Per godersi fino in fondo la visione di Zoolander 2, sequel della commedia demenziale di culto di Ben Stiller del 2001, sarebbe consigliato non porsi alcuna domanda, sospendendo completamente ogni capacità critica e di rifiuto della realtà proposta, al fine di accogliere il mondo folle costruito da Stiller per quello che è: idiota, vuoto ed innocuo, ma allo stesso tempo coerente con la propria dimensione cinematografica e con l’universo – quello della moda – che prova a dissacrare.
Non a caso, la presa per i fondelli di Stiller non viene minimamente osteggiata dagli stilisti, i fashion blogger o i modelli ma, al contrario, è sostenuta, incentivata e partecipata. Ciò fa fallire completamente la mission satirica del film – qualora ce ne fosse stata una – ma certifica l’amore vero ed incondizionato che il regista ha per i personaggi che sfotte, irride e parodizza.
Questo aspetto del fenomeno Zoolander, è quello che rende questo film – imperfetto, ripetitivo e con una sceneggiatura dal un tessuto narrativo esile, esile – un’esperienza cinematografica da fare, poiché riesce in a centrare un obiettivo mai davvero scontato nella settima arte, ovvero mantenere ciò che promette. Demenziale vuoi e demenziale avrai.
Il centro Zoolander per i Bambini Che Non Sanno Leggere Bene e Che Vogliono Imparare A Fare Anche Tante Altre Cose Buone è collassato su sé stesso, a due giorni dall’inaugurazione. Il suo fondatore ha perso la moglie e i servizi sociali non ci hanno messo molto a togliergli anche il figlio. Hansel ha riportato un graffio. Entrambi i super modelli hanno dunque “perso la faccia” e si sono ritirati agli estremi del pianeta. Anni dopo, il destino li riporta insieme nella città eterna per un grande evento che potrebbe rilanciare finalmente la loro carriera e permettere a Derek di riavere il figlio. Peccato che il nostro liberi involontariamente Mugatu dal carcere: sempre più travestito e sempre più folle.
Se questo secondo capitolo ha il merito di non replicare le idee di quello precedente, non riesce, tuttavia, nemmeno ad aggiungere qualcosa di nuovo, ma si limita a sedimentare in quel territorio che gli è più congeniale, ove riunire e far prosperare personaggi improbabili, vicende a dir poco sopra le righe e teorie ed attitudine decisamente stupide e senza alcun senso.
Questo è il mondo di Derek Zoolander, prendere o lasciare, e questo suo aspetto così netto rende questa operazione apprezzabile e degna di rispetto. Stiller non ha paura di sporcarsi le mani andando alla ricerca della gag più idiota, cretina, discutibile, eccessiva e fuori di testa che possa garantire al suo personaggio – ma anche a coloro che lo circondano – di mostrarsi esattamente per quello che sono, dei poveri decerebrati senza alcun possibilità di migliorare.
In tale universo, così strutturato e rappresentato, un vero gioiello appare il villain del film, il Mugato di Will Farrell. Un vero gigante, cattivissimo, divertentissimo, coloratissimo, il superlativo assoluto è d’obbligo per descrivere ogni aspetto che lo caratterizza. Mugato vale l’intero prezzo del biglietto, irresistibile quando è imprigionato nel carcere di massima sicurezza per stilisti cattivi, strepitoso una volta fuori e libero di attuare il suo piano diabolico e vendicativo.
Quando Ferrell è in scena non ce n’è per nessuno: è senza dubbio il centro di gravità della pellicola e sarebbe auspicabile vedere uno spin off sul cattivissimo super stilista, che ci è apparso più forte e credibile di alcuni villain cinematografici dell’universo Marvel o di quello dell’agente 007.
Per questo motivo – se il caporedattore me lo consentirà – questa recensione si concluderà con due valutazioni: la prima sul film, mentre, la seconda sul grandissimo Jacobean Mugatu.
Paolo Gaudio
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ZOOLANDER 2
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MUGATO
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Regia: Ben Stiller
Con: Ben Stiller, Owen Wilson, Penélope Cruz, Will Ferrell, Benedict Cumberbatch, Justin Bieber, Olivia Munn, Kristen Wiig,Christine Taylor, Justin Theroux
Uscita in sala in Italia: giovedì 11 febbraio 2015
Sceneggiatura: Justin Theroux
Produzione: Red Hour Films
Distribuzione: Universal Pictures Italia
Anno: 2016
Durata: 100′