Come si distingue un autore cinematografico da un semplice regista? Quesito tutt’altro che banale, al quale è davvero complesso rispondere senza inoltrarsi in lunghe riflessioni accademiche su poetica, stile e visione. Eppure, questo non potrebbe bastare ad aiutarci a riconoscere un vero autore, qualora lo avessimo davanti. Già, poiché in questo momento storico oscuro e sinistro per il cinema, Hollywood riesce a venderci qualsiasi cosa, spacciandola per qualità e impegno, anche se in realtà si rivela come un mero artificio realizzato a tavolino da produttori e dirigenti.
Un esempio evidente in tal senso è Jonh Hillcoat, regista che tenta con tutte le sue forze di mostrarsi come un autore, puntando su progetti ruvidi e rischiosi – almeno in apparenza – che in fondo si mostrano essere senza spessore o visione. Se il suo esordio, il polveroso e violento La proposta, mostrava un’affezione verso il grande cinema americano – senza raggiungere mai quelle vette, badate bene – è con i suoi due lavori successivi che questo cineasta australiano ci mostra tutti i suoi limiti.
Ci riferiamo al mancato The Road, adattamento dello splendido romanzo omonimo di Corman McCharty e al retorico Lawless che tradisce l’incipit violento e cattivissimo, cedendo a un facile e consolatorio sentimentalismo alquanto fuori luogo. Sfortunatamente, Codice 999, ultima opera di Hillcoat in uscita nelle nostre sale, non fa eccezione e non riabilita la carriera di questo regista che evidentemente è ancora alla ricerca della propria strada.
Quando un gruppo di poliziotti corrotti è ricattato dal cartello della mafia russa per portare a termine una rapina apparentemente impossibile, gli agenti capiscono che l’unico modo per mettere a segno il colpo è causare un 999, il codice usato dalla polizia per segnalare che un agente è stato colpito in azione. Il caos che segue l’uccisione di un polizotto sul campo è il diversivo perfetto di cui hanno bisogno per portare a termine la rapina, ma che abbiano realmente la volontà di uccidere un collega è tutta un’altra storia.
Il loro piano viene però stravolto quando l’insospettabile recluta che avevano deciso di sacrificare sventa l’attacco, innescando una frenetica caccia all’uomo e dando il via a un finale ricco d’azione, tradimenti, avidità e vendetta.
Nonostante un cast di primissimo ordine e un’atmosfera tesa da noir metropolitano, Codice 999 non va aldilà dei referenti che lo hanno ispirato. Hillcoat, infatti, non riesce ad emanciparsi dal cinema di Michael Mann – autentico maestro di personalità e visione se si tratta di raccontare rapine, sparatorie, criminali e piedi piatti – riducendo il proprio film ad un freddo esercizio di stile che raramente riesce a coinvolgere lo spettatore.
Tuttavia, l’assenza di gravitas, fa emergere una ricercatezza tecnica non indifferente che si palesa con forza nella efficace scena di apertura della pellicola o nella sequenza relativa al triplo 9 che chiarisce il titolo dell’opera. Ancora una volta un film derivato che fa pensare ad altro cinema – meglio riuscito – e che manca in poetica, stile e visione, aspetti fondamentali per chi come Hillcaot tenta disperatamente di “laurearsi” autore.
Una piccola curiosità: nella pellicola compare, tra gli altri, Gal Gadot, la neo Wonder Woman dell’universo cinematografioco DC Comics, apparizione breve ma davvero affascinante… almeno per il pubblico maschile.
Paolo Gaudio
–
CODICE 999
Regia: Jonh Hillcoat
Con: Kate Winslet, Chiwetel Ejiofor, Casey Affleck, Woody Harrelson, Aaron Paul, Gal Gadot, Teresa Palmer, Norman Reedus, Clifton Collins Jr., Anthony Mackie
Uscita in sala in Italia: giovedì 21 aprile 2016
Sceneggiatura: Matt Cook
Produzione: Worldview Entertainment, Anonymous Content, Surefire Entertainment Capital
Distribuzione: M2 Pictures
Anno: 2016
Durata: 115’