[Luca Ruocco]: Ciao, Federico. Iniziamo parlando di “E.N.D. – The Movie”, presentato in anteprima mondiale durante la trentacinquesima edizione del Fantafestival. Il film nasce dall’idea di una serie, di cui sempre al Fantafestival due anni fa proiettammo l’episodio pilota, che poi è diventato la prima parte di questo lungo… Come si è evoluta, nel tempo, l’idea?
[Federico Greco]: Il soggetto di serie del pilota avrebbe approfondito le back story dei tre personaggi principali, Giorgio, Massimo e Aldo, e avrebbe raccontato come se la sarebbero cavata dal momento in cui si trovarono chiusi nell’agenzia di pompe funebri circondati da cadaveri che si risvegliavano nelle bare. Quando decidemmo di fare il lungometraggio trovammo molto divertente e allo stesso tempo drammatico saltare completamente quel passaggio e raccontare invece cosa sarebbe successo loro diversi anni dopo [e a Monica, che nel frattempo era entrata nell’agenzia fuggendo dall’epidemia che dilagava nelle strade], quando cioè ormai il contagio sarebbe divenuto pandemico, la civiltà definitivamente cambiata e i quattro avrebbero attraversato tragiche esperienze diverse tra loro.
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[LR]: La sigla “E.N.D.” ha un significato preciso nel film: vuoi spiegarcelo?
[FG]: Oltre a significare, in inglese, “Fine”, è l’acronimo della formula chimica di un tipo particolare e molto pericoloso di cocaina che diventa il vettore principale del morbo: Erythroxium Coca – NaOH – Desimipramina.
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[LR]: Film a episodi e zombie movie sono due “modalità” espressive molto in voga, oggi, nel cinema di Genere horror, soprattutto nell’indie, e anche in Italia. L’idea di mettere in cantiere un film come E.N.D. è stata anche una scelta “commerciale”?
[FG]: Abbiamo coniugato l’aspetto commerciale, un termine che, insieme con “entertainment”, non consideriamo una bestemmia come molta parte del cinema italiano cosiddetto d’autore invece considera, e una passione per gli zombie che accomunava soprattutto me e Domiziano, ma che non avevamo mai affrontato fino in fondo. Detto questo, E.N.D. è paradossalmente una sorta di zombie d’autore, almeno del panorama odierno dei film di zombie, perché si tiene fortemente aggrappato a una narrazione articolata e molto centrata sui personaggi, tentando anche una riflessione complessa su noi e loro. Questa, è una bestemmia, purtroppo, oggi: puntare sullo script e sugli attori in un film horror. E non solo in Italia.
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[LR]: Diversamente della più diffusa tipologia di film a episodi, voi registi di “E.N.D.” decidete di narrare la stessa storia, partita da un’epidemia, suddividendola in differenti archi temporali. Ci spieghi meglio l’andamento drammaturgico e temporale del film?
[FG]: Tutti noi facciamo fatica a chiamare E.N.D. un film a episodi, perché si tratta piuttosto di un film la cui narrazione è divisa in quattro fasi geografiche e temporali diverse, che interessa l’arco di circa sei anni [più precisamente 2333 giorni] ed è ambientata in quattro luoghi diversi, seppur tutti in Italia. Si parte da un locale notturno romano dove una ragazza trascina un tipo appena conosciuto per una sveltina e si finisce in una enorme prigione circondata da un paesaggio devastato da anni di epidemia e disperate lotte tra umani e zombie.
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[LR]: Vuoi presentarci i tuoi compagni di viaggio al timone di “E.N.D.”?
[FG]: Gli altri tre registi sono Domiziano Cristopharo, Luca Alessandro e Allegra Bernardoni. Questi ultimi sono due miei ex allievi del Cineteatro di Roma. Con Luca e Allegra ho firmato la regia dei primi due segmenti del film. Domiziano ha diretto il terzo e io da solo il quarto. Ma la squadra è ovviamente molto più grande e straordinariamente affiatata. Non saremmo riusciti altrimenti a portare a casa un progetto così complesso con un budget così ridotto [in tutto il film sarà costato intorno agli 8.000€]. Carpenter diceva che lavorare con pochi soldi non conta nulla se hai una buona storia e sono convinto che questo sia anche il nostro caso, ma fare un film con pochissimi soldi non è un valore e non rende eroi. Il cinema si fa anche per campare e l’obiettivo di un regista indipendente sarebbe quello di trovare i soldi per pagare tutti. Sì, vero, spetterebbe al produttore mettere o trovare i soldi. Ma in Italia non esistono produttori veri che credono nel Genere. Quindi la responsabilità è tutta sulle nostre spalle. E molto raramente riusciamo a farcene carico.
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[LR]: Per il pubblico del Fantafestival sei una presenza familiare: per “Road to L.” ricevesti uno dei Pipistrelli d’Oro, mentre lo scorso anno presentasti “Nuit Americhèn” e un progetto appena messo in cantiere: “Angelika”. Di cosa si trattava? Ci sono novità a riguardo?
[FG]: Il Fantafestival mi ha formato da adolescente, lo seguivo al Capranica tutti gli anni ed è qui che ho iniziato ad appassionarmi al cinema fantastico. Quando poi nel 2005 vinsi il Fantafestival con Road To L. [Méliès d’Argento come uno tra i dieci migliori film fantastici europei] non potevo essere più felice. Tornarci ancora l’anno scorso e quest’anno mi sta aiutando a capire che ormai quella del cinema di Genere è la mia strada, dopo averne percorse diverse tra televisione e documentari d’arte, politici e sociali.
Angelika è il mio primo revenge movie e quando me ne offrirono la regia mi piacque la sfida di addentrami in un territorio che conoscevo poco. Ma le idee erano chiare, gli attori straordinari e la squadra tecnica all’altezza. Così adesso, dopo un buon giro di festival internazionali, stiamo cercando di trovare i finanziamenti per trasformarlo in una serie.
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[LR]: Quale sarà la vita distributiva di “E.N.D.”?
[FG]: Abbiamo un distributore che se ne sta occupando. A breve avremo notizie.
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[LR]: Immagino avrai già nuovi progetti in cantiere: ce ne vuoi parlare?
[FG]: Diversi script in sviluppo per il mercato internazionale e italiano [The Alighieri Project; Il grande buio; il lungometraggio di Nuit Americhèn, una serie che amo molto, Like Icke, e forse un nuovo mockumentary su Atomic Rocket Comics]. Ma il progetto su cui sto lavorando giorno e notte in questo periodo è un documentario sulla situazione macroeconomica europea [con interviste a Rampini, Chomsky, Giacchè, Barnard, Fassina, Mosler, Krugman…] vista attraverso la lente di ingrandimento di una cooperativa sociale di Monterotondo in forte crisi a causa della follia dell’austerity. Insieme ad Adriano Cutraro e Mirko Melchiorre, con i quali firmo la regia, stiamo cercando di indagare su come le scelte macroeconomiche fatte a Bruxelles si ripercuotano drammaticamente e direttamente nella vita di tutti i giorni. Quando un cavallo bianco galoppa nelle verdi praterie dell’Europa un maiale muore sgozzato a Roma. O ad Atene. Federico Rampini dice: “Se non ti occupi di economia l’economia si occupa di te”. Potrebbe essere la log line di un film horror. Ma è molto più spaventoso perché parla della vita reale.
Scheda Fantafestival: http://www.fanta-festival.it/2015/06/16/e-n-d-the-movie/
Luca Ruocco
Roma, giugno 2015