Presentato alla nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, Doraemon approda al cinema in 2D e anche in 3D. Nato nel 1969 dalla penna di Fujiko F. Fujio, il manga giapponese Doraemon ha avuto un successo incredibile nel resto del mondo, compresa l’Italia, dando vita ad una fortunata serie animata, e non solo.
Dal 6 novembre, distribuito da Key Films, dunque, il gatto robot giunge nelle nostre sale [qui potrete vedere alcune clip dal film], diretto da Ryuichi Yagi e Takahashi Yamazaki, quest’ultimo autore anche della sceneggiatura.
Un bambino, Nobita, viene continuamente umiliato a scuola da due compagni di classe, Gian e Suneo, che si prendono gioco della sua timidezza e insicurezza. C’è proprio bisogno di Doraemon, un gatto robot che vive nel futuro, giunto sulla Terra con il compito di aiutare Nobita a raggiungere la felicità e avere più stima di sé stesso.
A Nobita non piace studiare, di contro, ama molto dormire e sognare. Ha un’amica del cuore, Shizuka, della quale è profondamente innamorato. A contenderla, però, c’è il primo della classe, Dekisugi, un bambino dai modi gentili.
Doraemon, per aiutare Nobita, dovrà inizialmente fare affidamento ai chiusky, dei dispositivi magici che permetteranno al bambino di uscire fuori [non sempre] da situazioni spiacevoli, per poi, in un secondo momento, provare a far emergere il carattere di Nobita. Riuscirà Nobita a conquistare Shizuka?
Doraemon si concentra su alcuni episodi del manga, e in particolare sulle prepotenze che Nobita è costretto a subire dai suoi compagni, e sulla storia d’amore tra Nobita e Shizuka. Forse è proprio l’enfasi con la quale i due bambini vivono questo rapporto a risultare eccessivo, proprio perché vissuto con troppa intensità dai protagonisti.
In Doraemon si ride, e le battute sono continue. Spiritose le lamentele del nostro amato gatto robot sulla pigrizia di Nobita, così come i suoi continui rimproveri, davvero comici. In realtà, però, c’è anche spazio per la tristezza di Nobita, aspetto che viene fuori attraverso i continui soprusi che Nobita accetta con rassegnazione, come se non potesse uscire da quel circo vizioso che condanna le vittime del bullismo.
Fin dall’inizio, quindi, in Doraemon sono contrapposti allegria e amarezza. Nobita non sarà un bambino coraggioso, neppure da adulto, però ha una nobiltà d’animo come pochi, e l’amicizia con Doraemon lo ha arricchito profondamente.
Se dunque non sfoggerà mai il coraggio, potrà però mostrare le qualità del suo carattere, dopo aver imparato a non lasciarsi mai avvilire dagli insulti e dai giudizi degli altri, e a prendersi cura di sé stesso. Il messaggio più bello che viene fuori da questo film è che, pur se magari un giorno non saremo come abbiamo sognato di essere da bambini, e non raggiungeremo le nostre aspirazioni, ciò che conta è averci provato, a prescindere dal risultato
Dunque non importa arrivare primi o secondi, ma mostrarsi per come siamo, con i difetti e pregi, sinceramente. Nobita probabilmente continuerà anche da adulto a dormire e a distrarsi continuamente, ma chi, meglio di lui, saprebbe amare Shizuka?
Dal punto di vista propriamente grafico, se non possiamo commentare la tecnica del 3D, avendo visto il film in 2D, possiamo però dirvi che Doraemon è realizzato con una eccellente computer grafica. I fondali risultano per la verità un po’ spogli, e avvolti in tonalità quasi sempre scure [a differenza dei personaggi, colorati con tinte vivaci] ma contribuiscono a dare realismo al film, così come le espressioni dei personaggi. Tutto, o quasi, è curato nel dettaglio.
Molto affascinante il viaggio nel cielo stellato di Nobita con Doraemon, entrambi agganciati al kopter, un’elica che permette loro di muoversi con agilità: per viaggiare sicuri, però, bisogna imparare a guidarla!
Gilda Signoretti
DORAEMON
Regia: Ryuichi Yagi e Takahashi Yamazaki
Uscita in sala in Italia: giovedì 6 novembre 2014
Sceneggiatura: Takahashi Yamazaki
Produzione: Shin Ei Animation, Fujiko Productions, ADK
Distribuzione: Key Films
Anno: 2014
Durata: 94′