“Felice chi è diverso essendo egli diverso. Ma guai a chi è diverso essendo egli comune”: la citazione è tratta da una poesia di Sandro Penna, e il film Felice chi è diverso svela l’Italia nascosta del mondo omosessuale dagli inizi del Novecento agli anni ’80.
La struttura scelta da Gianni Amelio è estremamente semplice: videointerviste intervallate da documenti filmici conservati presso gli archivi Luce e Rai, fotografie e stralci di articoli di giornale. Il prodotto cinematografico appare antiquato, il montaggio in particolare non lo rende un film innovativo, anche se l’idea di raccontare l’intima storia dell’omosessualità è decisamente interessante.
Tra le testimonianze e i documenti troviamo volti celebri tra cui Ninetto Davoli, Umberto Bindi, John Francis Lane e Paolo Poli, ma i nomi degli intervistati non vengono mai citati durante il film poiché si tratta a detta del regista di “un messaggio universale, non legato a una singola persona”. Ciononostante l’impianto stesso del documentario suggerisce il contrario; manca totalmente il dibattito circa le battaglie del mondo omosessuale e si tratta di racconti per lo più autobiografici.
La camera fissa ritrae i volti di uomini che testimoniano la loro esperienza, l’approccio alla società consapevolmente appesantito dalla “diversità” a cui sono soggetti in funzione delle loro pulsioni sessuali e affettive.
È vero che dal particolare si giunge all’universale, ma è un percorso totalmente lasciato nelle mani dello spettatore; il repertorio mostra l’immagine stereotipata dell’omosessuale, ma a questa non corrisponde una risposta collettiva, presente nell’informazione “altra”, disponibile attraverso altri canali e conservata presso altri archivi.
L’ultima opera di Amelio è legata al passato, nella forma e nel contenuto. Lascia perplessi infatti nel finale la presenza di un giovane di Bergamo, Aaron Sanseverino, che racconta il suo coming out e la sua esperienza d’integrazione nell’ambiente scolastico.
La descrizione del presente è affrontata in modo superficiale e le prospettive per il futuro sono raccolte nella timida testimonianza di un ragazzo.
Colpisce anche la totale assenza di donne lesbiche. Durante la conferenza stampa il regista ha affermato: “Ritengo che il problema sia diverso, che sia diverso il loro rapporto con la società. Se due donne passeggiano tenendosi per mano nessuno ha niente da ridire e anche in famiglia non è così duro confessarlo. Per una società maschilista come la nostra, l’omosessualità femminile non è oggetto di sberleffo insultante, ma semmai è considerata qualcosa di eccitante”.
Il documentario racconta il vissuto di venti omosessuali: la carta stampata sarebbe riuscita a svolgere la medesima funzione, poiché le immagini non aggiungono valore alle parole.
Ma si tratta di un film, ed evidentemente qualcosa è andato storto.
Alice Ortenzi
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Regia: Gianni Amelio
Produzione: Istituto Luce – Cinecittà
Distribuzione: Istituto Luce – Cinecittà
Anno: 2014
Durata: 93′