Carrie… ebbene sì, anche la storia di Carrie, la complessata ragazzina che, insieme al fiorire della sua pubertà scopre di possedere poteri ESP che cozzano in maniera devastante con l’iper-bigottismo di una madre-padrona che è causa primaria [forse unica] del suo disadattamento, passa al vaglio della rivisitazione nell’epoca d’oro del remake horror [dopo esser passata anche attraverso un riadattamento televisivo].
Una rielaborazione, a dire il vero, puntigliosa e rispettosa che ripercorre punto per punto gli step che dal primo romanzo di Stephen King erano stati magistralmente adattati in immagini da Brian De Palma solo due anni dopo [1976].
Qui sta il primo nodo da sciogliere: Kimberly Peirce, al timone dell’opera di ristrutturazione, opta per un rimodernamento di sola facciata, che mantiene troppo saldo il collegamento ombelicale col cult predecessore senza dimostrare coraggio di far navigare, all’interno della storia di King, qualcosa di personale, autoriale e, perciò, senza arrivare a scaldare il cuore.
Ripetiamo, gli ingredienti ci sono tutti, e in linea con la modernità, tutto tende ad essere più “grafico”, dall’umiliazione di Carrie durante la partita a pallavolo [che qui diventa pallanuoto], alla doccia negli spogliatoi, con l’arrivo delle prime mestruazioni [la stranezza del caso vuole che il senso di voyerismo nello spogliatoio femminile fosse molto più accentuato nella versione del ‘76], l’incontro con l’insegnante di ginnastica e il preside, con il secondo [e forse già più cosciente] fenomeno ESP, e via dicendo, fino ad arrivare al maiale sgozzato, al secchio di sangue fissato sulle travi del soffitto nella sala da ballo…
Come è ovvio, calare la Carrie di King in una High School di oggi significa ricostruirle attorno un mondo del tutto nuovo, partendo dalla scesa in campo di pc [youtube!] e smartphone [la scena del lancio degli assorbenti sarà debitamente filmata dalle studentesse acide e insensibili della scuola], ma questo è contorno, come è sottolineato dalla finta rivoluzione racchiusa anche nel titolo del remake, che mescola solo gli addendi di quello di De Palma, fingendo indifferenza!
Innegabile l’impegno nel costruire uno sguardo molto più accentuato sui personaggi femminili: più spazio alle due compagne di scuola, la pentita Sue Snell [Gabriella Wilde], che per lavarsi la coscienza dall’umiliante aggressione in doccia costringe il suo ragazzo [non più un cotonato biondone, ma il più stereotipato Alex Russell] ad invitare la povera sventurata al ballo; e la più serpentesca Chris [Portia Doubleday]; ma soprattutto una costruzione più a vista del rapporto tra Carrie e sua madre Margaret, affidate ad un duo d’attrici in cui abbiamo creduto fin da subito, Chloë Grace Moretz e Julianne Moore.
A conti fatti, però, la Moore si dimostra davvero in parte, e non fa rimpiangere la più volutamente goffa e alienata Piper Laurie, presentando un personaggio che sa indossare a meraviglia, molto più folle e pericoloso dell’originale. Chloë Grace Moretz, invece, delude un po’, presentando una Carrie un po’ troppo burattina, finta, che nulla ha a che spartire con l’efebica, spaurita, aliena Siddy Spacek!
Fatto sta che, grazie a un incipit con parto in casa e una serie di piccoli accorgimenti ammodernanti, le due donne di casa White sono più presenti fisicamente, l’un per l’altra, e anche i fenomeni ESP si fanno più numerosi e visibili. Tutte aggiunte più che apprezzabili, ma che non donano alla storia quel qualcosa in più che avrebbe dato senso ad un’operazione di remake, ancor più in una storia sanguigna e organica come quella di King, in cui un senso di nuovo e di fresco sarebbe dovuto passare per via ematica, e non epiteliale.
Intendiamoci questo Lo sguardo di Satana – Carrie potrebbe anche essere giudicato un buon film horror mordi e fuggi, ma Carrie è Carrie, e non si può far finta di niente!
Luca Ruocco
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LO SGUARDO DI SATANA – CARRIE
Regia: Kimberly Peirce
Con: Chloë Grace Moretz, Julianne Moore, Judy Greer, Portia Doubleday
Uscita in sala in Italia: giovedì 16 gennaio 2014
Sceneggiatura: Roberto Aguirre-Sacasa, Lawrence D. Cohen
Produzione: Metro-Goldwyn-Mayer, Screen Gems
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Durata: 99’