In occasione dell’uscita in sala italiana del nuovo film d’animazione Disney-Pixar, Inside Out, Walt Disney Pixar Italia ha organizzato un incontro aperto a testate web e cartacee con il creatore del concept e regista Pete Docter, già autore dei film animati Toy Story – Il mondo dei giocattoli, Monsters & Co., e Up, con cui si aggiudicò i Premi Oscar come Miglior Film d’Animazione e Miglior Colonna Sonora.
Di seguito un report dell’incontro.
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[InGenere Cinema]: Come nasce l’idea alla base di “Inside Out”? E come, poi, arriva a diventare un film Pixar?
[Pete Docter]: Quest’idea è partita un po’ come tutte le altre… Mi viene in mente un primo abbozzo, sviluppo il concetto alla base, faccio una presentazione alla produzione… L’idea di avere delle emozioni come protagoniste di una storia è piaciuta molto, e mi è subito stato chiesto di mettermici a lavorare sopra. La prima volta che ho pensato a trasformare le emozioni e gli stati d’animo in personaggi mi è venuta osservando mia figlia. Lei ha anche doppiato il personaggio della piccola Ellie in Up… Arrivata a 11 anni ha iniziato a cambiare. E io mi sono iniziato a chiedere cosa le stesse passando per la testa! Anche a me era successa la stessa cosa, a quell’età.
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[InG]: L’idea di rappresentare l’animo umano come un’azienda era così sin dal principio?
[PD]: In realtà quando abbiamo sviluppato l’idea abbiamo cominciato a chiederci come rappresentare il luogo di lavoro dei protagonisti di Inside Out. Era una cosa più astratta del cervello, era la mente. Abbiamo pensato a dun teatro [con palcoscenico, dietro le quinte…], a una nave… Poi abbiamo elaborato quello che vedete nel film.
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[InG]: I personaggi sembrano essere stati sviluppati seguendo stili e personaggi di riferimento molto differenti. Paura, ad esempio, è un personaggio che punta sulle gag slapstick, Gioia sembra una fatina in puro stile Disney…
[PD]: E’ vero, Abbiamo cercato di esprimere coi movimenti qualcosa che andava ben oltre l’espressività del corpo umano. Per fare questo, nel caso di Paura, abbiamo ricercato una fisicità eccessiva, cartoonesca, come quella di Pippo.
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[InG]: Guardando “Inside Out” sembra di intravedere dei collegamenti ai tuoi precedenti lavori: da “Toy Story” a “Up”…
[PD]: Qualcuno lo ha scritto online, sì. Quando realizziamo un film speriamo che al pubblico regali delle emozioni, e con Inside Out ci siamo superati. Con Pixar cerchiamo di realizzare film che siano sempre diversi l’uno dall’altro. Cerchiamo di allontanarci da strade già percorse.
Durante la lavorazione uno dei miei produttori mi disse che se fossimo riusciti a realizzare bene i nostri personaggi saremmo riusciti a realizzare la nostra versione dei Sette Nani.
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[InG]: Nel film ci sono vari riferimenti alla psicoanalisi e a diversi studi psicoanalitici: ci puoi parlare del lavoro fatto in preparazione? E la pubblicità tormentone del dentifricio nasce da qualcosa di autobiografico?
[PD]: Ci siamo divertiti molto studiando Freud e Jung. Anche se non è stata una cosa leggera. Ma è stato interessante fare questa ricerca per capire come funzioniamo, anche se, ovviamente, nessuno lo ha mai capito! Essendo un film di animazione ci siamo poi basati su quello che potesse risultare più divertente, spesso tralasciando i concetti più scientificamente probabili. L’inconscio lo abbiamo costruito immaginandolo in maniera un po’ più pop di come lo aveva descritto Jung. Per quanto riguarda i sogni, invece, ci piaceva l’idea di avere questi personaggi con i compito di realizzare in tempi brevissimi e senza alcun budget tutti i sogni nella testa di ognuno di noi.
La pubblicità del dentifricio, invece, è qualcosa di molto reale, almeno per noi americani. Tutti noi siamo cresciuti con spot del genere!
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[InG]: Nello scegliere i personaggi principali, avete scartato qualche Emozione?
[PD]: Abbiamo fatto riferimento a diverse emozioni. Orgoglio, speranza, anche alla gioia provata nei momenti di sofferenza degli altri. Ma la stanza di comando sarebbe stata troppo affollata, e non c’era modo di sviluppare drammaturgicamente tutti i personaggi allo stesso modo. Nell’eliminarne alcuni, però, abbiamo cercato di salvare le caratteristiche utili: togliendo Speranza, ad esempio, abbiamo concentrato le sue caratteristiche in Gioia. E la stessa cosa per altri.
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[InG]: Gioia è l’unico personaggio non monocromatico…
[PD]: Abbiamo parlato con diversi scienziati, ma non abbiamo avuto mai la stessa risposta. Alcuni ci hanno detto che le emozioni base provate dagli esseri umani sono tre, per altri sono ventisette. Eravamo, quindi, liberi di creare quello che volevamo. Per Gioia abbiamo voluto creare un personaggio a tutto tondo, piuttosto che averla piatta e monocromatica. E poi considerando il viaggio che Gioia fa durante il film, il blu dei suoi capelli [il blu il colore di Tristezza, ndr.], è quasi una premonizione.
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[InG]: In “Monster & Co.” troviamo un bambino di 2 anni, in “Up” uno di 8… La protagonista di “Inside Out” ha 11 anni. I tuoi film sono un lungo e approfondito studio sulla crescita?
[PD]: Beh, per tutti noi che lavoriamo alla Pixar, nel nostro lavoro c’è un po’ della nostra vita vera. Personalmente, niente mi ha mai toccato più in profondità dell’essere diventato genitore. Guardare i miei figli mi fa riflettere, anche su me stesso. Col fatto che i miei figli stanno crescendo, forse a breve rimarrò senza lavoro!
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[InG]: Pensi che i bambini più piccoli riusciranno a cogliere il messaggio del film?
[PD]: Quando eravamo arrivati al 50% del lavoro abbiamo iniziato a fare degli screening test, per capire quanto i più piccoli potessero capire di Inside Out. E’ stato bello scoprire che proprio loro sono stati molto più capaci di spiegarne il significato, rispetto a quelli più grandi. Il figlio piccolo di uno dei nostri collaboratori aveva sempre avuto paura di tuffarsi dal trampolino, in piscina. Il giorno dopo aver visto il film è finalmente riuscito a tuffarsi e ha spiegato al padre di aver capito che in quei momenti di blocco Paura fosse al timone della sua mente! I bambini, ancor prima di imparare una lingua, riescono a comunicare e a leggere le emozioni. Questo film riesce a toccarli direttamente!
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[InG]: E per gli adulti, invece, cos’è “Inside Out”?
[PD]: Ad essere sincero io realizzo questi film per me stesso. Se devo passare 4 o 5 anni su un progetto deve per forza lasciarmi qualcosa dentro. Ovvio, realizziamo sempre i film per i bambini, ma per poter funzionare, ogni nuovo progetto deve riuscire ad attirare anche il pubblico di adulti!
Luca Ruocco
Roma, Settembre 2015