Il successo di Overheard maturato nel 2009 dentro e fuori dai confini hongkonghesi deve avere convinto in via definitiva la Pop Movies a prendere seriamente in considerazione l’idea di mettere in cantiere un secondo episodio. Così è andata, ma di anni ce ne sono voluti ben due prima che i registi Alan Mak e Felix Chong riuscissero a tornare dietro alla macchina da presa per portare sul grande schermo un nuovo capitolo della futura saga spy-thriller, interamente ambientata nello spietato mondo dell’alta finanza e nell’universo delle intercettazioni, che fanno da sfondo a una crisi economica globale imperante. Corruzione, speculazione, vendetta e avidità sono gli ingredienti del menù. Luoghi e temi, questi, piuttosto “fertili” e soprattutto molto attuali che, ieri come oggi, offrivano e offrono ai creatori della celebre trilogia di Infernal Affairs la possibilità di spaziare in un ampio spettro drammaturgico. Tuttavia Mak e Chong, seguendo la linea già percorsa in passato nella suddetta trilogia, che prevedeva un distacco tra il primo e i restanti capitoli in termini di continuità per quanto riguarda il plot, hanno preferito azzerare tutto per dare vita a una storia completamente nuova, legata alla precedente solo ed esclusivamente per l’ambientazione, i temi, i toni e il cast.
Lasciata la machiavellica e pericolosissima indagine su una frode finanziaria e insider trading condotta da un team di poliziotti del Commercial Crime Bureau di Hong Kong che coinvolgeva la potente e tentacolare Società E&T, lo script di Overheard 2 sposta ora l’attenzione su un pericoloso gioco a tre che coinvolge un caparbio investigatore, un giustiziere solitario e un broker di successo. Un cambio senza alcun dubbio drastico che chiama in causa un fitto e feroce scontro senza esclusione di colpi di scena tra individualità speculari, invece che tra due distinte fazioni.
Lo schema classico lascia così spazio ad una resa dei conti che mette l’uno di fronte all’altro, in modalità random, i vertici di un triangolo umano, ciascuno chiamato a rappresentare le diverse sfumature del bene e del male. La linea che separa gli estremi si assottiglia sempre di più sino a diventare labile, scoperchiando il vaso di Pandora per portare a conoscenza dello spettatore gli scheletri nascosti negli armadi dei personaggi principali. Lungo l’asse drammaturgica si muovono come mine vaganti e schegge impazzite i coprotagonisti di turno, interpretati ancora una volta dal terzetto delle meraviglie formato da Louis Koo, Lau Ching Wan e Daniel Wu, rispettivamente nei panni dell’investigatore Jack Ho, del broker Manson Law e del giustiziere solitario Joe. Sono loro il valore aggiunto tanto del primo quanto del secondo film, quindi perché non riproporli in altre vesti? Una mossa davvero azzeccata che consente al lavoro svolto in fase di scrittura di arricchirsi ancora di più.
Di conseguenza, la pellicola del 2011 non può e non deve essere considerata un sequel vero e proprio, tantomeno un prequel o uno spin-off, ma un’opera a sé che, al di là del franchise dettato dal titolo, conserva nel proprio dna drammaturgico e stilistico caratteri e caratteristiche analoghe a quelle rintracciabili nel film precedente, ma nulla di più. Questa inversione di marcia, di fatto rischiosa sul fronte commerciale, ha però dato i suoi frutti, permettendo all’operazione di raggiungere una maggiore solidità narrativa, un sensibile miglioramento sul versante della caratterizzazione e nel disegno dei singoli personaggi e un evidente innalzamento del tasso di azione grazie a una manciata di scene che lasciano il segno [vedi i due inseguimenti che coinvolgono il misterioso Joe e l’investigatore Ho]. Ne viene fuori un film che si nutre di accelerazioni, che sa come gestire e restituire alla platea la tensione, anche grazie alla versatilità stilistica messa a disposizione dai due registi.
Come già avvenuto per il primo capitolo, anche per Overheard 2 è giunto il momento di affacciarsi nel mercato home video nostrano, anch’esso nella collana “Far East Film” voluta dalla Tucker Film e dalla CG Home Video. La versione in DVD presenta la solita cura nella confezione che và di pari passo con l’altrettanto solita qualità audiovisiva. Quest’ultima permette una fruizione ottimale dell’opera grazie alla nitidezza delle immagini e alla profondità del suono. Per quanto riguarda il comparto extra c’è da registrare una sostanziale diminuzione dei contributi, che in altre occasioni [su tutte il cofanetto Ip Man] avevano offerto all’acquirente enormi soddisfazioni. Qui viene meno l’abbondanza alla quale ci ha abituato la casa di distribuzione toscana, ma non di certo la qualità e l’interesse. Ad affiancare l’immancabile galleria di trailer della linea “Far East” troviamo un accurato diario di lavorazione della durata di venticinque minuti che ci porta sul set attraverso le testimonianze dei tecnici e degli attori coinvolti, oltre ad una breve video intervista a Tim Youngs, storico consulente della kermesse friulana, nonché tra i massimi esperti occidentali di cinema asiatico che, con un’analisi attenta e puntuale, offre approfondimenti e utili chiavi di lettura per entrare nei temi e negli stilemi del film diretto da Mak e Chong.
Francesco Del Grosso
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OVERHEARD 2
Voto film
Voto DVD
Regia: Alan Mak, Felix Chong
Con: Louis Koo, Lau Ching Wan, Daniel Wu, Huang Yi, Michelle Ye
Durata: 115′
Formato: 16/9 2,35:1
Audio: DD 5.1 e 2.0 italiano DD 5.1 e 2.0 cantonese
Distribuzione: CG Home Video [www.cghv.it]
Extra: “Un franchise vincente”, intervista a Tim Youngs, consulente da Hong Kong per il Far East Film Festival / Interviste al cast e agli autori / Trailer della linea Far East