E se l’agente 007 non fosse più l’agente 007?
Se nell’alternarsi di star hollywoodiane pronte a calarsi nei panni dell’agente speciale ideato da Fleming, si fosse da tempo smarrita la reale identità della spia gentiluomo inglese?
Se un mastodontico film d’azione come Spectre rimanesse uno spy action strutturalmente ben fatto, anche andando a sostituire il personaggio interpretato per la quarta volta da Daniel Craig con qualsiasi altro eroe capace di reggere sui suoi nervi saldi pericoli e ritmi frenetici che questo Genere pretende?
Questo è il dubbio che rimane addosso dopo la visione di Spectre, l’ultimo 007 movie diretto da Sam Mendes [già regista del precedente Skyfall, del 2012].
E il dubbio si insinua sin dalle prime sequenze, che non per niente mostrano James Bond nascondersi, mascherato, tra la folla mortifera e festate del Giorno dei Morti, in Messico, alla ricerca di un pericoloso terrorista italiano che, si scoprirà subito, essere una pedina della potente organizzazione che da il titolo al film.
Mascherare un protagonista tanto camaleontico quanto iconico, immutabile. Coprire un non-volto, in un episodio che affatto accidentalmente mette sul tavolo un “progetto di ristrutturazione dell’intelligence UK” e l’intenzione delle alte sfere di cliccare il tasto STOP sul progetto 007.
Niente si crea e niente si distrugge. La verità è che tutto si trasforma, e anche la spia regina di sua Maestà non può sfuggire a questa regola, e in un’epoca cinematografica in cui l’eroe action che va per la maggiore parla la lingua filmica più cafona e coatta, Bond si adegua ai colleghi, pur pretendendo di rimanere Bond.
Tenendo conto della profonda tacca segnata dal processo di normalizzazione della figura di James Bond, il viaggio che Mendes propone all’interno di Spectre, e che va da Città del Messico a Roma e oltre, rimane intrattenimento di buon livello, con un Craig più che a suo agio attorniato da attori assai ben impiegati a tenere salde le pareti di cartone utili per tentare di distogliere lo sguardo dallo sfaldamento dell’icona tutta d’un pezzo: il trio di donne formato dalla fedele collega Naomie Harris, dalla bond woman Monica Bellucci, e dall’avvenente damigella in pericolo Léa Seydoux, e i tanti malvagi capeggiati da un sempre piacevolmente sopra le righe Christoph Waltz.
Il saggio Mendes, però, non può fare a meno di rammentare che un personaggio come quello di 007 deve contare sullo zoccolo duro degli storici sostenitori, ancor più che sul pubblico più fresco, e il passato del personaggio rimane un punto fondamentale per l’ultimo capitolo delle avventure dell’agente segreto, sia narrativamente parlando che per quanto riguarda i rimandi e le strizzate d’occhio dedicate agli amici-nemici di sempre.
Il voto in teschi tiene conto proprio delle riflessioni fatte finora, imprescindibili, nonostante i meccanismi action si rivelino spesso piacevolmente architettati così come le imbeccate ironiche.
Luca Ruocco
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SPECTRE – 007
Regia: Sam Mendes
Con: Daniel Craig, Christoph Waltz, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Ben Whishaw, Naomie Harris, Monica Bellucci
Uscita in sala in Italia: giovedì 5 novembre 2015
Sceneggiatura: John Logan, Sam Mendes, Neal Purvis, Robert Wade, Jez Butterworth
Produzione: Metro-Goldwyn-Mayer, Columbia Pictures, EON Productions, Danjaq LLC
Distribuzione: Warner Bros. Pictures, Sony Pictures
Anno: 2015
Durata: 148’