Arriva al cinema, giovedì 26 marzo, distribuito da Distribuzione Indipendente, Onde road, un originale documentario pop scritto e diretto dal regista di origini calabresi Massimo Ivan Falsetta. Si tratta del secondo lungometraggio del regista, che nel 2010 aveva girato Calibro 10 – Il decalogo del crimine, dedicato a Cosa Nostra e girato in Calabria.
Con Onde road, Falsetta torna nella sua terra di origine, e precisamente a Catanzaro, e per una ragione ben precisa. Se la prima radio libera è nata a Milano, il vero centro nevralgico delle radio libere, tra gli anni ’70 e ’80, è stata proprio la Calabria, in particolare Catanzaro. É alle frequenze radiofoniche spuntate come funghi in quegli anni che Falsetta dedica il suo mockumentary, incentrato proprio sulle modalità con le quali deejay non professionisti realizzavano i loro programmi radiofonici in locali adibiti [centri sociali o edifici abbandonati] a studi radiofonici.
Speaker senza grandi ambizioni [poiché comunque impegnati in attività lavorative], ogni giorno, smessi i panni di fruttivendolo, panettiere o meccanico, indossavano quelli di conduttore radiofonico, per trasmettere non musica popolare, ma musica nazionale e internazionale di vario genere, stimolando così gli ascoltatori, per la maggior parte giovani, che così potevano condividere brani musicali “alla moda” e comunque di rottura, rispetto ai generi musicali tradizionali regionali.
Certo, spesso i brani trasmessi erano registrati con gli indimenticabili registratori a casa dagli stessi speaker [soprattutto se si trattava di brani di importanti cantanti il cui disco doveva ancora uscire], che non erano mai indietro rispetto alle reti pubbliche nazionali, ma sempre al passo con i tempi. Libertà, questa è la parola che caratterizza le frequenze nate spontaneamente in quegli anni.
É sbagliato pensare che i programmi di allora fossero solo incentrati sulle dediche [soprattutto d’amore] da parte degli ascoltatori, perché, sebbene siano certamente state il pilastro sul quale ogni emittente poggiava – poiché comunque permetteva a tutti di esprimersi, e in tal modo il pubblico di affezionati cresceva – i programmi stessi erano molto variegati: c’erano programmi nei quali si affrontavano tematiche esistenziali, attuali, o che vertevano sulla politica o sulla cronaca nera, mentre i programmi musicali variavano da quelli dedicati alla musica degli anni ’60, alla musica da discoteca o metal o a quella leggera. Per questo è sbagliato pensare che quelle radio fossero solo delle realtà piccole: è importante sottolineare che coloro i quali facevano radio, pur non avendo una voce da speaker o una dimestichezza con il microfono, o conoscessero poco la lingua italiana, trasmettevano musica, e lo facevano con passione, tanto è vero che non percepivano nulla dai loro impegni in radio, anche se occupava loro gran parte della giornata.
É incredibile quanto le radio in generale siano riuscite negli anni a formare gli utenti, anche solo attraverso la musica. E che nostalgia di quegli anni in cui davvero fare la radio era un modo esclusivo di esprimere le proprie opinioni: attraverso le radio si organizzavano proteste, o, in Calabria, eventi dedicati, per fare un esempio, alla lotta alla ‘ndrangheta. Forse niente di così libero come le radio libere, appunto, è mai stato realizzato nella nostra Italia.
Falsetta parte dal mondo delle radio libere per descrivere le caratteristiche e le evoluzioni delle stesse, e ad essa inventa e associa una storia futuristica, fatta di indagini, supposizioni e tanto amore per la musica. Ad aprire le danze è lo storico speaker di Radio Montecarlo, Awanagana, che, con una frase pronunciata come se fosse un profeta [A voi che ascoltate vi dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite chi vi maledice, pregate per quelli che vi trattano male], è autore dell’interruzione di tutte le frequenze radiofoniche nazionali. Il suo vuole essere un atto di ribellione, una presa di coscienza che vorrebbe venisse attuata da tutti, giovani e vecchi, in nome di un passato nel quale voci libere di speaker si univano alle lotte comuni e, tra le altre cose, a quella voglia di creatività che poteva essere diffusa senza restrizioni e paletti di ogni tipo [non dimentichiamo che gli speaker, negli anni ’70, erano controllati dalla polizia].
A dargli la caccia è il capo della censura futuribile, Federico l’Olandese Volante [uno dei primi disc jockey legati alle radio libere], che incarica l’agente Barbara Bi [Barbara Cambrea] a mettersi sulle tracce del responsabile di questo atto che reputa “terroristico”, e alla ricerca di una speaker molto spigliata che con sfida annuncia l’inizio di una vera e propria guerra in nome delle libertà radiofonica. Barbara Bi parte per la Calabria, poiché è lì che il dispositivo in suo possesso indica la provenienza della voce della speaker.
Le indagini dell’agente sono caratterizzate da lunghe interviste con ex speaker [come il deejay Phantom, Abramo, Giuliana Zangaro di Radio Gamma, Frank Teti di Radio Valentina, Franco Luppino di Radio Alfa, Adamo di Radio Antenna 1], e al duo cabarettistico Battaglia & Miseferi, ai quali chiede informazioni sulle radio libere della zona per scoprire chi è che ha bloccato le frequenze, arrivando ad intervistare anche Fabrice Quagliotti, volto simbolo dei Rockets, band musicale francese che ha avuto un incredibile successo tra gli anni ’70 e ’80, rivoluzionando non solo la musica [le lori canzoni erano caratterizzate da una sonorità robotica, “elettrico-spaziale”], ma anche portando sul palcoscenico un nuova immagine, che li vedeva indossare tute spaziali e presentarsi con un volto truccato da una crema argentea per assomigliare agli alieni.
In quegli anni le radio nascevano spontaneamente, e non c’era una vera regolamentazione, almeno fino al 1990, anno in cui l’ex ministro delle poste e delle telecomunicazioni, Oscar Mammì, presentò una legge sulla regolamentazione delle frequenze radiofoniche, che andava a discapito, però, delle radio libere, e a favore, quindi, delle radio commerciali. In verità, ancora oggi le radio sono orfane di una vera legislazione, e forse questo deriva proprio dalla poca considerazione che la classe politica ha nutrito e nutre nei confronti di questo necessario mezzo di comunicazione.
Falsetta dirige un mockumentary frizzante, curioso e molto spiritoso e insieme nostalgico. Il film ha però il difetto di essere un po’ troppo lungo e a tratti statico nella seconda parte, ma ciò, comunque, non distoglie lo spettatore. Onde road si rivela utile per comprendere proprio un pezzo di storia della radio, un esempio di creatività indiscussa che veniva esposta senza chiedere nulla in cambio. Più libertà di questa…
Gilda Signoretti
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ONDE ROAD
Regia: Massimo Ivan Falsetta
Con: Friedrick Van Stegeren, Antonio Costantini, Francesca Zavettieri, Giacomo Battaglia, Luigi Miseferi, Lara Boldreghini, Paolo Pasquali, Pasquale Falsetta, Salvatore Sarro, Rosalia Bruno, Giancarlo Marroni, Giuliana Zangaro, Francesco Silvestri, Frank Teti, Tonino Calabrò, Gainfranco Falsetta, Giovanni Mancuso, Pietro Falbo, Antonio Ruoppolo, Fabrice Quagliotti
Uscita in sala in Italia: giovedì 26 marzo 2015
Sceneggiatura: Massimo Ivan Falsetta
Produzione: A.C.A.R.I.
Distribuzione: Distribuzione Indipendente [http://www.distribuzioneindipendente.it/]
Anno: 2014
Durata: 102′