P.O.E. – Poetry of Eerie nasce nel 2011 per la volontà di Domiziano Cristopharo e Giovanni Pianigiani di proporre un progetto collettivo e autoprodotto [quindi a budget ristretto] che, pur raccogliendo una varietà di stili e visioni cinematografiche, anche le più disparate [quindici registi del panorama indipendente per tredici episodi totali], trova la sua coralità nella comune ispirazione alle pagine di Edgar Allan Poe.
Il primo episodio è Silenzio [Silence], scritto e diretto da Angelo e Giuseppe Capasso [che cureranno anche un episodio del successivo P.O.E. – Project of Evil]. Un uomo è disteso su un letto; sembra sconvolto e respira con affanno. Accanto a lui una figura femminile, di cui non vediamo il volto. Il Silenzio è oppressivo, quasi tangibile, martellante come la goccia d’acqua che cade dal rubinetto del bagno [probabile il richiamo al bellissimo La Goccia d’acqua, uno degli episodi diretti nel 1963 da Mario Bava per I tre volti della paura, che però appare perlopiù come un semplice orpello citazionistico]. Stravolgendo il racconto originario, i due registi dirigono un episodio che ricalca le atmosfere e lo stile delle ghost-story orientali [vedi i vari Ju-on, Ringu ed affini], cercando di evocare una tensione narrativa ben architettata ma irrisolta, affidata a poche stilettate thrilling in contrasto con i ritmi volutamente lenti. La regia e il montaggio appaiono funzionali ma piuttosto scolastici.
Il secondo episodio è La sfinge [The sphinx] di Alessandro Giordani. L’intera vicenda si racconta in una serie di claustrofobici dialoghi telepatici tra un uomo e una ragazza, quasi che i due possedessero una sorta di shining. Ancora un’interpretazione libera di Poe, che tratteggia la paura in una storia di autosegregazione. Discrete le interpretazioni mute di Mariano Aprea e Laura Gigante, poco convincenti però nella recitazione della voice over, che alla lunga finisce per annoiare. Ottima invece la resa visiva, con una fotografia curatissima e algida sullo stile del Nosferatu di Herzog, che il regista sembra omaggiare in più di una scena.
Il terzo episodio è Valdemar di Edo Tagliavini [poi riconfermato anche nella squadra del secondo P.O.E.]. Assistiamo alle vicende di un povero zombie che tenta di confrontarsi con una vita normale dopo essere stato rianimato grazie alla mesmerizzazione. La sceneggiatura riprende lo scheletro del racconto di Poe ma sceglie di giocare la carta dell’ironia grottesca: a tratti divertente, altre volte stucchevole in alcune gag. Un minutaggio più breve avrebbe probabilmente giovato al risultato finale. Il personaggio del mostro regge grazie anche ad un ottimo make-up farsesco.
Il quarto episodio, Gordon Pym, porta la firma di Giovanni Pianigiani e Bruno Di Marcello ed è uno dei più prettamente horror. L’impresa di riduzione cinematografica è ardua perché stavolta si prende ispirazione dall’unico romanzo di Poe, cercando di riproporne il materiale narrativo in una manciata di minuti. Un marinaio rimane imprigionato sotto coperta e non ha cibo. Ma il vero problema è che pare non essere il solo in questa situazione… Cannibal-plot per un lavoro non particolarmente brillante ma comunque godibile, affidato quasi esclusivamente alle immagini, con alcune divertenti spruzzate di gore. Colpo di scena finale un tantino prevedibile.
Il quinto episodio è Il gatto nero [The black cat] di Paolo Gaudio. La storia è quella celeberrima, di un uomo che mura vivo un cadavere e viene scoperto grazie ai rumori di un gatto spettrale, con l’unica variante che il protagonista è lo stesso Poe. Eccoci alla ciliegina sulla torta dell’intero progetto, un’autentica chicca in grado di strappare l’applauso. Il corto, che prende ispirazione da uno dei più conosciuti e apprezzati racconti dello scrittore americano, è un lavoro d’animazione che utilizza la tecnica del Claymation. E si tratta di un’ottima animazione, realizzata con una cura del dettaglio a tratti sorprendente, sia per tecnica che per espressività. Ritmo eccellente e un’atmosfera perfettamente gothic, con evidenti rimandi al cinema di Tim Burton.
Il sesto episodio è L’uomo della folla [The man of the crowd] di Paolo Fazzini, in cui vediamo un uomo muoversi a passo svelto attraverso una città e sentiamo i suoi pensieri su un fantomatico uomo della folla da trovare. Il taglio videoclipparo della regia è funzionale alla studiata opera di attualizzazione del testo da cui prende ispirazione, ma il racconto finisce per risultare troppo dilatato. Peccato anche per il climax finale, che non viene sfruttato a dovere, senza neanche lasciare il tempo di farsi gustare; il colpo di scena è intuibile ma non scontato.
Il settimo episodio è Il giocatore di scacchi di Maelzel [Maelzel’s chess automaton] di Domiziano Cristopharo. Un uomo vuole rivaleggiare con la macchina in una partita a scacchi. Perderà: ed è la sconfitta di un giocatore contro un automa così come una metafora dell’umanità, destinata ad essere stritolata nell’ingranaggio della macchina. Lo stile del regista è asettico, freddo, quasi ospedaliero e funziona perfettamente nel rendere l’essenzialità del plot.
L’ultimo episodio è Canzone [Song] di Yumiko Sakura Itou. E’ un lavoro brevissimo che, partendo questa volta da una poesia di Poe, ci mostra un harakiri osservato fin nei particolari in modo quasi maniacale, come una sorta di riflessione sulla ritualità della morte. A questo si limita il corto, che risente dello stile fortemente nipponico, finendo per risultare una sorta di mosca bianca rispetto allo spirito del progetto.
Tirando le somme, si può parlare di un risultato soddisfacente ma non del tutto: livello complessivo dei corti discreto ma pochi acuti. Progetto solido seppur ancora acerbo.
Nella versione distribuita in DVD da Nuova Alfabat, il film è stato reintegrato anche dei cortometraggi prima esclusi dalla versione distribuita in sala da Distribuzione Indipendente [Gli occhiali, Il cuore rivelatore, Ligeia, Berenice].
Il DVD contiene, tra gli extra, photogallery e trailer.
Sempre per Nuova Alfabat, e sempre firmato da Cristopharo, al fianco stavolta di Alessandro Redaelli, arriva in DVD anche Shock – My Abstraction of Death, sempre lungo a episodi [2, in questo caso], che affronta in due differenti modi, assecondando le cifre autoriali dei due autori, una storia dei toni macabri e horror.
Nell’episodio di Cristopharo, Cromofobia, Celeste ed il marito affittano una conveniente casa per le vacanze, ma presto macchie di umidità iniziano ad affiorare sui muri e, col passare dei giorni e Celeste, spesso sola in casa, inizia a scorgerci dentro delle figure.
In Between Us, invece, Redaelli racconta la storia di due amici, Yuri e Max. Il primo viene a sapere che in casa dell’amico si è consumato una tentata rapina e un omicidio. Max, ora, è sotto shock e senza famiglia, e l’amico decide di portarlo a casa con lui, almeno per le feste.
Lorenzo Paviano
Riccardo De Flaviis
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P.O.E. – POETRY OF EERIE
Voto film:
Voto DVD:
Regia: Angelo & Giuseppe Capasso, Alessandro Giordani, Edo Tagliavini, Giovanni Pianigiani, Bruno Di Marcello, Paolo Gaudio, Paolo Fazzini, Domiziano Cristopharo, Yumiko Sakura Itou
Con: Dario Biancone, Sara Cennamo, Laura Gigante, Mariano Aprea, Gerardo Lamattina, Danilo Conti, Alessandro Garavini, Riccardo Laurina, Giorgio Filonzi, Marco Borromei, Lorenzo Semorile, Manuel Cobretti, Luca Canonici, Angelo Campus, Leo Capobianco, Maruko Koi, Hanzurea Hikaru
Formato: 1.85:1
Audio: Italiano Dolby Digital 2.0
Durata: 110’
Distribuzione: Nuova Alfabat [www.alfabat.net]
Extra: Trailer, Photogallery
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SHOCK – MY ABSTRACTION OF DEATH
Voto film:
Voto DVD:
Regia: Alessandro Redaelli, Domiziano Cristopharo
Con: Nancy de Lucia, Yuri Antonosante, Claudio Zanelli e l’amichevole partecipazione di Lucia Batassa, Peppe Laudisa, Massimo Onorato, Nicolò Pessi
Formato: 2.35:1
Audio: Italiano Dolby Digital 2.0
Durata: 89’
Distribuzione: Nuova Alfabat [www.alfabat.net]
Extra: Trailer, Photogallery