Alexandre e Livia sono una giovane coppia di artisti, tra loro c’è simbiosi perfetta; l’animo creativo e sensibile del primo viene cotro-bilanciato dal senso pratico e dall’intuito della seconda.
Durante un viaggio in Romania, Alexandre viene investito da un’auto in folle corsa, ricoverato d’urgenza subisce una trasfusione di sangue che lo salva da morte certa.
Dopo questa nefasta parentesi i due fanno ritorno nella loro città e la vita della giovane coppia sembra procedere tranquillamente, con Alexandre sempre alla ricerca di tematiche e soggetti interessanti da fotografare e con Livia che pazientemente cerca di seguire il suo uomo in tutte le attività, mettendosi in gioco addirittura per organizzargli una mostra fotografica.
Ma la notizia appresa su un giornale, riguardante una partita di sangue infetto somministrata per errore ai pazienti di un ospedale romeno, finisce per impensierire pesantemente la fragile mente di Alexandre che proietta su di sé la paura del contagio.
Nonostante le cure e le attenzioni di Livia, per sedare la psicosi del fidanzato, egli diviene ogni giorno più convinto di stare subendo una metamorfosi da umano a vampiro. Ovviamente la compagna non crede alle sue parole e banalizza il tutto bollando lo stato dell’uomo come un malessere passeggero dovuto allo stress della vita quotidiana.
Il fotografo decide di scattarsi ogni giorno delle istantanee per dimostrare alla sua ragazza la progressione della mutazione. La psicosi aumenta in un climax crescente di tensione e claustrofobia; Alex si riduce ad uscire solo di notte, durante il giorno è barricato dentro casa e ricopre le finestre con dei sacchi per l’immondizia per non subire danni provocati dai raggi ultravioletti.
Livia decide di seguirlo nel suo gioco perverso e decide di diventare il suo pasto, offrendo volentieri il suo sangue come pegno del suo amore.
Ogni cosa nella vita della coppia sembra ruotare intorno alla trasformazione vampiresca di Alex, compresa l’alimentazione, ormai a base di carne rigorosamente al sangue [esilarante il cameo di Ruggero Deodato nei panni del macellaio di fiducia di Livia].
La vita dei due è talmente condizionata da questo evento, a tal punto che la ragazza decide di organizzare una mostra proprio utilizzando le istantanee che il giovane fotografo si è scattato giorno dopo giorno, in modo tale da trasformare il suo percorso vampiresco in una vera e propria opera d’arte.
Ottima intuizione quella di Olivier Beguin, la cui opera viene presentata in anteprima in Italia proprio nella XXXIV edizione del Fantafestival, il cui intento è quello di sposare l’azione, più presente nella seconda parte del film, con le atmosfere e i ritmi tipici dei film d’autore europei.
Chimères è un film che strizza l’occhio anche allo sci-fi, grazie all’introduzione del virus che provoca la metamorfosi da esseri umani a vampiri.
Purtroppo una buona intuizione non basta per reggere l’impalcatura narrativa di un film e sicuramente il risicato budget a disposizione non ha aiutato il regista nella riuscita dell’opera; le scene d’azione, ad esempio, avrebbero avuto bisogno di un po’ più di respiro, per smorzare la lunghezza delle scene dialogate.
Sicuramente un buon prodotto indipendente che dovrebbe far scattare un campanello d’allarme nelle teste dei registi del panorama indipendente italiano, visto che anche noi facevamo questo genere d’operazioni circa una decina d’anni fa.
Paolo Corridore
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CHIMÈRES
Regia: Olivier Beguin
Con: Jasna Kohoutova, Yannick Rosset, Catriona MacColl, Ruggero Deodato
Sceneggiatura: Olivier Beguin, Colin Vettier
Anno: 2013
Durata: 82′
Nazionalità: Svizzera