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Intervista a NICOLAS WINDING REFN

Io e RefnFondazione Cinema per Roma festeggia i primi dieci anni del Festival capitolino con il progetto CityFest, durante il quale il pubblico romano potrà assistere a proiezioni speciali, eventi unici ed a Masterclass con registi ed attori internazionali. Ad aprire questa lunga serie di Lezioni di Cinema d’eccezione il regista danese Nicolas Winding Refn, autore di pellicole di grande successo come Drive, Bronson e Solo Dio Perdona. Qui di seguito un report dell’incontro con il cineasta tenutosi venerdì 26 nell’affascinante cornice del museo MAXXI di Roma.

[Paolo Gaudio]: È vero che temevi che questa sera non sarebbe venuto nessuno?

[Nicolas Winding Refn]: Sì, è proprio così! Anzi, grazie mille a tutti per essere qui. La paranoia che ho per le stanze vuote nasce a Venezia: dovevamo proiettare Valhalla Rising al Festival, ma sfortunatamente per me  il film fu programmato a mezzanotte e temevo che non ci sarebbe stato nessuno a vederlo a quell’ora. Ciò nonostante, ero molto felice perché si trattava della mia prima volta ad un grande festival e avrei dovuto tenere persino una conferenza stampa. La proiezione andò deserta come sospettavo ma il meglio per noi – mi trovavo a Venezia con Mads Mikkelsen – fu la conferenza. Prima di entrare qualcuno disse di non preoccuparmi poiché non ci sarebbe stata molta gente: in realtà non c’era proprio nessuno! Da quel momento temo sempre eventi come quello di questa sera.

[PG]: Tua moglie ha realizzato un bellissimo documentario dietro le quinte di Solo Dio Perdona. Cosa ne pensi?

[NWR]: Non l’ho mai visto! Mi rifiuto di farlo: è troppo intimo e reale, è un po’ come spogliarsi e scoprire di non essere sexy come si pensa. E poi lo ha realizzato mia moglie, e quindi non potrei mai dire qualcosa di negativo su un lavoro che ha realizzato la madre dei miei figli. In realtà, trovo che sia più un film su di lei e su com’è la sua vita insieme a me: è l’unica donna che ho amato e che dopo 20 anni è ancora al mio fianco, anche se certe volte sospetto che vorrebbe uccidermi.

[PG]: Qual è la fase della realizzazione di un film che preferisci?

[NWR]: Fare un film è un atto creativo come qualsiasi altro. È un po’ sessualizzato, e quando funziona lo fa alla grande mentre se non lo fa…beh è un vero peccato. La creatività, comunque, è davvero importante per me, ed attraverso il cinema mi sento davvero realizzato. Quello che amo di più è l’idea, il processo creativo, inoltre io giro in senso cronologico, quindi posso correggere man mano che proseguo con le lavorazioni. Girare in questo modo ti espone ad uno stress altissimo…oltre che ad una costante paura di non aver abbastanza tempo. La mancanza di tempo è il mio primo nemico. A volte, devo ammetterlo, potrebbe essere un vantaggio perché ti aiuta ad essere concentrato, tuttavia ti espone a dei terribili sbalzi di umore che compromettono la tua lucidità: a volte mi riconosco come un genio, altre, invece, come un cretino. Ma non posso mai mostrarmi così vulnerabile sul set perché il regista deve sempre dare sicurezza, qualunque cosa stia accadendo dentro di lui. Altrimenti sarà il caos!

[PG]: È vero che a Bangkok avevi un fantasma in casa e che hai dovuto chiamare dei disinfestatori?

[NWR]: Sì, è vero: abitavamo a Bangkok, e mia figlia piccola – che ha un potere soprannaturale –  non riusciva a dormire in camera sua. Si svegliava e puntava un dito verso un angolo della stanza e gridava “No!”. Se fossi stato in Europa sarebbe stato un bel problema, ma dopotutto ero in Tailandia, e quindi mi sono detto “chiamo qualcuno per venire a cacciare il fantasma”, e difatti è venuto uno sciamano ed ha liberato il nostro appartamento degli spettri.

[PG]: Il tuo rapporto con il pubblico è molto fisico e sembra basarsi sullo choc.  Parte già dalla scrittura questa tua ricerca?

[NWR]: Io faccio solo i film che vorrei vedere: la mia vita si è divisa in due parti: la prima è basata sulla ricerca del grande cinema, ed il risultato è stato mediocre. Poi ho iniziato a seguire solo la mia sensibilità, e tutto ha acquistato un senso. L’arte trasforma la tua vita, ti cambia profondamente e la creatività è intensa come l’amore. Dunque, non ci crederete ma non penso più molto a cosa proverà il pubblico o meglio a cosa vorrebbe: faccio solo quello che la mia sensibilità mi suggerisce.

[PG]: La forza del tuo linguaggio risiede anche in una estetica violenta: cosa trovi nella violenza di così affascinante, e cosa ti ripugna?

[NWR]: C’è una parte di me che è molta attratta dalla violenza: mi sono reso conto di avere qualche problema a riguardo, ma fortunatamente la creatività mi ha curato, mi ha purificato. Il lato oscuro esiste e preme, ed il cinema mi aiuta a liberalo senza far male a nessuno. L’arte permette di esprimerci anche in maniera oscura. Tuttavia, la creatività non è il successo, sono due meccanismi molto differenti. Quando ho iniziato volevo raggiungere solo il successo… Contava solo quello che pensavano gli altri. Una bruttissima esperienza! Dopo essermi bruciato economicamente e creativamente, sono andato in UK e ho iniziato a fare film solo per me stesso…ed allora ho capito che per realizzarmi dovevo seguire il mio sentire e liberarlo nei mie film. Ed ora è tutto figo.

[PG]: Che rapporto hai con le figure femminili?

[NWR]: Io sono un mammone! Ho un complesso edipico molto forte – sì, credo che farei l’amore con mia madre. Amo tutto quello che è femminile e devo ammettere di detestare molto gli uomini: il mio mondo ideale è senza uomini. Ryan Gosling la pensa come me ed andiamo molto d’accordo, mentre con Mikkelsen meno: lui è un vero uomo e fa tutte quelle cose da macho!
Inoltre, credo che l’arte e il mio cinema sia molto femminile, così come la violenza: è una forma suadente e seducente come quella di una bellissima donna.

Quelle che seguono sono delle domande del pubblico.

Come pensa che il suo modo di fare film abbia influenzato il cinema danese ed europeo.

[NWR]: Penso che se rispondessi a questa domanda sarei un vero stronzo!

Crede che il suo cinema possa influenzare in qualche modo il pubblico?

[NWR]: Non so, non sono un cineasta con un progetto politico da ricercare nei propri lavori: non penso molto alle conseguenze di ciò che dico o racconto. Ho solo un unico desiderio: ovvero distruggere il buon gusto; se c’è una cosa gradevole o garbata voglio essere il primo a distruggerla. Penso sempre: vuoi essere i Ramones o gli U2?

Qual è il ruolo della musica e dei silenzi nei suoi film?

[NWR]: Amo molto la musica perché esalta l’emozione ma il silenzio conduce alla tensione: noi siamo circondati da rumori nelle nostre città, quindi il silenzio è molto più potente. Decisamente importante nel mio cinema.

Quali sono i film che l’hanno colpita ed influenzata?

[NWR]: Ricordo distintamente la prima volta che vidi Non aprite quella porta: ero terrorizzato, ma allo stesso tempo quella visione mi rivelò la mia passione e quello che avrei voluto fare per il resto della mia vita. In fondo, Bronson è un film sulla mia vita: all’inizio volevo solo distruggerlo, poi ho capito che potevo costruire qualcosa e feci Drive.

Come dirigi gli attori?

[NWR]: Ci sono diverse teorie su come dirigere gli attori, ma non credo di seguire un vero metodo in merito. Girando cronologicamente posso gestire la loro evoluzione costantemente. Gli attori non sanno mai cosa dovranno fare la mattina: io non provo le scene, e li scelgo in base ad un coinvolgimento intimo che mi consente di conoscere a fondo quella persona. Alcuni si sentono a disagio altri no, ma credo di ricercare anche molto il contatto fisico con loro. Cerco di farli aprire alle possibilità. Si tratta di una stretta collaborazione per generare qualcosa di unico e personale.

Ci dice qualcosa sul suo prossimo progetto The Neon Demon? A quanto pare sarà un horror.

[NWR]: Non credere a tutto quello che leggi sul web [ride]. Vuoi sapere come scelgo i miei nuovi progetti? Funziona così: io chiedo a mia moglie: dove vuoi andare a vivere per un anno? Tokyo? E lei: “no preferisco Los Angeles”, allora penso a qualcosa di adatto per quella città. The Neon Demon è un film con una donna, o meglio con pochi uomini, molte donne ed una protagonista teenager – Elle Fanning. Non so se poterlo definire un horror, ma non voglio rovinare la sorpresa a nessuno…lo vedrete il prossimo anno.

Paolo Gaudio

Roma, giugno 2015

Gilda Signoretti

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