Abbiamo incontrato Stefano Rossi in occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo, Foot Food, da poco disponibile negli store online, edito da Carmignani Editrice.
[Luca Ruocco]: Ciao, Stefano. Io inizierei, se per te va bene, parlando del tuo ultimo romanzo: “Foot Food”. Di cosa parla? E, se ci sono, da quali input e ispirazioni nasce il tuo libro?
[Stefano Rossi]: Provate ad immaginare Hunter Thompson che si mette in testa di scrivere una storia splatter-punk, che si pone come punto d’incrocio tra Joe R. Lansdale e Brian Keene. Oppure Jules Verne e H. G. Wells che scrivono insieme una storia sotto effetto di benzedrina. Ecco, Foot Food è un impasto di tutto questo. E’ la nitroglicerina del mio delirio. Racconta di tre bombe sexy alla Russ Meyer, un sociopatico represso stile Un giorno di ordinaria follia, un critico culinario con manie di protagonismo, un camionista divoratore di hamburger, bande di motociclisti altamente pericolose, due hippie assetati di vendetta e soldi, attratti come falene impazzite da questo apparente paradiso feticista in versione fast food, nella parte più selvaggia del deserto Hot Pussy [Never City], soprannominata Vallata dei Tremori. Quello che poi succederà sarà un vero e proprio blob di follia, un inferno grottesco che si scatenerà proprio sotto… i loro piedi. L’ispirazione mi è venuta durante un fantastico massaggio ai piedi di mia moglie, mentre la televisione trasmetteva un curioso documentario sui lombrichi. Avevo da poco letto Viaggio al centro della Terra e rivisto per l’ennesima volta Le colline hanno gli occhi. Fate un po’ voi.
–
[Luca Ruocco]: Raccontaci di te: quando hai deciso che avresti iniziato a raccontare?
[Stefano Rossi]: Per campare nella vita faccio il libraio. Non sono laureato, anzi a dirla tutta vado fiero della mia formazione da autodidatta. Ma sono un divoratore accanito di storie su carta e pellicola. Narrativamente onnivoro, se vogliamo essere precisi, anche se l’horror e il pulp sono entrati a far parte della mia vita fin dalla più tenera età. Trovo compagnia e man forte negli autori che amo. E più leggo e osservo, più trovo l’ispirazione per scrivere. Più che scrittore mi ritengo uno scribacchino subculturale che cerca di inventare [o reinventare] storie con linguaggi nuovi, ispirandomi a ciò che più mi piace, capovolgendo la tecnica base, violentando il linguaggio artistico a mio piacimento e scaraventando letteralmente il mio magma creativo sullo schermo bianco. Ho iniziato a scrivere per sopravvivenza. Perché [non smetterò mai di ripeterlo] scrivere per me è un impulso. Un tic nervoso. Una necessità. Un modo per canalizzare energia. Un desiderio fisiologico, come fare sesso. Buttare fuori. Mettere dentro. Placare le inquietudini con le lettere ed il suono che esse emanano, con ritmo e stile, stile e ritmo. Le mie storie nascono così… da un momento all’altro. Giorno o notte non fa alcuna differenza. Prendono vita da un semplice flash e diventano una sorta di bad trip. Appaiono dentro la mia scatola cranica sotto forma di immagini insensate e sconnesse tra loro. Quello che faccio è semplicemente portarle su pagina e continuare a scrivere tamburellando sui tasti del computer con il tocco di una segretaria sotto effetto di anfetamine, fino a quando ho tra le mani qualcosa di apparentemente concreto, passando così alla revisione del testo.
–
[Luca Ruocco]: Il tuo racconto “Non profanate Linda Westmacott” si è da poco classificato al secondo posto al concorso “Premio Scheletri 2016”. Puoi riportare ai nostri lettori un passo del tuo scritto? Con quali altri lavori hai ottenuto riscontri positivi di questo tipo?
[Stefano Rossi]: Se volete leggere l’intero racconto, vi invito volentieri ad iscrivervi al gruppo Facebook “Never City“. Lo travate là, insieme a tutte le news, foto e schizzi su questa stramba città e sul sottoscritto. Con alcuni miei racconti ho vinto qualche concorso qua e là e ho partecipato a diverse antologie, alcune già uscite, altre che usciranno a breve. Insomma, dai, mi sto dando da fare.
–
[Luca Ruocco]: Se dovessi scegliere tre autori da cui ti senti debitore? Spiegaci anche perché…
[Stefano Rossi]: Ce se ne sono tanti. Ma se proprio devo scegliere opterei per Jack Kerouac, Joe R. Lansdale, Charles Bukowski. Ringrazio il primo per il suo scrivere bop e per avermi trasmesso il flusso di coscienza. Il secondo perché riesce sempre a meravigliarmi con le sue storie colanti di humor nero e pura cattiveria, intervallate con splatter a go-go e tensione nevrotica. Il terzo perché è un fuori di testa, un vissuto, un grande scrittore con una prosa semplice e profonda, alla Hemingway. Se scrivere è come fare sesso, questi tre sono dei pornodivi.
–
[Luca Ruocco]: Parallelamente ai tuoi progetti letterari sei stato più volte regista di cortometraggi di Genere. In quelli che ho avuto modo di visionare si riesce a rintracciare facilmente una linea rossa che li accomuna ai tuoi scritti. Ti senti più a tuo agio con la penna o dietro la videocamera?
[Stefano Rossi]: Personalmente mi piace più scrivere, ma devo ammettere che la regia cinematografica è davvero affascinante. Attraente. Penso che sia uno dei migliori mezzi artistici. Luci. Inquadrature. Direzione degli attori e tante altre cose messe tutte insieme per formare un unico prodotto. Un marchio indelebile. Tanta roba.
–
[Luca Ruocco]: Quali sono stati i tuoi ultimi progetti in video?
[Stefano Rossi]: Dopo il famigerato Recording, l’ultimo lavoro risale a due anni fa. Finché morte non ci separi, scritto insieme a Lorenzo Paviano e Alessandro Tentati. Ho diretto questo episodio per il film 17 a mezzanotte. Al momento sono fermo, ma attendo con impazienza il montaggio finale del cortometraggio amatoriale Calibro 12, scritto da Lorenzo Paviano e Leonardo Camarlinghi. Una storia alla… Never City.
–
[Luca Ruocco]: Molti dei tuoi scritti raccontano di una città maledetta chiamata Never City. Come la descriveresti, e come mai hai sentito la necessità di dare una location alle tue idee?
[Stefano Rossi]: Scrivendo il primo romanzo, 24ore, ho notato che nessuna città riusciva a contenere la mia fantasia. Così ho inventato Never City. Never City che non è una città come le altre. Genera morte, violenza, storie ciniche esangui di humor. Never City è una Las Vega della follia umana, dove i suoi abitanti vivono nell’anarchia incontrollata delle loro vite bordeline. Never City è un’entità sgradevole, indolente e cieca alle atrocità commesse nel suo territorio. Si sveglia all’alba e si spazzola tra i denti i morti ammazzati. Never City ha avuto un passato e sicuramente avrà un futuro, anche se [questo futuro] non significherà altro che vederla diventare ancora più polverosa, cruente, sanguinaria, grottesca. Never City ha più storie da raccontare di quante se ne riescono ad immaginare, ma bisogna avere molto tempo da perdere, ed essere insolitamente fuori di testa per saperle apprezzare.
–
[Luca Ruocco]: Dopo “Foot Food” sei già al lavoro su un altro volume: un’antologia con più autori ambientata proprio a “Never City” [tra l’altro sei riuscito a tirar dentro l’allegra brigata anche il sottoscritto]. Ce ne parli?
[Stefano Rossi]: Esatto. Ma al momento non posso dire molto. Posso solo accennare al fatto che ho raggruppato quelli che per me sono tra i migliori scrittori della narrativa indipendente, i più idonei a scrivere di Never City. Il titolo dell’antologia sarà Strisciano sull’asfalto. Undici racconti intervallati con le illustrazioni di Lorenzo Lepori [Oltretomba]. Se tutto va bene uscirà a giugno, sempre con la Carmignani Editrice.
–
[Luca Ruocco]: Come possiamo reperire i tuoi libri?
[Stefano Rossi]: Come l’anno scorso, anche quest’anno sarò felicemente costretto a viaggiare in un macabro gioco dell’oca tra un festival e l’altro. Oltre a questo, i miei libri su Never City sono reperibili sul sito della Carmignani Editrice. Per quanto riguarda i racconti, beh, l’ho già detto, iscrivetevi al gruppo di “Never City”! Prometto che sponsorizzerò tutti i miei movimenti letterari.
–
[Luca Ruocco]: Chiudiamo con un classico: “Progetti futuri”?
[Stefano Rossi]: Ne ho tanti. Forse troppi. Tralasciando Strisciano sull’asfalto e la nuova versione di Necro-Mortosis, sarò presente in alcune antologie che non tarderò a pubblicizzare. Tra l’altro, la mia mente sta ideando una nuova storia a Never City. Il titolo provvisorio è Motor Dead. Racconta di Jack Black, un motociclista che, al galoppo di una vecchia Harley Davidson, guida sulla Mont Larson Road, in direzione di Never City, portando con sé un terribile maledizione. E’ costretto a viaggiare rimanendo sulla sua moto, fermandosi sporadicamente, perché ogni volta che lo fa invecchia fino a morire. E quando taglia la gola ad un componente degli Psycho Chrome le cose non andranno affatto a migliorare…
Luca Ruocco
Never City, marzo 2016