Juli [Flonja Kodheli], Ben [Artur Gorishti] e Nora [Fiorelba Kyremadhi] vivono in un villaggio dell’Albania dove, durante il periodo comunista, molte famiglie sono state esiliate. Juli e Ben sono cugini, entrambi orfani. Juli si prende cura della nonna Noje [Tinka Kurti], che a volte la scambia per la figlia Alba, deceduta diversi anni prima. Nora, la giovane cameriera, ha una relazione con Ben, uomo sposato e molto più grande di lei. A rompere la monotonia delle loro giornate c’è la notizia dell’imminente costruzione di una autostrada proprio nei pressi del loro cafè, che rappresenta il punto di svolta dei protagonisti per cambiare il proprio destino.
Prodotto in collaborazione tra Italia, Albania e Kosovo e presentato in diversi festival cinematografici europei e mondiali, Bota Cafè racconta uno spaccato di vita nell’Albania di oggi: quella di una comunità di persone esiliate durante la dittatura comunista di Henver Hoxa e poi dimenticate.
Il villaggio dove questa comunità risiede si trova immerso nel nulla e dimenticato dal tempo e dagli uomini. Immerso nel nulla è anche il Bota Cafè, locale che rappresenta l’unica fonte di distrazione nelle monotone esistenze degli abitanti del villaggio.
La costruzione dell’autostrada nei pressi del locale viene subito vista come una possibilità per cambiare un destino che sembrava già segnato e come un motivo per riuscire a guardare con ottimismo verso una nuova vita. Soprattutto Ben, uomo ambiguo sempre alla ricerca di denaro, immischiato in misteriosi e strani traffici, scorge in quest’evento la grande occasione della sua vita.
Juli, appassionata di pittura e arte, ormai disillusa da una esistenza prive di gioie, intravede la possibilità di cambiare, grazie anche all’interessamento di Mili [Alban Ukaj], giovane ingegnere cresciuto in quelle stesse zone ma che, appena ha potuto, è scappato nella capitale Tirana, città che nessuno nel villaggio ha mai avuto modo e possibilità di vedere.
Agli occhi degli abitanti del villaggio, gli operai arrivati per dare il via ai lavori diventano quasi degli eroi e l’autostrada stessa una via non tanto di fuga ma di congiunzione ad un luogo agognato ma mai realmente conosciuto e proprio per questo ancora temuto.
Il film è cadenzato da ritmi lenti utili ad enfatizzare la monotonia e la ripetitività quotidiana del luogo con l’immobilità del Bota. Bota in albanese significa “mondo” e, in un certo qual modo, diventa, per i protagonisti, il resto del mondo fuori dal villaggio, oltre il Bota c’è il nulla.
Alla regia Iris Elezi, alle prese con il suo primo lungometraggio dopo aver diretto la serie di documentari Under Costruction. La regista albanese, insieme all’archivista Regina Longo ed a Thomas Logoreci, co-regista di Bota Cafè, fonda l’Albanian Cinema Project con l’intento di restaurare e riportare in auge l’Albanian National Film Archive.
In Bota Cafè i due registi ci mostrano un’Albania dai due volti, quello di un Paese lanciato verso il futuro e quello legato ad un passato troppo presto dimenticato ma che è ancora presente nella vita dei suoi abitanti, regalandoci un film semplice ma dal forte impatto emotivo.
Filippo Pugliese
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BOTA CAFÈ
Regia: Iris Elezi, Thomas Logoreci
Con: Flonja Kodheli, Fioralba Kyremadhi, Artur Gorishti, Tinka Kurti, Alban Ukaj, Luca Lionello
Uscita in sala in Italia: giovedì 25 giugno 2015
Sceneggiatura: Iris Elezi, Thomas Logoreci, Stefania Casini
Produzione: Albanian National Center of Cinematography (QKK), Direzione Generale Cinema, Erafilm
Distribuzione: PMI, Istituto Luce Cinecittà
Anno: 2014
Durata: 100’