Belluscone – Una storia siciliana, un’opera che è la storia di un film incompiuto, che è un mockumentary, ma anche uno spietato racconto di una verità [o almeno di una parte di questa].
Un film che è una riflessione sulla storia italiana della prima e della seconda Repubblica, ma anche [trasversalmente] dei periodi di depressioni vissuti dal suo regista, Franco Maresco, che si da alla macchia nella parte fiction del cine-racconto, ma che poi unisce finzione a verità, non presentandosi alla presentazione dell’opera durante l’ultima Mostra del Cinema di Venezia.
Vero e falso, quindi, si mescolano intorno alle figure dello stesso Maresco, dei suoi conoscenti e dei fotogrammi del suo ultimo lavoro lasciato in sospeso: un documentario di inchiesta che, attraverso la storia del talent scout e organizzatore di concerti di piazza palermitano Ciccio Mira, potesse raccontare l’origine sicula della fortuna imprenditoriale e politica di Silvio Berlusconi… Belluscone, come lo battezzano i tanti intervenuti alle feste in piazza messe in piedi fra le stradine del quartiere Brancaccio dall’organizzatore in odore di mafia.
Ma Belluscone – Una storia siciliana è anche l’accavallarsi di due indagini: la prima filo-giornalistica, del regista, che raccoglie i fili di una storia già più e più volte esaminata e raccontata che vede protagonista Silvio Berlusconi; l’altra che, invece, segue le tracce lasciate qua e là proprio dal volatilizzatosi Maresco. Un’indagine portata avanti dal critico cinematografico Tatti Sanguineti, arrivato a Palermo proprio per provare a rintracciare lo scomparso autore, suo storico amico.
E c’è dell’altro: la Sicilia-Italia raccontata da Franco Maresco è proprio quella che da lui ci si aspetterebbe, quella popolata da “mostri”, dai “freaks” già raccontati negli anni di Cinico TV o di Totò che visse due volte.
Freaks che si incarnano nello stesso Ciccio Mira, che rifiuta di rispondere alla stragrande maggioranza delle domande postegli dal regista, a tutte quelle inerenti nomi, fatti e misfatti relativi a Cosa Nostra.
La Sicilia raccontata in Belluscone è quella grata all’azione della malavita organizzata, ai politici collusi delle Democrazia Cristiana e, successivamente, a quelli di Forza Italia; dei fatti raccontati [o non raccontati] dagli intervistati: Marcello Dell’Utri e Gaspare Mutolo.
Un popolo ritratto come stolto, cieco, ignorante, che accetta la strada dell’omertà purché sia smorzata dalle melense note dei cantanti neomelodici della scuderia di Ciccio Mira, ancora una volta [leggenda o verità] agganciati agli ambienti malavitosi!
Cos’è che lascia l’amaro in bocca? Forse proprio il voler raccontare un Sud a senso unico, incrostato sulla vita che solo la mafia può ancora regalare alla gente del popolo.
Un popolo di mostri ancor più mostri dei freaks di Maresco, che storpiano loro stessi, fisicamente e moralmente, mentre rimasticano in bocca frasi sgrammaticate che inneggiano al protettore di turno [che sia un nome sussurrato in labiale o lo stesso Belluscone].
Una schiera di esseri inverosimili che dedica inni a mostri ancor più grandi, per poi litigarne ferocemente la paternità.
Buona qualche trovata, ottima [in alcuni punti l’ironia], e, d’accordo… il tema è importante. Ma… Sud, siamo davvero arrivati a questo punto?
Luca Ruocco
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BELLUSCONE – Una storia siciliana
Regia: Franco Maresco
Con: Ciccio Mira, Tatti Sanguineti, Pino Maniaci, Erik, Vittorio Ricciardi
Uscita in sala in Italia: giovedì4 settembre 2014
Sceneggiatura: Franco Maresco, Claudia Uzzo
Produzione: IlaPalma, Dream Film
Distribuzione: Parthénos
Anno: 2014
Durata: 94’