La nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma ci ha concesso l’opportunità di incontrare uno dei registi americani più apprezzati dagli appassionati di cinema fantastico: Joe Dante. Il papà dei Gremlins ci ha raccontato della sua passione per Mario Bava e per il cinema Gotico all’italiana.
Inoltre, è stata l’occasione per ripercorrere insieme la sua lunga carriera, partendo dagli inizi nella factory di Roger Corman, passando dal rapporto travagliato con gli Studios e con Steven Spielberg fino a raggiungere il suo prossimo progetto tutto ambientato a Roma dal suggestivo titolo: Ombra amor.
–
[Paolo Gaudio]: È stato invitato dagli organizzatori del Festival per inaugurare la retrospettiva dedicata a Mario Bava: quant’è stato importate per Lei il regista nostrano è come ha influenzato il suo lavoro?
[Joe Dante]: Ha avuto una grandissima influenza su di me. È incredibile come il suo cinema venga più apprezzato adesso che non ai suoi tempi: all’epoca i suoi prodotti venivano considerati come secondari, di serie B, mentre oggi li possiamo definire film d’arte: pensate solo all’uso che faceva dei colori o della scenografia. Per non parlare degli effetti speciali. I suoi film e la sua visione sono stati importantissimi per me e per la formazione del mio gusto cinematografico. Inoltre, ho sempre creduto che il doppiaggio abbia avuto un’influenza negativa sul pubblico statunitense, confinando questi suoi capolavori nei Drive-in. Oggi che abbiamo la versione con i sottotitoli anche l’America può apprezza fino in fondo il cinema di Bava.
–
[PG]: Per molti aspetti Bava è molto simile a Roger Corman: la sua carriera è iniziata proprio nella sua factory, cosa ricorda di quell’esperienza?
[JD]: Sono d’accordo: lavoravano nelle stesso periodo e spesso per lo stesso studio ed entrambi sono stati fondamentali per la mia crescita come filmmaker. Ho avuto la grande opportunità di lavorare con Corman nella sua factory e durante quel periodo ho appreso tantissimo sul cinema e sul modo di fare il cinema. Tutti quelli che hanno lavorato con lui gli devono moltissimo, anche nomi enormi di Hollywood, come De Niro, Coppola o Scorsese. Sono convinto che gli osar e tutti i riconoscimenti che Corman ha ricevuto, non sono soltanto per i film che ha fatto ma anche per aver scoperto tanti talenti che negli anni ottanta e novanta hanno contribuito a costruire gli Studios.
–
[PG]: Cos’è capitato alla sua idea di un biopic su Corman?
[JD]: Non era un vero e proprio biopic, ma un film sulla realizzazione di una sua pellicola dal titolo The trip. Mi sarebbe piaciuto fare un film sull’allucinazione, partendo dal soggetto stesso della pellicola di Corman basata sul consumo di LSD. Qualcosa di molto divertente, credetemi. Abbiamo provato a mettere in piedi la produzione per nove anni, ma niente da fare. Anche se una volta ci sono andato molto vicino. Comunque non mollo.
–
[PG]: Dopo la collaborazione con Corman nel suo cammino professionale è arrivato un altro grande produttore: Steven Spielberg. Quali sono le differenze tra questi due giganti del cinema americano?
[JD]: Mi piacerebbe più sottolineare ciò che hanno in comune: sono entrambi due filmmaker. Lavorare con qualcuno che ne sa più di te su come si fa un film è davvero una benedizione! Quando ho lavorato con Corman e gli rivolgevo una domanda la sua risposta era quella di un filmmaker, qualcuno che fa il cinema. Lo stesso vale per Spielberg. Inoltre, mi ha protetto molto dall’ingerenza e dall’aggressività degli Studios che, ahimè, ho avuto la sfortuna di conoscere proprio quando ho smesso di collaborare con Spilberg. È stata una vera rivelazione comprendere quando mi avesse sostenuto al fine di completare il mio lavoro e quando persi questa sua protezione, rimasi da solo contro lo Studio.
–
[PG]: È vero che il finale di “Explorer” non è quello che aveva in mente?
[JD]: In realtà non solo il finale, ma l’intero film non è quello che avevo in mente! Purtroppo, la produzione è stata frettolosa e molte cose sono cambiate. Nel bel mezzo della nostra produzione sono cambiati i vertici della Paramount e senza un vero motivo, decisero di anticipare drasticamente l’uscita del nostro film. Dunque quello che consegnammo fu una sorta di copia lavoro, molto lontana dall’idea originale del film. Tuttavia, la pellicola è molto amata quindi non posso lamentarmi. Però devo ammettere che Explorer resta per me una occasione persa, poiché all’interno di quel progetto c’erano tantissime potenzialità rimaste inespresse.
–
[PG]: Può raccontarci cosa prevedeva il finale originale?
[JD]: È un po’ complesso da spiegare poiché il film è davvero differente da quello che avevamo scritto. Non saprei da dove iniziare… posso solo dire che quel film è stato fermato, bloccato [ride], letteralmente bloccato!
[PG]: “Matinee” si può considerare come il suo film più personale?
[JD]: Sì, direi che è abbastanza autobiografico: nell’epoca in cui è ambientato il film, il 1962, avevo la stessa età del protagonista e come lui avevo un fratello minore della stessa età, ma non sono mai stato tanto fortunato da partecipare ad una presentazione di un horror movie nel cinema della mia piccola cittadina in New Jersey, ma per il resto è tutto molto simile. Lo spettro della guerra nucleare, i bunker e i comunicati del Presidente in TV. Inoltre, il filmmaker interpretato da John Goodman è una sorta di incrocio tra Roger Corman e Wlliam Castle, due persone che conosco molto bene e che hanno significato molto nella mia vita.
–
[PG]: Com’è nato questo progetto?
[JD]: Il film è stato scritto da Charles S. Haas, non da me, e nella versione originale era tutto ambientato in un cinema infestato dai fantasmi che stava per essere rimpiazzato da una videoteca. Inoltre, i protagonisti sono degli adulti che frequentavano il cinema da ragazzini e che scoprono tutte le bizzarrie di questo luogo, come ad esempio un proiezionista vampiro o una maschera mostruosa. Era tutt’un altro film! L’unica cosa che c’è in comune è ‘Mant – l’Uomo Formica’, ma non riuscivamo a trovare nessuno interessato a questo script. Così abbiamo cambiato tutto ed è nato il Matinee che tutti conoscete.
–
[PG]: Come sta cambiando il Cinema di Genere? Ad esempio: cosa pensa del sistema della Marvel Studio?
[JD]: Cosa devo pensare? Va bene, eccetto quando replicano sempre gli stessi film. Purtroppo gli Studios sono molto preoccupati di perdere il loro investimento. Fanno film sempre più costosi e spettacolari e la loro ansia di fallimento aumenta. Così vanno sul sicuro senza rischiare nulla e si convincono che rifare i film che hanno incassato possa portare profitto ancora una volta. Si buttano spesso su remake di film che hanno avuto moltissimo successo in passato e sono convinti che funzionerà ancora. Sto pensando a pellicole come Robocop o Atto di Forza, chi sentiva la necessità di questi rifacimenti? Nessuno! E questo vale anche per i supereroi: sono sempre gli stessi plot, con un terzo atto lunghissimo e poco narrativo, in cui vediamo scene d’azione interminabili con persone attaccate agli elicotteri o interi quartieri spazzati via. Tutte cose che non hanno davvero a che fare con la storia che si sta raccontando. Tutto questo perché sono convinti che la gente voglia solo azione proiettata su schermi giganteschi, ma mi chiedo: quante volte si può distruggere il pianeta Terra? Dopo aver visto 2012 ho pensato: bene, non avremo bisogno più di fare film del genere, invece a quanto pare si!
–
[PG]: Presto girerà il suo prossimo film qui a Roma, dal titolo “Ombra amor”…
[JD]: Beh, lo spero, sono qui anche per questo per incontrare finanziatori e per mettere su il budget necessario per il film. Speriamo bene, incrociamo le dite!
–
[PG]: Cosa dobbiamo aspettarci da questo film?
[JD]: È una storia d’amore, ma anche molto horror, ambientato nella Roma dei giorni nostri con il suo grande passato e le sue tante contraddizioni. Due famiglie avversarie, un po’ come lo erano i Capuletti e i Montecchi, nascondono un segreto: non sono umani, bensì vampiri e lupi mannari. I primi sono una vecchia dinastia ridotta in miseria da investimenti sbagliatissimi, mentre i secondi sono dei sinistri banchieri. In questo contesto due ragazzi appartenenti alle due famiglie rivali s’innamorano, ovviamente contro il volere dei rispettivi parenti. Insomma una sorta di Romeo e Giulietta in salsa moster movie, in perfetto stile Joe Dante! Ma attenzione: niente a che vedere con Twilight o Underworld.
Paolo Gaudio
Roma, ottobre 2014