Dove eravamo rimasti? Ah, sì. Si ragionava sul fatto che, nonostante tutti gli intoppi, il Nymphomaniac di Trier avesse almeno dalla sua un ritmo abbastanza scorrevole…
Beh, dopo il Volume 2, siamo costretti a ritirare anche quest’unico positivo appiglio.
La seconda parte di Nymphomaniac, infatti, è quanto di più anti-cinematografico e tedioso si sia visto sullo schermo negli ultimi mesi, rimbalzato tra i sempre più inutili siparietti da confessionale tra Charlotte Gainsbourg e Stellan Skargård, e le solite storie di letto della ninfomane, ora cresciuta, che già dal terzo flashback abbandona il corpicino esile, a suo agio fra lenzuola, e viene sostituito da quello più âgé della Gainsbourg, tramite cui Von Trier non sembra voler assolutamente ricercare l’erotismo o l’eccitazione sessuale, rimuginando maggiormente sul profilo drammatico e disperato del suo ultimo parto filmico.
Non si può trascurare, però, l’esordio trash del Volume 2, che vede una Joe pre-adolescente abbandonarsi ad un orgasmo spontaneo, in un ambiente bucolico, con conseguenti apparizioni messianiche di due figure che la donna, a posteriori, riconoscerà ne la Madonna ed in una sua qualche collega d’altri culti, ma che il saccente confessore riporterà alla loro reale entità di due tra le più grandi metrici della storia.
Dimenticavo: la ragazzina, durante tutta la scena, levita, planando dal suo letto di erba verde…
Scavando scavando nel ben poco materiale di cui si compone un secondo capitolo ancora più farlocco del precedente, vale la pena d’affrontare, innanzitutto, la viralità, all’interno dell’opera, della debordante personalità del regista stesso, vero protagonista del film: ritrovarlo nelle parole messe in bocca ai suoi personaggi non è mai stato così facile, passando ad esempio sulle terminologie filo-razziste e politically uncorrect [la discussione tra Joe e Seligman sull’utilizzo dell’epiteto “negro”], non sono che strizzate d’occhio all’ormai più volte sottolineata ideologia dello schermo dello stesso Von Trie. Sforzandosi di non assuefarsi alla monotonia della scena-cornice, presto o tardi si arriverà alla conclusione che la ninfomane e il suo confidente non siano che le due facce dello stesso regista, quella volta allo scandalo a tutti i costi, all’esplicito, e quello “gigione” che gioca con le parole e la scienza, saturando qualsiasi cosa col sapore acido di una freddura british.
E l’imponente ego di Lars gode anche nell’auto-citazione, arrivando ad inserire una scena che rimanda spudoratamente ad Antichrist.
Di altro c’è poco e, tra un tentativo di un accoppiamento a tre con due sconosciuti di colore adescati per la strada, l’assenso del compagno Shia LeBeouf, ormai del tutto cosciente di non poter mai soddisfare una donna così sessualmente avida, l’ingresso in una sorta di comunità di recupero e l’accettazione del non poter mai ricoprire con coscienza il ruolo di madre, il film scivola verso una chiusa davvero troppo “oltre”, che vede Joe diventare sicaria di un boss del pizzo!
Il capitolo forse più importante e meglio sviluppato del volume rimane quello riguardante K [Jamie Bell], una sorta di sadito torturatore che, in una struttura semi-ospedaliera con tanto di sala d’aspetto, accoglie Joe e altre slave che, alle più assurde ore della notte, rifuggono dalla propria vita per affidarsi alle sue arti perverse.
Trovare una morale, se di morale si vuol parlare, nell’ultima scena consumata tra Joe e l’asessuato [?] Seligman è quanto di più banale si potesse fare in un film dalla portata mediatica così mastodontica.
Luca Ruocco
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NYMPHOMANIAC Vol. 2
Regia: Lars Von Trier
Con: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skargård, Stacy Martin, Shia LeBeouf, Jamie Bell
Uscita in sala in Italia: giovedì 24 aprile 2014
Sceneggiatura: Lars Von Trier
Produzione: Zentropa, Haimaifilm, Film i Vast, Slot Machine, Caviar Films, Concorde Filmverleih, Artificial Eye, Les Films du Losange, European Film Bonds
Distribuzione: Good Films
Anno: 2013
Durata: 122’