Dopo un’attesa lunga due anni, The Green Inferno, l’omaggio di Eli Roth al Genere cannibal raggiunge anche le sale italiane grazie alla Midnight Factory di Koch Media.
Roth torna alla regia dopo Hostel: Part II per raccontare la storia [scritta a quattro mani con Guillermo Amoedo] di Justine [Lorenza Izzo], una studentessa universitaria di stanza a New York che, un po’ per noia, un po’ per essersi invaghita del carismatico leader di un gruppo di attivisti umanitari [Ariel Levy nel ruolo di Alejandro], decide di imbarcarsi a scatola chiusa in un viaggio verso la foresta amazzonica.
Il piano sembra semplice: infiltrarsi tra le fila degli operai impegnati a disboscare un’area di foresta abitata da un popolazione primitiva locale per avviare i lavori d’estrazione di un prezioso gas naturale; incatenarsi alle ruspe e filmare le eventuali aggressioni messe in atto dall’esercito locale per poi postare tutto su Twitter.
Ma l’apparenza, si sa, inganna, e ad essere gabbata, in questo caso, è proprio Justine, che si scopre ben presto l’ideale vittima mediatica sacrificale, attirata all’interno di questa guerra alle multinazionali solo perché assai appetibile per i notiziari: il padre della ragazza è, infatti, un importante funzionario delle Nazioni Unite, e questa notizia – urlata in faccia al militare che sta minacciando con un fucile la ragazza, impossibilitata ad incatenarsi come gli altri del gruppo a causa di un lucchetto difettoso appositamente fornitogli dal capogruppo proprio per renderla più vulnerabile agli occhi degli aggressori – fa in pochissimo tempo il giro del mondo, causando il momentaneo stop dei lavori e donando una notevole valenza mediatica al gruppo di attivisti.
Contenti per la missione compiuta, tutti eccetto Justine che è ora conscia di essere stata sfruttata, i giovani risalgono in aereo per rientrare nei loro comodi appartamenti newyorkesi, ma mentre ancora sorvolano la foresta amazzonica, il motore va in avaria e i ragazzi piombano a picco nella foresta, per finire poi, poco dopo, nel piatto della tribù autoctona cannibale appena salvata, che trasformerà in breve la giungla nel loro inferno verde.
Roth dice la sua sul Genere cannibal, e lo fa nel suo stile, scatenando sin da subito discussioni attorno a The Green Inferno, soprattutto per il suo volersi apparentare, a dire dello stesso regista, con il Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato e con Auguirre – Il furore di Dio e Fitzcarraldo di Werner Herzog [in verità più con il secondo che con l’altro, scatenando la feroce vena polemica di monsieur Cannibal Deodato], per poi allargare il suo panorama di riferimenti, messo alle strette.
La cosa chiara fin da subito è che, a parte per ovvi motivi di location, non esistono punti in comune tra il film di Roth e quelli di Herzog, e anche volendo sorvolare sul mood del Genere, lo stesso approccio che il regista di The Green Inferno ha con le location naturali che fanno da habitat ai suoi personaggi è quanto di più lontano si possa immaginare dalle scene/personaggio/stato d’animo poetico-narrative dell’autore tedesco.
Per certi versi, la scelta più coerente l’aveva fatta Deodato, innervosendosi per l’inizialmente mancata citazione tra i modelli d’ispirazione più forti.
Qualcosa che colleghi la struttura di The Green Inferno al Cannibal Holocaust e a Ultimo mondo cannibale c’è, eccome, a partire dall’input iniziale di spingere un gruppo di persone nella giungla selvaggia con l’intenzione di documentare qualcosa, innanzitutto: la vita delle tribù primitive, nel primo caso; la non trasparente attività delle multinazionali, nel secondo – anche se la troupe giornalistica oggi viene trasformata in una schiera di ragazzi armati di smartphone collegati a Twitter.
E lo stesso inferocirsi dell’essere umano civilizzato si ritrova nei reporter “d’assalto” di Deodato e negli attivisti “da salotto” di Roth.
Ma, scegliendo di rimanere su un punto di vista macroscopico, tanto basta perché se The Green Inferno è un omaggio che Roth fa al Genere, è anche vero che il film rispecchia a pieno il suo modo di intendere il cinema di intrattenimento.
[SPOILER]
Tralasciando il citazionismo su cui ci siamo già soffermati, poniamo l’accento sul tasto dell’exploitation: The Green Inferno regala almeno un momento di pesante messa in scena splatter, mostrando la prima efferata macellazione ad opera degli indigeni, che ha inizio con l’estirpazione di occhi e lingua del povero malcapitato, trangugiati crudi dalla leader dei selvaggi, per poi passare allo smembramento di arti e testa dal busto che finiscono dritti all’interno di grandi forni rudimentali, per regalare ai palati autoctoni della buona carne affumicata.
Altre vittime finiscono per essere divorate in maniera più distratta, anche graficamente, eccezion fatta per un giovane sbranato vivo, in una scena assai zombie friendly, che introduce un altro tassello assai riconoscibile del modus operandi di Roh: un sense of trash assai più alto della soglia di guardia che, oltre che in questa scena in cui i cannibali si lanciano sulla preda per divorarla viva e cruda – dopo essere stati drogati e aver avuto un attacco di fame chimica – si ritrova, ad esempio, nell’incubo della giovane protagonista ritornata in America, o negli spasmi intestinali di una delle prigioniere rinchiusa in gabbia coi compagni.
Roth gioca a citare, esagera, ironizza, quasi la butta in caciara. Così, però, tutto finisce per capitombolare nello scherzo, perdendo di sapore. Ogni esagerazione, portata all’estremo, inverte il senso e diventa arma a doppio taglio, che dilania il corpo di The Green Inferno, dimostrando che se pur apparentato con titoli come Cannibal Holocaust, non contiene al suo interno un significato altrettanto spinoso, tagliente, feroce, e che, oltre ad una rintracciabile critica ai movimenti attivisti senza arte né parte, il disco inizia presto a girare a vuoto.
Tanta carne [umana] sul fuoco, ma pochi ingredienti che riescano davvero ad accentuarne il sapore, e nessuno con in tasca la ricetta giusta da seguire..
Luca Ruocco
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THE GREEN INFERNO
THE GREEN INFERNO
Regia: Eli Roth
Con: Lorenza Izzo, Ariel Levy, Aaron Burns, Sky Ferreira, Nicolas Martinez
Uscita in sala in Italia: giovedì 24 settembre 2015
Sceneggiatura: Eli Roth, Guillermo Amoedo
Produzione: Worldview Entertainment, Dragonfly Entertainment, Sobras.com Producciones
Distribuzione: Koch Media – Midnight Factory
Anno: 2013
Durata: 103’