La stregoneria attraverso i secoli [in orginale Haxan], ovvero: quando già agli arbori [siamo nel 1922] il cinema riusciva ad essere pura follia.
L’universo di Satana e delle streghe irrompe nella Settima Arte per opera del danese Benjamin Christenes, che scrive e dirige questo autentico delirio su pellicola, ritagliandosi persino una parte nei panni del Demonio stesso [scelta che appare come una vera e propria dichiarazione d’intenti].
Incipit dal sapore documentaristico, con una serie di immagini mute estrapolate da vari documenti e libri di occultismo che raffigurano una parte dell’iconografia popolare legata alle superstizioni e alla caccia alle streghe in epoca medioevale.
A questa impronta quasi da dossier, il film alterna tre vicende narrative principali: una sposa infelice che mette le corna al marito con Satana in persona; una mendicante che viene accusata di stregoneria e quindi torturata dai frati inquisitori fino alla confessione; un convento di suore invasate dove regnano la lussuria e l’isteria.
Negli ultimi minuti ci spostiamo al Ventesimo secolo e il film torna ad assumere i toni documentaristici della prima parte, con un tentativo di interpretazione clinica dei fenomeni di possessione, descritti per lo più come disturbi della psiche.
In questa commistione tra fiction e opera di denuncia, i momenti che non si dimenticano rimangono quelli in cui il regista dà libero sfogo a tutta la sua verve estrema e irriverente, con l’apice raggiunto nella strabiliante sequenza del sabba infernale [che probabilmente vale da sola la visione del film].
A questo punto gli intenti prettamente storici vengono accantonati e Christenes mette in scena uno spettacolo che, pensando all’epoca, sembra un qualcosa di inconcepibile. Pronti via e vediamo un bel gruppetto di streghe che svolazzano allegramente tra i cieli con i loro manici di scopa. Direzione: la grotta dove appunto si svolgerà il sabba.
Da qui un tripudio di oscenità e blasfemia a go go: adoratrici del Demonio intente a baciare le natiche del loro Signore; altre che calpestano la Bibbia; neonati sacrificati e cucinati a puntino; danze e rituali orgiastici in compagnia di esseri infernali. Insomma: chi più ne ha, più ne metta!
Tutta questa lunga sequenza lascia sbalorditi ancora oggi non solo per il coraggio con cui è stata pensata e realizzata, ma anche [e soprattutto] per la magnifica resa visiva, passando dal trucco dei demoni alla scenografia della location [vedere per credere].
Più leggera invece la parte ambientata tra le mura del convento, anche se il regista non rinuncia a piazzare un paio di immagini piuttosto forti [una su tutte la suora che sputa sulla statua di Gesù bambino].
Dal punto di vista tecnico è sicuramente interessante l’utilizzo del primo piano in chiave drammatica [come nel momento della confessione della presunta strega] e non si può non citare la preziosa fotografia di Johan Ankerstjerne, che alterna spesso tonalità calde [rosso infernale] ad altre quasi glaciali. Inutile raccontare tutte le noie con la censura e le critiche [soprattutto in ambiente cattolico] che la pellicola ebbe all’epoca, subendo il più delle volte dei tagli piuttosto corposi [mentre in alcuni paesi venne direttamente proibita]. Nel 1968 è stata rieditata per il mercato americano con un accompagnamento musicale jazz e la voce narrante dello scrittore William Burroughs.
Lorenzo Paviano
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LA STREGONERIA ATTRAVERSO I SECOLI
Regia: Benjamin Christenes
Con: Benjamin Christenes, Maren Pedersen, Karen Winther
Sceneggiatura: Benjamin Christenes
Produzione: Svensk Filmindustri
Distribuzione: CG Home Video [www.cghv.it]
Anno: 1922
Durata: 105′ c.a.