6.870.000. Questo è il numero di risultati che si ottengono su Google se si prova a inserire la parola “corruzione”. Se poi si riduce lo spazio della ricerca soltanto alle notizie più recenti, il numero cala sensibilmente – circa 330.000 risultati – tuttavia, la percezione di quanto sia attuale questo tema resta evidente. Da queste ricerche si può anche verificare come il nostro Paese risulti essere al 69esimo posto nella classifica dei più corrotti al mondo. E in effetti, di politici corrotti, imprenditori disonesti e amministrazioni colluse con la camorra o la mafia in genere, il Bel Paese trabocca.
Proprio questa Italietta è il materiale narrativo de Il Ministro di Giorgio Amato che, dopo The Stalker, torna a indagare l’aspetto più disturbante e sinistro che si nasconde in ognuno di noi, mostrando un interesse particolare in quei personaggi negativi, sporchi e senza scrupoli che osservati attentamente e da vicino ci somigliano molto.
Franco Lucci è un imprenditore sull’orlo della bancarotta. La salvezza della sua società è appesa a un grosso appalto pubblico che potrebbe ottenere grazie all’intervento di un ministro del quale è diventato amico e che ha invitato a cena. Insieme a Michele, suo socio e cognato, Franco ha organizzato la serata perfetta: oltre a pagargli una cospicua tangente, i due gli fanno trovare una ragazza disposta ad andare a letto con lui. Il tutto sotto gli occhi di Rita, la moglie di Franco, che cerca di assecondare il marito in questo ultimo disperato tentativo per ottenere l’appalto milionario e salvare tutti i loro privilegi. Ma per colpa della ragazza la serata prende una piega inaspettata.
Se con il suo film precedente, Amato metteva una luce nell’angolo più buio del cuore di un marito e di un padre, questa volta illumina l’avidità e l’oscena sfrontatezza insita nel potere e negli uomini che lo esercitano. Utilizzando il registro della commedia nera, il regista, ci porta in una di quelle ‘cene eleganti’ che negli ultimi anni hanno riempito pagine e pagine di giornali. Il disagio che lo spettatore percepisce è il medesimo di chi quelle cose le conosce bene – perché di dominio pubblico, ormai – e che, tuttavia, rifiuta o semplicemente non riesce ad accettare. E’ davvero difficile osservare come la politica e il malaffare si siano intrecciati a tal punto da costituire un sistema al quale tutti – o quasi – aderiscono con disincanto.
Sistema che è diventato organico anche alla nostra percezione del potere e della cosa pubblica, che critichiamo ma che non riusciamo a combattere davvero. In fondo, l’empatia con Lucci, il protagonista interpretato ottimamente da Gian Marco Tognazzi, ci raggiunge immediatamente, provocandoci un senso di repulsione e attrazione. Non ci somiglia e quello che fa non lo faremo mai. Eppure, le sue ragioni ci appaiono comprensibili, come se la corruzione di un ministro attraverso soldi, droga e prostitute faccia parte del suo lavoro.
Ciò che questo piccolo film sta lì a testimoniare è come il modello mafioso che corrompe qualsiasi ideale sia riuscito in un’impresa impossibile, ovvero tramutarsi in cultura. Cultura del voto di scambio, cultura della mazzetta, cultura della donna come merce, cultura del proprio interesse prima di tutto. Il Ministro, ci fa ridere amaramente di ciò che siamo diventati come società, inchiodandoci a delle responsabilità che collochiamo fuori di noi ma che, ahimé, sono parte integrante del nostro pensiero.
A un contenuto così denso, sfortunatamente, il cineasta sardo, non riesce ad affiancare un’estetica forte e personale, limitando moltissimo quelle che sono le sue capacità di visione che ha dimostrato di avere in altre occasioni. Davvero un peccato, poiché con qualche sforzo in più – economico, s’intende – Il Ministro sarebbe potuto essere un piccolo caso cinematografico, nero, spietato e deprimente come la nostra società.
Paolo Gaudio
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IL MINISTRO
Regia: Giorgio Amato
Con: Gian Marco Tognazzi, Alessia Barela, Fortunato Cerlino, Jun Ichikawa, Edoardo Pesce
Uscita sala in Italia: giovedì 5 maggio 2016
Sceneggiatura: Giorgio Amato
Produzione: Golden Production
Distribuzione: Europictures
Anno: 2016
Durata: 90’