[Luca Ruocco]: Benvenuto, Paolo. “Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario” è il tuo lungometraggio d’esordio. Vorrei che, innanzitutto, raccontassi ai nostri lettori la trama del tuo film…
[Paolo Gaudio]: Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario è una favola sul fallimento e sul senso di colpa che racconta come tre personaggi appartenenti a tre epoche diverse vengono uniti da un piccolo capolavoro della letteratura incompiuta e immaginaria. Jean Jacques Renou è uno scrittore che vive nel 1876, in un piccolo e squallido seminterrato. Povero e vecchio inizia a scrivere Fantasticherie di un passeggiatore solitario, un romanzo di formazione che è anche un ricettario fantastico. Theo è un giovane laureando in filosofia dei nostri tempi, da sempre intrappolato tra le vicende opprimenti della propria famiglia e la sua bizzarra passione per i libri incompiuti, non ultimo quello di un certo Renou. Totalmente rapito dal romanzo, Theo giunge all’inattesa conclusione di voler realizzare la “Fantasticheria n° 23”: l’ultima “ricetta” scritta dal poeta che conduce in un luogo straordinario noto come Vacuitas. Infine, la storia di un bambino smarrito in un bosco senza tempo – inserto realizzato in stop motion: il protagonista di quel libro che Renou sta scrivendo e che Theo sta leggendo con tanto trasporto…
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[LR]: Precedentemente avevi curato la regia e l’animazione di alcuni cortometraggi o inserti animati. Inseriti, in alcuni casi, all’interno di film a episodi, o come cornice in lungometraggi live action. Sto parlando de “Il gatto nero” di “P.O.E. – Poetry of Eerie” o dell’inserto di “Phantasmagoria”. Ci parli di queste esperienze e di come ti sei avvicinato all’animazione in stop motion, molto importante anche in “Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario”?
[PG]: Ho partecipato a entrambi i progetti che hai citato poiché il regista Domiziano Cristopharo ha creduto in me, dandomi questa bellissima opportunità. All’epoca Domiziano aveva visto Le Malinconiche pene del GROM – il mio primo corto realizzato interamente in stop motion – e ne rimase affascinato. In seguito ci incontrammo e iniziammo una bellissima collaborazione, prima con Bloody Sin, dove ho curato un inserto in stop motion onirico e disturbante e poi con P.O.E. e Phantasmagoria. Mi sono divertito molto ad adattare un testo fondamentale della letteratura fantastica come “Il Gatto Nero” e a costruire il nostro personalissimo ‘Zio Tibia’ per il film a episodi di Mike Abbate, Domiziano Cristopharo e Tiziano Martella. Per quanto riguarda la stop motion, da bambino ero molto affascinato dagli effetti speciali e dalle creature che vedevo in tv, in film come Gli Argonauti o Simbad. Crescendo, la curiosità di saperne di più mi ha spinto ad approfondire le tecniche e gli artisti che la sperimentavano e mi sono imbattuto in geni come Ray Harryhausen e Phil Tippett. Il loro lavoro mi ha conquistato profondamente al punto che ho iniziato a sperimentare in prima persona questa tecnica per realizzare i primi effetti speciali nei miei primissimi cortometraggi.
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[LR]: Come dicevamo, “Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario” presenta una doppia anima: hai dei registi di riferimento, sia per quanto riguarda la tecnica stop motion che i film live action?
[PG]: Per il passo uno – come dicevo sopra – il riferimento più importante è stato Harryhausen e in seguito Tippett con gli effetti speciali di Robocop, Terminator e Star Wars – indimenticabile la battaglia di Hoth de L’Impero colpisce ancora. Tuttavia, non posso non citare Harry Salick, regista di Nightmare Before Christmas, Monkie Bones o Coreline. Per la live action l’influenza maggiore proviene dal cinema fantastico americano degli anni ottanta e da registi come Terry Gilliam, Tim Burton, Robert Zemeckis, Jonh Carpenter, Joe Dante e Richard Donner. Artisti che mi hanno accompagnato con le loro pellicole durante tutta la mia infanzia e adolescenza.
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[LR]: “Fantasticherie…” è un film fantastico, ma la tematica centrale è assolutamente concreta. Nel film parli di libri, di scrittura, di letteratura…
[PG]: Assolutamente, ma non si tratta di riferimenti intellettuali o pretenziosi – almeno spero. In realtà il mio desiderio era quello di riuscire a raccontare l’arte nel momento del suo concepimento come un’avventura fantastica, così come il viaggio nel tempo o la ricerca di un tesoro nascosto. Mi spiego meglio: una delle cose che mi affascina maggiormente è la creatività e il percorso che l’artista deve affrontare per arrivare alla realizzazione della sua opera. Mi diverte l’idea che dietro a un esercizio apparentemente assoggettato alla volontà dell’artista si nasconda una vera e propria avventura, piena di insidie e di pericoli che rendono l’elaborazione di un testo o la realizzazione di un quadro un’impresa straordinaria. Nel caso più specifico dei testi incompiuti – autentico mcguffin del mio film – l’incapacità di terminare l’opera sta a testimoniare come la vita dell’autore ha interrotto la sua volontà creativa, costringendolo a deporre la penna. Tutto ciò – a mio parere – rappresenta il territorio ideale per poter costruire un’avventura fantasy, se poi a impedire allo scrittore di terminare il suo romanzo è un Necromante… il gioco è fatto!
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[LR]: Il film è già stato proiettato, in Italia e all’estero, con un ottimo riscontro di pubblico e critica. Ha già conquistato più di un’onorificenza…
[PG]: Esatto: abbiamo vinto il Grand Prix a Nizza alla Samain du Cinema Fantastique, il Best World Film al Boston Science Fiction Film Festival e il premio del pubblico al Fantastic Cinema di Little Rock. È passato con successo al BIFFF e al London Sci-Fi e in Italia è stato inserito in concorso al Future Film Festival di Bologna. Non capitava a un film italiano da un decennio circa.
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[LR]: Come è nata l’idea alla base di “Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario”? E quanto è durata la fase di riprese e di animazione?
[PG]: L’idea è nata quando frequentavo l’università: con alcuni colleghi ci scambiavamo libri incompiuti come fossero figurine Panini. Il fatto che un’opera incompiuta, che un artista non è riuscito a terminare poiché la vita gli si è messa di traverso, riesca comunque a giungere tra le mie mani, mi faceva pensare a come, attraverso quel libro, due vite, separate da centinaia di anni, si mettessero in contatto. Da questa riflessione è venuta fuori la struttura del mio film: due personaggi molto distanti nel tempo uniti e separati da una cerniera ideale quale il contenuto del romanzo.
Per realizzare la parte animata abbiamo impiegato circa dieci mesi. Tutto sommato siamo stati molto veloci, considerando il lavoro massacrante che la stop motion impone. Gran parte del merito va a Gianluca Maruotti, animatore e scultore eccezionale con cui collaboro da tempo.
[LR]: Segui per noi di InGenere Cinema numerose anteprima cinematografiche, e sei stato molto vicino a diversi progetti indie italiani. Qual è, a tuo parere, l’attuale situazione del mondo dell’animazione? E in che situazione versa l’indie italiano?
[PG]: Se ti riferisci alla scena d’animazione italiana, non se la passa granché bene: fatta eccezione della Rainbow che da tempo compete sui mercati internazionali piazzando i propri prodotti in tutto il mondo, il resto delle produzioni sono soltanto iniziative sporadiche di registi e produttori che, ahimè, non creano indotto o un sistema produttivo solito. Tuttavia, ci sono realtà che trovo molto interessanti: una è quella rappresentata dallo studio milanese Dadomani, i loro corti e commercial sono davvero suggestivi e di qualità. L’altra è quella partenopea del regista Alessandro Rak e del produttore Luciano Stella, autori del bellissimo L’arte della Felicità.
L’indie italiano è una strana creatura, lo paragonerei a un drago marino: forte, spaventoso e strabiliante ma allo stesso tempo sommerso, raramente avvistato e schiavo della sua condizione. Tuttavia mi sento di essere ottimista, poiché in giro ci sono moltissimi registi di talento capaci di cambiare le cose.
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[LR]: Ci parli dei tuoi nuovi progetti in cantiere?
[PG]: Sto collaborando con la Rainbow CGI e Academy sullo sviluppo di un dipartimento di stop motion; inoltre sto lavorando a un adattamento molto particolare da Lovecraft, di cui presto rilasceremo maggiori informazioni e dettagli.
Scheda Fantafestival: http://www.fanta-festival.it/2015/06/16/fantasticherie-di-un-passeggiatore-solitario/
Luca Ruocco
Roma, giugno 2015