Martedì 17 settembre, alle 12:30, presso la Casa del Cinema di Roma, a Villa Borghese, Sophia Coppola torna in Italia dopo essersi guadagnata, nel 2010, il Leone d’oro alla 67esima Mostra del Cinema di Venezia con Somewhere, per incontrare la stampa in occasione della presentazione del suo ultimo lungometraggio, in uscita nei nostri cinema in 300 copie dal 26 settembre: Bling Ring, storia dedicata ad una banda di teenager che, soggiogati dal mito delle star hollywoodiane, e desiderosi di condurre lo stesso tenore di vita, rimediano rubando nelle grandi residenze dei loro miti, a caccia di abiti griffati e accessori di grande valore.
Di seguito, il contenuto della conferenza.
[InGenere Cinena: Gli eventi del film vanno dal 2008 al 2009, quindi all’inizio proprio dell’esplosione della grande crisi finanziaria. É cambiato qualcosa in quel panorama sociale, quello delle celebrity? É peggiorato, è migliorato, intendo?
[Sophia Coppola]: Per quanto ne so io, almeno da quella che è stata la mia osservazione di quel mondo, il fascino, quasi l’ossessione per il mondo delle celebrity, delle star, il successo dei reality show televisivi in realtà non fa altro che crescere. Anche rispetto al 2008, quindi non credo che la crisi abbia avuto un grosso impatto su questo. Per quanto ne so io questo fenomeno sta crescendo. E io ero molto interessata quindi ad analizzare attraverso un film questo aspetto della nostra cultura perché mi sembra che stia toccando degli estremi veramente notevoli.
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[ING]: Nel suo film, quello che mi ha colpito è la totale assenza dei genitori di questi ragazzi, e una crisi di valori in questi ragazzi incredibile. É davvero così? Sono dei genitori senza valori? Piatti?
[SC]: La storia che avete visto parla anche di questo. Ciò che accomuna questi ragazzi è proprio questo. Le famiglie non sono affatto di sostegno. Ma io non volevo fare una generalizzazione della gioventù e dei ragazzi americani. Sicuramente quelli raccontati nel film sono in questa situazione, hanno dei genitori assenti. Ma ci sono tanti altri genitori che sostengono i propri figli e trasmettono loro tanti valori.
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[ING]: Da “Il giardino delle vergini suicide”, che è stato il suo primo, a “Bling Ring”, ha lavorato spesso con degli adolescenti. Due situazioni diverse. Sono due estremi o rappresentano delle epoche?
[SC]: Sicuramente le protagoniste di Il giardino delle vergini suicide erano ragazzine innocenti, mentre le ragazze che dipingiamo qui non lo sono affatto. Sicuramente si tratta di due epoche molto molto diverse. Il mio interesse era proprio quello di raccontare quello che sta succedendo nella nostra realtà contemporanea, questa cultura pop, quindi si tratta veramente di due epoche diverse. Sono passati gli anni, e sono situazioni temporali totalmente diverse.
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[ING]: Abbiamo delle ragazze innocenti ne “Il giardino delle vergini suicide”, ma molto meno innocenti in questo film. Secondo Sophia Coppola dove possono arrivare i ragazzi nel prossimo futuro? Qual è la sua visione dei ragazzi di domani?
[SC]: In realtà sono anch’io molto curiosa di questo fatto, essendo madre di due figlie. Mi interessa sapere quello che succederà, se questa cultura pop continuerà a crescere o se ci sarà une reazione e si cambierà registro. Sono molto curiosa di saperlo. Per me raccontare questa storia ha un che di fantascientifico, perché vedere i ragazzini che crescono in questa maniera, in questo tipo di cultura, beh, per me è stato sorprendente.
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[ING]: Cosa ne pensa di questa tendenza di questi ultimi anni? Sono diversi i film che parlano di questa generazione in decadenza morale, pensiamo anche al film di sua nipote, Gia Coppola [“Palo Alto”], presentato a Venezia. Lei ha compreso l’origine di questa crisi? C’è una soluzione o una speranza di cambiamento?
[SC]: Per quanto riguarda il disagio degli adolescenti, è un qualcosa di cui si parla sempre, in tutte le generazioni si è sempre parlato del disagio degli adolescenti, è un tema che non sono la prima a trattare. Questa storia voleva parlare degli estremi di questi comportamenti, di questa ossessione per le celebrità portata agli estremi, di questa ansia di condividere tutto con tutti in tempo reale, di questa ossessione con questa cultura pop che rappresenta purtroppo una parte importante della cultura americana; quindi io volevo dare uno sguardo e vedere la reazione del pubblico, perché è un qualcosa che in questo momento sta succedendo.
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[ING]: Ho letto che con i ragazzi del film lei li ha introdotti nelle case degli amici. É vera o è falsa questa notizia che abbiamo letto?
S. C: Sì, è vero. Prima dell’inizio delle riprese abbiamo fatto in modo che questi ragazzi passassero parecchio tempo insieme proprio perché si sviluppasse questa idea di gruppo, questo affiatamento fra amici. C’è stata l’idea di farli introdurre nelle case di altre persone per capire cosa si può provare nell’infilarsi di nascosto a casa di amici. Non all’insaputa. Gli amici hanno deciso di prestarsi a questo gioco.
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[ING]: Volevo sapere qualcosa delle celebrità che sono nel film. Che rapporto c’è stato e che tipo di collaborazione?
[SC]: No, non abbiamo avuto contatti o rapporti con nessuna delle star oggetto di questi furti, tranne che con Paris Hilton che ha collaborato un po’ per il film. Ho voluto raccontare questa prospettiva dal punto di vista dei ragazzi mantenendo io stessa il distacco da queste star.
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[ING]: In Italia siamo blindatissimi. Abbiamo spranghe, antifurti, sistemi di sicurezza. E’ così facile entrare nelle case in America?
[SC]: Credo che sia proprio una cosa tipica di Los Angeles, di alcuni di quei quartieri. Quei quartieri sono delle specie di comunità felici per cui chi vive lì dentro si sente protetto, sicuro, credo che faccia parte di questo atteggiamento rilassato che hanno in California, non ci pensano. A New York le cose sono diverse. Forse il fatto di vivere in queste comunità li fa sentire protetti. Paris Hilton dopo questi fatti sicuramente la chiave sotto lo zerbino non ce la lascia più.
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[ING]: Cosa ha fatto per entrare nell’ottica di questi adolescenti? Sono adolescenti diversi da quando lo era lei.
[SC]: Beh, si, ho parlato moltissimo con la giornalista Nancy Ho Sales, che ha pubblicato l’articolo che raccontava la storia di questi eventi realmente avvenuti, e poi c’è la figlia di una amica che mi ha aiutato per quanto riguarda i dialoghi, lo slang e il modo di parlare di questi ragazzi. Poi ho letto tutte le registrazioni e interviste fatte dalla giornalista e le trascrizioni dalla polizia relative al momento in cui questi ragazzi sono stati arrestati, e poi ho incontrato non in maniera approfondita alcuni dei protagonisti di questa storia.
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[ING]: Perché ha cambiato i nomi del protagonisti? Sono delle persone reali, quindi….
[SC]: Innanzitutto per questioni legali. E poi, anche se il film è ispirato a fatti realmente accaduti, io volevo raccontare un film, non girare un documentario. Cambiando nomi ho mantenuto una certa libertà nel raccontare la storia più di quanto non avrei potuto fare tenendo i nomi e raccontando una storia vera.
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[ING]: Ha pensato che con questo film ci sarebbe stato il rischio di rendere i ragazzi protagonisti ancora più celebri?
[SC]: Mi sono posta questo problema. Ho cercato di far vedere il loro lato divertente, ma evitando di trasformarli in eroi. Questo è uno dei motivi per cui ho cambiato il loro nome, evitando che, eventualmente, traessero vantaggio da questo film. Noi non vogliamo trasformarli in celebrità. Il mio punto di vista l’ho espressa chiaramente, ma ognuno può leggerla come vuole. Volevo che il pubblico seguisse la storia e mantenesse un distacco emotivo. Anche fra di loro i ragazzi non hanno una grande intimità, hanno in comune un’ossessione per gli oggetti, e volevo che il pubblico seguisse le vicende ma senza sviluppare intimità con i personaggi perché neanche loro ce l’hanno fra di loro.
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[ING]: I veri protagonisti hanno visto il film?
[SC]: So che il ragazzo l’ha visto e ha detto che la recitazione e la forma ricalcavano la sua storia. Io ho incontrato solo lui prima dell’inizio delle riprese ma evitando di fare domande perché questo è il mio film e non volevo essere troppo coinvolta e vicina alla storia vera.
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[ING]: Ha già progetti futuri? Tra questi c’è la regia di un videoclip per la band di suo marito [Thomas Mars, leader dei Phoenix]?
[SC]: Quello [il videoclip ]l’ho appena fatto. Ora mi sto prendendo una pausa per stare con i miei figli e con la mia famiglia.
Gilda Signoretti
Roma, settembre 2013