Il tema della sessualità, trattato in ambito cinematografico, è stato da sempre allo stesso tempo spinoso ma anche molto stuzzicante, soprattutto se si fa riferimento alle primissime esperienze amorose del periodo adolescenziale.
In quella fase delicatissima dell’essere umano qualsiasi mutazione del proprio corpo viene vissuta come un evento traumatico. Uomini e donne si sentono al centro delle attenzioni del mondo intero, sia in senso positivo che in senso negativo, e molto spesso le reazioni ai normali cambiamenti che si susseguono possono risultare eccessive e fuori luogo, figuriamoci dovessero presentarsi delle vere e proprie malformazioni.
Edoardo è un ragazzo apparentemente normale ma ha la pelle del prepuzio troppo stretta per cui è costretto a subire un intervento per asportarne una parte tanto da consentirgli un normale utilizzo del suo organo sessuale. La prassi sarebbe quella di confidare il problema ai suoi genitori, recarsi da un medico specializzato e subire un piccolo intervento che nel giro di qualche mese gli garantirebbe una sana vita sessuale, ma il protagonista è una persona timida e riservata e ha sviluppato una vera e propria corazza contro il mondo esterno.
Egli non riesce a confidare il suo problema innanzitutto ai propri genitori, ma neanche al suo amico di sempre Arturo che, al contrario di lui, scalpita per avere il suo primo approccio amoroso; da questa mancanza di comunicazione si generano e si sovrappongono situazioni che sono il fulcro principale dell’opera prima di Duccio Chiarini.
Il regista di Short Skin, insieme a Roan Johnson, appartiene a quella schiera di registi toscani di fresca generazione, che si sembra volersi affermare sul panorama cinematografico nazionale.
Proveniente dalla London Film School, prima di adesso Chiarini era conosciuto solo per diversi cortometraggi ed era alla ricerca di un soggetto da sviluppare per un film che fosse totalmente indipendente. L’occasione è saltata fuori leggendo la triste storia di un ragazzo afflitto da questo tipo di malformazione che gli ha riportato la memoria ad alcune spiacevoli vicende vissute in prima persona durante la pubertà.
Possiamo dire che il problema di questo film è la sua stessa forza; una storia fin troppo autobiografica e che sostanzialmente non prende una direzione decisa; non è una commedia perché Chiarini ha voluto trattare questo tema nella maniera più realistica possibile, non è un documentario perché non vi sono immagini di repertorio e non si vuole arrivare al realismo cinematografico, perché il tutto viene raccontato come una storia inventata. Insomma si ha la percezione di star seguendo uno spaccato di vita di questo personaggio più o meno romanzato che affronta dei temi cruciali della sua esistenza.
In Italia è, ahinoi, una consuetudine quella di creare film troppo personali o, come nel caso specifico di Short Skin, lungometraggi che fondano la propria struttura narrativa su impianti sufficienti a sostenere magari un cortometraggio, ma inutili o insufficienti per quella di un film di metratura più lunga.
Gli spunti sono ottimi, la tematica altrettanto, ma manca una storia che riesca a tenere attiva l’attenzione dello spettatore durante tutta la durata del film.
Paolo Corridore
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SHORT SKIN – I dolori del giovane Edo
Regia: Duccio Chiarini
Con: Matteo Creatini, Francesca Agostini, Bianca Nappi
Uscita in sala in Italia: giovedì 23 aprile 2015
Sceneggiatura: Duccio Chiarini, Ottavia Maddeddu, Marco Pettenello con la collaborazione di Miroslav Mandic
Distribuzione: Good Films
Produzione: Biennale College Cinema, Duccio Chiarini e Babak Jalali per la Règle du Jeu
Anno: 2014
Durata: 86′