Ospite d’onore della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che gli ha attribuito il Marc’Aurelio Acting Award, per onorare “una carriera come non se ne inventano più”, Tomas Milian, interprete indimenticabile, soprattutto per gli appassionati del Genere, ha incontrato pubblico e stampa per una master class dai colori vividi e nostalgici.
In coda al pezzo un estratto video dall’incontro.
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[Festival Internazionale del Film di Roma]: Che effetto ti fa tornare in questa città che ti ha dato tanto?
[Tomas Milian]: Beh, quando si parla di Roma e dell’amore che ho per Lei, mi viene da piangere. Le lacrime mi rimangono dentro… Questo amore infinito che ho per questa città e per tutti voi. [piange]
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[FIFR]: I tuoi fan amano sentire la tua storia. Mi piacerebbe ripercorrerne le tappe. Tu ha lavorato con Bolognini, Pasolini, Visconti… Poi decidi di intraprendere un cammino diverso verso il cinema più popolare. Quando hai abbandonato il cinema impegnato per lo spaghetti western?
[TM]: Quando sono diventato libero è perché ero più libero. Mia moglie, poveretta non c’è più… a lei avrei voluto dedicare questo premio. [piange] Guardate, io non ho avuto amore. Infatti chiesi a mia moglie: Rita, ma perché non parlo mai di mia madre? E lei mi rispose: Perché non l’hai mai avuta. Io la conobbi a Roma, perché Roma è stata mia madre, mi ha accolto e mi ha dato un calore immenso. Ascoltate, scusate, non sono un piagnone, ma quando parlo d’amore piango. Non so perché. E allora? Io posso andare al Verano, perché lì c’è Bombolo. Una coppia che mi ha dato tanta felicità. Io ora sono un vecchio diabetico, lui era un diabetico meno vecchio. Io ho deciso di fare un nuovo film sul Monnezza, mio figlio adottivo prenderà un ruolo simile a quello mio. Lui è giovane, è qui, si chiama Mattia. Il cinema d’autore l’ho fatto solo perché avevo un contratto Cristaldi. Io facevo un frocione, lì sul divano, coi soldi, mi toccavo. Lui mi disse: “E’ troppo Tomas”, e io gli ho risposto: “Lascia fare a me. Mi hai chiesto di fare il frocione?”. E proprio quella è la scena che mi lanciò. Uno scrittore, di cui non posso dire il nome, disse: “Non sono frocio, ma quel ragazzo lì me lo sarei fatto comunque”.
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[FIFR]: Quindi Cristaldi ti ha messo sotto contratto…
[TM]: Sì, coi frocioni avevo finito e dovevo cominciare coi cavalli. Il mondo dei cavalli non giudica. In quell’epoca gli attori si cambiavano il nome quando passavano sui set di Genere. E quando toccò a me dissi: “Ma perché cazzo devo cambiare il nome?”. Io col cavallo ho avuto un’esperienza terrificante.
Quando andai all’Actor Studio per diventare attore domandai cosa dovevo fare per entrare. Mi dissero: “Prima di tutto parlare bene l’inglese”. L’Actor Studio è un laboratorio per perfezionare talenti. E me ne andai. Mi iscrissi alla Marina Militare Americana, e dopo pochi mesi già parlavo inglese.
Tornai a New York parlando inglese. Dovevo interpretare una scena insieme ad un partner, e ne scelsi una molto vicina a me. Un marine in trincea insieme ad un caro amico a cui vuole molto bene. Sparano all’amico, che muore. Io andai a ripescare quello che provai quando mio padre morì e io pensai che si era sparato perché non gli piacevo. La scena iniziava con me in ospedale. Ero rimasto paralizzato alle gambe, ma era tutto un fattore psicologico, e l’attore che interpretava il medico cercava di convincermi che potevo camminare. Ho passato tutti gli esami. Era Natale ed ero stato scelto tra 3000 americani per far parte dell’Actor Studio.
Questo benedetto premio, forse, è un premio per aver seguito quello che era il consiglio di mia zia: che io fossi, interpretassi, un uomo comune. Er Monnezza… che mi ha dato davvero tanto. [piange]
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TOMAS MILIAN in conversation:
Luca Ruocco
Roma, ottobre 2014.