Continua l’indagine di InGenere Cinema sull’ondata di film indie a episodi made in Italy.
E vi sveliamo che nel numero di maggio del rinato magazine a fumetti Splatter potrete trovare [all’interno della nuova rubrica curata dal sottoscritto] un saggio proprio pertinente a questo tema… Nell’attesa iniziate ad entrare nel mood, continuando a seguire le interviste fatte a numerosi dei registi che in qualche modo hanno avuto a che fare con uno o più film horror a episodi…
Questa volta abbiamo intervistato Paolo Del Fiol e Daniele Misischia autori del double-bill Connections.
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[Luca Ruocco]: Come e perché [e da cosa] nasce l’idea di mettere insieme [di collaborare con] un gruppo di registi indie per realizzare un film a episodi?
[Paolo Del Fiol]: Sicuramente nasce dal fatto di limitare la dispersività di un corto singolo. Tra innumerevoli festival è molto facile che il pubblico si perda opere valide. Oltretutto l’uscita in DVD, senza tirare in ballo la televisione, di un singolo corto è molto rara, per cui molte volte l’unico modo per vederlo è richiederlo al regista stesso. Raccogliendo diverse opere in lungometraggio si ha una possibilità di far girare il prodotto anche fuori dai festival.
[Daniele Misischia]: Per quel che mi riguarda, l’idea nasce dal semplice fatto che il cinema indipendente è una sfida continua e io non faccio altro che raccogliere ed accettare sfide. In tutti e due i casi in cui ho avuto a che fare con film a episodi [Connections e 17 a Mezzanotte] sono stato contattato da altri registi indipendenti che mi hanno chiesto di collaborare al loro progetto. Ho accettato con entusiasmo perché mi piaceva l’idea di entrare a far parte di un film collettivo e dare il mio contributo al cinema di Genere indipendente. Nel primo caso [Connections] dovevo pensare una storia accattivante e cazzuta che si svolgesse per ben 45 minuti. Un minutaggio non troppo semplice da gestire. Nel secondo invece [17 a Mezzanotte] dovevo pensare un cortometraggio che in pochi minuti raccontasse l’orrore nel modo più d’impatto possibile. Per me sono sfide, e penso che se non le vedessi come tali non farei più cinema.
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[LR]: Parlatemi un po’ più a fondo di come, artisticamente e logisticamente, sono stati organizzati i lavori per il [i] film a episodi per cui avete collaborato…
[PDF]: Mi piacque molto l’idea di Tarantino di realizzare due film, uno pulp e uno horror da proiettare uno di seguito all’altro secondo il classico modello Grindhouse. Da lì contattai Daniele Misischia, probabilmente il regista indie più abile nel girare scene d’azione, che si dichiarò subito entusiasta del progetto. Lui scrisse e diresse “Hobo”, il primo segmento, incentrato su lotte clandestine nei sobborghi Roma, mentre io mi mi occupai di “Kokeshi”, l’anima prettamente horror del film. Il lavoro organizzativo globale non fu a dire la verità molto complesso, ognuno ha prodotto il proprio episodio e si rimaneva in contatto durante i giorni di riprese. A fine lavori facemmo invece un meeting a Roma per trarre le conclusioni finali. Il risultato è due episodi molto diversi come ritmo e stile, ma che secondo me si integrano perfettamente l’uno con l’altro. I temi comuni come il dolore, l’emarginazione dei protagonisti e l’alta dose di violenza ne fanno un prodotto non per tutti, ma sicuramente ben riuscito.
In seguito venni contattato da Davide Pesca, che aveva già lavorato con me in veste di effettista, per un altro progetto, 17 a mezzanotte. Si tratta di un’opera simile a The ABC’s of Death, in cui i registi coinvolti avevano carta bianca per i temi da trattare, ma col limite massimo di 6 minuti ad episodio. Davide Pesca si occupò dell’organizzazione generale e del montaggio finale, mentre altri registi coinvolti si realizzarono le locandine, i titoli e trailers. Anche in questo caso, ognuno ha prodotto il proprio lavoro.
Sangue Misto, invece, l’ultimo film in cui sono coinvolto, in pre-produzione ora, si preannuncia essere molto interessante per il suo incipit piuttosto atipico ed originale. Otto registi, otto città diverse da nord a sud, otto gruppi etnici. Per questo progetto ci stiamo anche muovendo in modo diverso dal punto di vista produttivo, cioè si tenta la carta del crowfinding per finanziare il tutto con la speranza di raggiungere il budget necessario.
[DM]: Personalmente, dopo essermi chiarito su tutti i dettagli del progetto, con gli altri registi e autori, ho continuato da solo. In tutti e due i casi avevo completamente carta bianca sulle tematiche da trattare. Quindi ho scritto, diretto e montato… e alla fine ho presentato il prodotto finito. Ho preso parte a due progetti collettivi: Connections che è una sorta di Grindhouse italiano a due episodi ideato da Paolo Del Fiol e 17 a Mezzanotte film a episodi con 17 cortometraggi. Nel primo caso ho dovuto organizzare un film di 45 minuti. C’è voluto qualche mese per vederlo finito [precisamente 6] mentre nel secondo caso dovevo realizzare un corto di 6 minuti. Ideato, scritto, girato in pochi giorni con due attori. Inutile dire che per Connections io e la troupe abbiamo faticato e ci siamo sacrificati parecchio… nel caso di 17 a Mezzanotte è stato più come un gioco.
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[LR]: A livello distributivo, come vengono letti gli indie horror a episodi?
[PDF]: Certamente un lungometraggio di stampo classico ha maggiori probabilità di uscire sul mercato, tuttavia anche film a episodi, se realizzati a regola d’arte, possono ritagliarsi una fetta di mercato. Lo dimostrano The ABC’s of Death e P.O.E. – Poetry of Eerie.
[DM]: Non credo ci sia troppa differenza tra un film indipendente a episodi o un film indipendente classico… in tutti e due i casi è comunque molto difficile trovare una distribuzione seria.
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[LR]: Pro e contro di realizzare un film indie ad episodi.
[PDF]: Il vantaggio principale del realizzare un film a episodi è sicuramente la divisione dei costi, dal momento che il budget è il maggiore scoglio di un indipendente per realizzare prodotti di qualità. E’ anche molto più facile coinvolgere tecnici e attori professionisti, dal momento che i tempi di realizzazione sono molto più brevi e un buco tra i mille impegni lavorativi si riesce [quasi] sempre a trovare. Ci sono però anche dei contro. Il primo l’ho citato poc’anzi, cioè i distributori preferiscono prevalentemente film di stampo classico, mentre il secondo è molto spesso il divario tecnico tra gli episodi. Secondo me il segreto per creare un buon film del Genere è un’anima principale che coordini il lavoro di tutti i registi coinvolti e l’affiatamento generale, cioè l’aiuto reciproco nella realizzazione.
[DM]: Nessun “pro” e nessun “contro” che differiscano da quelli che ci sono nel realizzare un qualsiasi altro film, almeno nei due casi in cui ho preso parte è stato così. Potrei dirti che “dividendo” un film con altri registi dimezzi anche le spese… ma nel mio caso questa cosa è vera solo in parte… dato che in tutti i miei progetti indipendenti ho speso comunque molto poco.
Luca Ruocco
Roma, Aprile 2014