non gli permetterà di compiere un’indagine per trovare una possibile uscita. Un incubo che vuole possederlo, fisicamente/sessualmente e mentalmente, per poi portarlo ad annullarsi.
Dylan avverte un forte malore mentre fa sesso con l’attuale donna della sua vita. É un attimo, un momento di passaggio che lo conduce nel limbo ospedaliero, un mondo popolato da personaggi grotteschi e crudeli [tutto il personale medico, dalle infermiere sovrappeso e senza modi, ai medici, di cui il più presente con le fattezze di Klaus Kinski, ormai freddi, spenti, troppo abituati alla malattia e alla morte]; un mondo raccontato dalla voce interiore di Dylan [e di Recchioni], unica scintilla di vitalità rimastagli, il cui corpo si abbandona, stanco, alla passività di un mondo fatto d’ombre e di sporcizia [interiore ed esteriore], perfettamente reso dalle chine di Carnevale.
L’indagatore dell’incubo vivrà una doppia avventura, una fisica, sui materassi lerci e nelle camere operatorie dell’ospedale, abbandonato nelle mani e sotto i bisturi dei medici, e una spirituale, onirica, tentando di combattere e di sfuggire a Mater Morbi.
Una storia su due livelli, entrambi ossessivi e morbosi, che sottolineano la metamorfosi forzata del protagonista, alienato dalla malattia che lo divora, e alieno ai due mondi che sarà costretto ad abitare. Dylan combatterà per ritrovare sé stesso, come già aveva fatto in albi storici, ad esempio nello speciale numero 5, La casa degli uomini perduti, di Tiziano Sclavi e Giampiero Casertano.
Proprio per celebrare uno degli albi più riusciti della storia contemporanea dylaniata, Bao Publishing ristampa e distribuisce Mater Morbi in un’edizione di gran classe: grande formato, copertina cartonata con disegno eccezionale di Carnevale [un abbraccio allo stesso tempo caldo e mortale tra Dylan e Mater Morbi, di cui vediamo la schiena completamente segnata da profonde cicatrici], un incipit [firmato dagli stessi autori] di cinque pagine a colori [lividi e scuri], e una lunga e curata chiusa con disegni inediti e studi di sequenze firmate da Canevale, una storia della nascita dell’episodio, e un estratto dalla sceneggiatura di Recchioni.
Un appuntamento editoriale come questo è qualcosa di assolutamente imperdibile, inutile sottolinearlo. E l’edizione si arricchisce di un valore aggiunto, visto che proprio papà Sclavi, che non aveva mai fatto segreto del suo gradimento per l’operato di Recchioni sulla sua creatura, ha dato proprio in mano a Roberto, che diventa curatore della serie, le redini della rinascita editoriale di Dylan Dog, permettendogli di avviare un processo di mutazione e arricchimento che dovrebbe portare il personaggio, e la serie, a nuova vita.
Si comincia da questo settembre. E si aspettano buone nuove!
Per tenervi aggiornati potete seguire la pagina FB ufficiale, qui [https://www.facebook.com/DylanDogSergioBonelliEditore?fref=ts].
Luca Ruocco
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MATER MORBI
Autore: Roberto Recchioni [sceneggiatura], Massimo Carnevale [disegni]
Editore: Bao Publishing [www.baopublishing.it]
Pagine: 144
Illustrazioni/Foto: Sì
Costo: 17,00 euro