Cosa è successo a Marco Ponti, il regista del folgorante Santa Maradona? Questo è l’interrogativo che ritorna ossessivamente mentre si osserva la sua ultima fatica, Io che amo solo te con Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti. Un’opera così banale, vuota e pressapochista, da far sembrare Mine Vaganti di Ozpetek [pellicola che ha molte cose in comune con questo di Ponti, a partire dalla location a finire con il protagonista] Quarto Potere di Orson Wells. Ho detto tutto.
Ninella ha cinquant’anni e un grande amore, don Mimì, con cui non si è potuta sposare. Ma il destino le fa un regalo inaspettato: sua figlia si fidanza proprio con il figlio dell’uomo che ha sempre sognato, e i due ragazzi decidono di convolare a nozze.
Il matrimonio di Chiara e Damiano si trasforma così in un vero e proprio evento per Polignano a Mare, paese bianco e arroccato in uno degli angoli più magici della Puglia.
Quando ci si trova davanti ad un film del genere, chiunque ami il cinema, non può fare altro che interrogarsi sulla direzione che la cinematografia nostrana sta imboccando.
La commedia ha sempre rappresentato un investimento sicuro per la famiglia Lucisano che ha senza dubbio contribuito a rende questo Genere così popolare e a lanciare la carriera di attori, comici e registi. Tuttavia, oggi la qualità dei prodotti proposti da questo storico marchio sta attraversando quella che potremmo definire – con un eufemismo – una profondissima crisi di idee.
Il timore più grande è rappresentato dalla presunzione che i Lucisano sembrano tradire ad ogni film che portano nelle nostre sale. Vale a dire, la folle idea di conoscere per davvero i gusti degli spettatori, considerandoli incapaci di comprendere una trama che vada oltre il più semplice dei triangoli amorosi: lei ama lui, ma lui ha un’altra.
Io che amo solo te, si accosta a questo formidabile schema moltiplicandolo per due: non solo la coppia di giovani sposini ha nel cuore qualcun’altro, ma anche la coppia anziana interpretata da Michele Placido e Maria Pia Calzone, oggettivamente a disagio con questi personaggi.
In mezzo a questa apologia della banalità e della menzogna – già, perché il film prova a veicolare il seguente messaggio: “menti e sarai felice” – ciò che desta maggiore inquietudine è l’assenza totale del regista. Non c’è sguardo, non c’è rischio, non c’è visione, in altre parole non c’è un direttore che si assuma la responsabilità artistica di raccontare questa storia.
Ponti appare un cineasta decisamente smarrito, che non ha più un suo punto di vista, un osservatorio qualunque dal quale osservare e mostrare. Non possiede più la capacità e la voglia di incuriosirsi e d’incuriosire. Insomma un ex regista.
Ci auguriamo che questo ennesimo passo falso possa portare il suo autore ad una profonda riflessione su ciò che vuole dal cinema e su ciò che è pronto a dare al cinema. L’esperienza di Io che amo solo te, crediamo, possa rappresentare il punto più basso di una carriera partita molto bene e proseguita molto meno.
Un film da dimenticare in fretta – di sicuro il più brutto di questa stagione – per ritrovare l’approccio fantasioso, moderno e corrosivo degli esordi.
Paolo Gaudio
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IO CHE AMO SOLO TE
Regia: Marco Ponti
Con: Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Michele Placido, Luciana Littizzetto, Maria Pia Calzone, Eva Riccobono, Eugenio Franceschini, Dario Bandiera
Uscita sala in Italia: giovedì 22 ottobre 2015
Sceneggiatura: Marco Ponti, Lucia Moisio
Produzione: Italian International Film, Rai Cinema
Distribuzione: 01 distribution
Anno: 2015
Durata: 102′