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ALMOST DEAD: Intervista a Giorgio Bruno

almost-dead-intervista-1[Luca Ruocco]: Ciao, Giorgio. Innanzitutto raccontaci di Explorer Entertainment e di quello a cui hai lavorato dopo il tuo primo lungometraggio: “Nero infinito”.

[Giorgio Bruno]: Nero Infinito era un piccolo film fatto in casa. L’ho iniziato quando avevo 24 anni e l’ho terminato a 27! Lo girai con poco più di 20.000 € e non avevo un’idea veramente chiara di quello che stavo facendo ma, soprattutto, di quello che volevo raccontare. Quando uscì in sala fu un vero fallimento, quindi per un po’ mi distaccai dalla regia e ho iniziato a produrre. Non appena ho fondato Explorer Entertainment ho prodotto e co-prodotto vari film tra cui L’esigenza di unirmi ogni volta con te, Bite – assieme all’Alberini Film di Emanuele Moretti e Andrea de Liberato – e l’ultimo, Deprivation, un mix di sci-fi e horror per la regia di Brian Skiba. Ho anche co-prodotto Uninhged per la regia di Giorgio Serafini, interamente girato in America con Sean Patrick Flanery e Eric Balfour, protagonista di Non aprite quella porta.

almost-dead-intervista-6[LR]: “Almost Dead” è il tuo secondo lavoro da regista. Come nasce il progetto?

[GB]: Anche se negli ultimi anni mi sono concentrato sulla produzione, il mio amore è sempre stato la regia e il voler raccontare alla fine ha preso il sopravvento! Iniziai a lavorare sul l’idea di una donna che rimaneva intrappolata dentro una macchina senza poter uscire, perché accerchiata da zombie. Mi sembrava un’idea fighissima, da amante del Genere, ma pensavo a come renderla originale. Non la volevo svilire con i soliti cliché. Volevo fare qualcosa di diverso. Iniziai a pensare che sarebbe stato divertente mischiare l’horror al dramma, passando per il thriller psicologico. I miei sceneggiatori da questo punto di vista hanno saputo cogliere perfettamente quello che avevo in mente è hanno costruito una storia meravigliosa che avevo a tutti i costi voglia di girare. Poi è arrivata la proposta di Olivia Film e da lì è nato tutto.

almost-dead-intervista-4[LR]: Un po’ thriller e un po’ film d’assedio, ma dando spazio anche ad un’importante vena horror: con “Almost Dead” hai giocato con i Generi. Come definiresti il tuo film, se dovessi per forza dargli un’etichetta? Racconta anche il plot in breve, per i nostri lettori.

[GB]: Almost Dead è un dramma. Gli zombi sono solo un mero pretesto per raccontare una metafora sulla solitudine. È stato anche un periodo particolare, per me, quello in cui ho girato Almost Dead e credo che questa vena profondamente tragica esca fuori. La storia racconta di Hope, una donna che si risveglia dentro una macchina sul ciglio di una strada deserta. Ma la minaccia è accanto a lei. Non voglio svelare altro della storia.

almost-dead-intervista-3[LR]: Pensi che la commistione tra i Generi possa essere una risposta ad un’industria molto spesso bloccata in un meccanismo di riciclo – tra remake e reboot – con esiti altalenanti?

[GB]: Io credo che bisognerebbe avere sempre qualcosa da raccontare, indipendentemente dalla commistione dei Generi. Oggi si cerca di giocare sul sicuro. Si fanno cloni su cloni di film di successo, ma a me questo non interessa. Bisogna semplicemente avere il coraggio di osare, di pensare a qualcosa di diverso. Non sempre è facile o possibile, ma in mezzo ad un mare di prodotti mainstream inutili, soprattutto nell’indie, si possono trovare delle cose molto interessanti.

almost-dead-intervista-5[LR]: Il film si sviluppa in qualcosa di molto simile ad uno zombie movie. La figura del morto vivente, anche grazie al successo televisivo di “The Walking Dead”, è stato probabilmente la figura orrorifica simbolo del cinema del terrore contemporaneo. Pensi si possa ancora raccontare qualcosa di nuovo rispetto ai “living dead” e ai loro simili? Come hai tentato di farlo in “Almost Dead”?

[GB]: Io penso che gli zombie piacciono così tanto al pubblico perché sono quanto di più simile all’essere umano. La verità è che negli zombie ci identifichiamo tutti e questo George Romero lo aveva detto negli anni ‘60! Io ho provato a dargli una connotazione più umana, quasi dolce e poco aggressiva. Ho voluto provare a dare loro un’anima.

almost-dead-intervista-2[LR]: Parliamo di modelli di ispirazione. Se ti chiedessi 3 titoli e 3 registi che, in qualche modo, ti hanno guidato nella lavorazione al film? Noi, sul portale, abbiamo messo in parallelo il tuo film con “Buried – Sepolto”…

[GB]: Ho visto che avete paragonato il film a Buried ma ti dirò che non ho mai pensato a quel film quando scrivevo la storia, anche perché se devo essere sincero è un film che non ho mai amato più di tanto. In verità non ho mai pensato ad un modello, la storia l’ho scritta di getto e con i miei sceneggiatori non abbiamo mai paragonato la storia a qualche altro modello. Poi il film è pieno di riferimenti, ma credo sia normale per un cinefilo “contaminare” il proprio film di citazioni di pellicole che lo hanno reso felice! Se dovessi scegliere dei registi a cui ho pensato mentre giravo, direi sicuramente il John Carpenter de La cosa e, indubbiamente, Romero. Ma ripeto, più che un horror la mia intenzione era fare un dramma esplorando la solitudine.

almost-dead-intervista-7[LR]: A livello attoriale, il film poggia sulla bella prova della protagonista Aylin Prandi. Come l’hai scelta e come è stato lavorare con lei?

[GB]: Aylin Prandi è fantastica e, oltre che una talentuosissima attrice, è anche una persona splendida. Fu portata alla mia attenzione dal mio aiuto regista Mario Corrado. È stato davvero amore a prima vista con lei e non mi sono nemmeno dovuto battere più di tanto con le mie produttrici per averla, perché fece un provino da urlo. Aylin è riuscita a darmi quello che volevo ed è andata oltre. Chiunque guarderà il film, indipendentemente dal parere più o meno critico sul mio lavoro, non potrà negare l’immensa bravura di questa giovane attrice.

almost-dead-intervista-8[LR]: Il film è prodotto da Olivia Film. Ci parli di questa realtà produttiva?

[GB]: Olivia Film è una realtà tutta al femminile! È stata fondata da Susanna Ferrando assieme ad Emanuela Morozzi e Sonia Broccatelli. Conoscevo bene Emanuela con la quale avevo condiviso vari lavori ed è stata a lei a propormi la regia di un film. Appena letto lo script dì Hope [che era il titolo originale del film] ne rimase folgorata e fece di tutto assieme a Susanna e Sonia per metterlo in piedi con fondi privati e grande coraggio.

almost-dead-intervista-9[LR]: A livello distributivo, invece, come ti stai muovendo per portare “Almost Dead” al suo pubblico?

[GB]: Sono molto contento perché il film sta riscuotendo grande attenzione sul mercato. È stato presentato al Marché du Film di Cannes ed è venduto nel mondo da Phoenix Worldwide e Uncork’d, due grosse aziende specializzate nel Genere. A breve Almost Dead inizierà il suo giro per i festival di tutto il mondo. Speriamo che piaccia!

Luca Ruocco

Roma, maggio 2015

InGenere Cinema

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