Il cinema di Jim Jarmusc, edito da Aracne Editrice, è l’opera letteraria prima di Umberto Mentana, sceneggiatore e regista, [autore, tra gli altri, del cortometraggio Astratto e concreto] nel quale, in 180 pagine, viene analizzata l’intera filmografia di quello che è considerato uno dei migliori registi americani, Jim Jarmusch. L’analisi segue una prospettiva sociologica ed è volta ad evidenziare le ripercussioni del “post-moderno” sulla società e sull’individuo presenti nell’Opera di Jarmusch. Opera che contiene in se una forte critica al sistema sociale vigente ma anche un rimedio alla crisi esistenziale dell’individuo.
Abbiamo realizzato una breve intervista con l’autore del libro, Umberto Mentana.
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[Filippo Pugliese]: Puoi parlarci del tema trattato nel tuo libro e di come viene trattato?
[Umberto Mentana]: Il sottotitolo del mio testo è Una filmografia per un’analisi della Cultura e del Cinema Postmoderno. Quindi, potrete ben comprendere, il mio libro non tratta solamente il Cinema di un autore importantissimo, appunto Jim Jarmusch, ma è la ricerca di una “definizione”, quella della categoria sociale del Postmoderno, tanto abusata nelle arti e che io ho cercato di ricostruire dando una lettura inizialmente storica, dai primi teorici del postmodernismo, da Jullier, Jameson, eccetera… affinché ci sia un approdo completo verso una comprensione totale della filmografia del regista americano. Il mio libro è un lungo saggio non sull’estetica cinematografica di Jarmusch, o meglio, non solo, specificatamente, il lettore troverà questo, ma è un percorso di ricerca sociale, d’identità, è un volume di critica cinematografica affrontato in chiave sociologica, perciò leggibile anche per i lettori a digiuno di Cinema “autoriale”.
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[FP]: Perché hai scelto di concentrarti proprio su Jarmusch? Come nasce questo volume?
[UM]: Jim Jarmusch, come già ho spiegato nella domanda precedente, è un autore importantissimo. E di difficile catalogazione in un quadro prestabilito. Si diverte a “giocare” con i generi canonici del cinema ma li sovverte dall’interno. Abbiamo il road movie [Mystery Train], il western [Dead Man], il mafia movie [Ghost Dog] e così via, ma assumono connotati a cui lo spettatore non è abituato, spiazzandolo.
Inoltre, ed è questo che è mi ha portato a scrivere questo libro, è l’attenzione che Jarmusch rivolge all’individuo, con i suoi difetti e le sue distrazioni, che lo rende Autore unico nel panorama internazionale. A Jarmusch non interessa mostrare gli eventi chiave di una storia o concentrarsi a fornire il massimo climax durante il cosiddetto “punto di non ritorno” dell’intera vicenda, come succede nel cinema americano che vediamo tutti i giorni nelle sale; il Nostro vuole mostrare l’essenza di un individuo, la sua identità che oggigiorno sempre più viene meno a favore dell’omologazione [uno dei caratteri postmoderni per eccellenza], vuole renderci partecipi dei momenti morti della quotidianità di ogni personaggio, e non rendendolo speciale ai fini della narrazione, ma dipingendolo solamente come essere umano, ‘unico ed inimitabile’. Questa, una concezione del cinema che prende piede dall’underground newyorkese degli anni ’70, dalla factory di Andy Warhol, un’influenza imprescindibile della biografia jarmuschana. Basta dare un’occhiata ai vari cortometraggi presenti nel progetto Coffee and Cigarettes oppure la piccola perla Int.Trailer. Night [https://youtu.be/jdNIvm4yjEs] per avere una conferma pratica a ciò che dico. Ritornando al progetto che mi ha portato a pubblicare il testo per conto di Aracne Editrice, specifico che il tutto è partito dalla mia tesi di laurea magistrale in Storia del Cinema presso l’Università degli Studi di Bari, incentrata su Jarmusch e i caratteri fondanti del postmoderno. Dopo consigli di vari amici e colleghi, anche del settore, e dopo aver ampliato il testo grazie alla prefazione della mia docente relatrice del progetto originario di tesi, la Prof.ssa Angela Bianca Saponari, e a degli splendidi artwork di ritratti jarmuschani concessomi da artisti indipendenti internazionali, pensai che il manoscritto così come era mutato poteva suscitare un interesse per la pubblicazione e fortunatamente la Casa Editrice Aracne di Roma si è dimostrata ben aperta nei miei confronti, nell’investire nella mia idea e nel contenuto del mio testo.
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[FP]: Dopo un cortometraggio, Astratto e concreto, e dopo quest’opera letteraria, quali sono i tuoi progetti futuri?
[UM]: Ricordate ancora Astratto e Concreto? Grandi. E’ stata la mia prima esperienza da filmmaker, molto formativa, anche se era un progetto composto da amici e conoscenti. L’unica lezione vera che ho imparato dai vari workshop che ho seguito e dai vari corsi professionalizzanti, è di attivarsi autonomamente ed individualmente affinché quella storia venga raccontata. Se hai voglia di dirigere un film o di registrare delle immagini, accendi la macchina da presa e registra quelle immagini. Lo disse anche Wenders più volte, rivolgendosi ai suoi studenti. Ed è dannatamente vero. Stesso discorso vale per la scrittura, che sia un saggio critico od una sceneggiatura. Se hai un’idea, usa la tua penna o il tuo portatile e donagli una vita, solo così potrai ritenerti soddisfatto. E se alla fine non avrai il prodotto immaginato inizialmente – cosa che nel novanta per cento dei casi succede – non fartene un dramma, sarà tutta esperienza per migliorarsi, in continuo dialogo con le arti. Comunque, dopo di Astratto e Concreto [2011], mi sono impegnato, per quanto riguarda la mia professione di filmmaker, ad usare il linguaggio di distribuzione del web. È un mezzo di informazione che permette molto ai registi indipendenti, con molta democrazia. Per il web ho scritto, diretto e prodotto un altro cortometraggio, un divertissement semplice e di atmosfera Jack O’ Lantern. La Leggenda di Halloween [2013, https://youtu.be/9WI6MY4MyKc], dopodiché ho girato brevi video, disponibili sulla piattaforma vimeo: un tributo all’esperienza notturna della notte, con i suoi suoni, le sue immagini sfuggenti, la sua imperfezione ed intimità [https://vimeo.com/130214309] e infine, dopo i fatti di Parigi, un video commemorativo verso la sua cultura e al suo respiro, cui sono molto legato. [https://vimeo.com/145729840]. Ah, logicamente, poi ho realizzato il booktrailer del libro: https://youtu.be/rRDQk6_NMRw. Sono prodotti amatoriali per quanto riguarda la realizzazione tecnica, cosa che spesso ha danneggiato molto anche i festival cinematografici e gli artisti, che decidono sempre più di puntare su un dispendio di mezzi e di un mero virtuosismo visivo a sfavore di una buona storia. Ah anche questo pensiero proviene da Wenders, forse avrete capito che adoro il regista de Il cielo sopra Berlino? A parte il linguaggio delle immagini cinematografiche, costante fissa del mio lavoro, tant’è che ho un cortometraggio in pre produzione – però ancora fermo per mancanza di mezzi espressivi tecnici adeguati –, dalla fine del 2015 sono iscritto presso la Scuola Adriatica di Fumetto [distaccamento di Foggia], per il reparto sceneggiatura. Anche il fumetto è un linguaggio che lavora molto con le immagini, e le storie che scrivo per questo medium mi permettono – diversamente dal cinema che deve far fronte ad una serie di problematiche burocratiche e di un team corposo alle spalle –, che io dia corpo alle fantasie più disparate che costellano la mia mente, e per questo ringrazio sentitamente Edizioni Inkiostro di Rossano Piccioni [https://www.facebook.com/Edizioni-Inkiostro-130469313813935/?fref=ts], un grande editore come pochi nel panorama nazionale, che mi ha dato e che mi dà tutt’oggi questa possibilità di cimentarmi e di crescere nella stesura della sceneggiatura a fumetti grazie all’istituzione della Scuola di Fumetto Adriatica anche su Foggia, oltre ad essere presente, come istituzione, anche in altre città d’Italia.
Dal punto di vista “accademico”, ho collaborato e spero di collaborare ancora con la rivista di critica letteraria e cinematografica Fuori Asse – Officina della Cultura [http://www.cooperativaletteraria.it/index.php] e, ulteriormente, sono in contatto con vari docenti universitari, studiosi delle discipline dello Spettacolo, con cui collaboro per la stesura di recensioni ed articoli sulla Settima Arte.
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[FP]: Ti sentiresti di consigliare ai lettori “Il cinema di Jim Jarmusch”? Perché dovrebbero leggerlo?
[UM]: Come autore del libro non potrei fare altrimenti. A parte gli scherzi, mi sento di consigliarlo perché a mio vedere, la ricerca sociologica e cinematografia che ho condotto mi ha portato alla vera essenza del Cinema di Jim Jarmusch. Il suo lavoro è scandito da una duplice dialogo con la modernità: da un lato la presa di coscienza dello ‘stato di crisi’ in cui viviamo, dall’altro, invece, egli ci offre una soluzione, un barlume di speranza dettato dal recupero degli antichi valori di umanità, del provare passione e sentimento l’uno verso l’altro, dall’attenzione al dialogo, del rifiuto ad essere “bombardati” di informazioni, ritornare, in definitiva, ad essere vivi, grazie alla purezza delle specificità dell’essere umano. Credo che questo basti per far capire l’importanza di un regista come Jim Jarmusch, e spero che io sia stato abbastanza preciso nel far capire la sua Poesia.
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Il cinema di Jim Jarmusch è disponibile in libreria e sui consueti canali di vendita online.
Filippo Puglese
Roma, marzo 2016