Ghostbusters di Paul Feig è un film da countdown.
Fin da subito era riuscito ad attirare a è gli interessi dei più, per il fatto stesso d essere il nuovo capitolo [remake o reboot] di un franchise così importante per i fan e, cosa non da meno, per essere riuscito ad infrangere il muro di rifiuti innalzato da Bill Murray rispetto ad un possibile nuovo capitolo della saga, riuscendo addirittura ad inglobarlo al suo interno con uno dei più rispettabili tra i camei contenuti nel film.
L’attesa era piacevolmente lievitata, per chi scrive, quando era stata palesata la scelta di regalare al pubblico una versione tutta nuova del film di Reitman, raccontando la storia dell’invasione spiritica di New York in chiave femminile: un remake che avesse solo cercato dei sostituti ai quattro gloriosi acchiappafantasmi avrebbe avuto poco senso sin dall’inizio.
Ma forse avrebbe scatenato un po’ meno panico sul web al momento del rilascio del trailer. Quello di Feig, invece, fu attaccato in maniera cieca e furiosa, immotivatamente.
Grande attenzione e attesa, quindi, e poi? Poi si ritorna nel mondo creato da Dan Aykroyd e Harold Ramis, quel mondo che mescolava in maniera assai piacevole i toni da commedia con le tematiche di scienza e paranormale. Ci si torna con gli ovvi aggiornamenti dovuti al cambio di sesso dei protagonisti, certo, ma anche con quelli degli oltre 30 anni che separano il film di Reitman da quello di Feig, caricandosi quindi addosso un mondo fatto anche di youtube e amazon, di trasmissioni spettacolarizzate dedicate all’occulto e quant’altro. Ma il carico maggiore è quello dell’ironia acerba usata da Feig, che dovrebbe rispecchiare il ridere dei nostri giorni, e che se davvero fosse specchio dell’oggi sarebbe un segnale nefasto… ma ci arriviamo.
Ghostbusters riesce ad illudere il pubblico per una manciata di minuti che tutto stia funzionando, che la traslazione del mondo di Peter, Ray, Egon e Winston sia avvenuta nel modo più piacevole e riuscito possibile. Resistendo.
Ma l’illusione dura poco, perché dopo aver attirato lo spettatore in una trappola stracarica di esche, Feig lo tramortisce con quella che è l’arma più crudele del suo equipaggiamento: una comicità demenziale, appunto, riproposta fino allo sfinimento, anche nei momenti meno adatti. Un’ossessione per lo slapstick, utile solo ad appesantire tutto e ad eliminare qualsiasi utile velo di verosimiglianza e di credibilità dalla vicenda.
Si cammina sul filo del rasoio che divide remake da reboot e, volendo spogliare il film da quanto c’è di velleitario, ci si potrebbe ritrovare davanti al nudo scheletro del film originale, visto che i momenti clou del film del 1984 vengono riproposti e riletti anche qui.
A farlo pendere maggiormente dal lato del reboot ci si mette, oltre alla volontà del regista-autore di slacciarsi completamente dai fatti già narrati, anche il differente mood e l’aria che si respira e che rimane invariata dall’inizio alla fine: ridondante ed eccessiva.
Contrariamente all’originale Ghostbusters, il film di Feig non ci propone veri personaggi, le quattro nuove acchiappafantasmi hanno sì “mansioni” differenti all’interno del gruppo, ma si comportano in maniera troppo simile l’una con l’altra, e non sviluppano davvero una personalità.
I comportamenti demenziali delle quattro divengono poi ancor più esagerati nel personaggio affidato a Chris Hemsworth, versione maschile con evidenti ritardi mentali della telefonista interpretata da Annie Potts: qui il discorso dell’ossessione di gag diventa assillo, e inizia a spaventare.
Oltre ad un contenuto che possa far diventare le quattro ghostbusters dei personaggi concreti, a mancare del tutto è anche il fascino misterioso che si nasconde dietro l’invasione degli spettri [il motivo della loro apparizione nella New York del 2016 è davvero inutile!].
Nella vuotezza più assoluta, si accumulano i camei del vecchio cast: buoni quelli di Murray intenditore di fenomeni paranormali, dello storico palazzo dei pompieri e di Sigourney Weaver mentore di una delle protagoniste, mentre insapori gli altri, compreso quello di Aykroyd [anche produttore del film].
Per disegnare la parabola discendente del franchise, che riserva al pubblico un finale gratuito e un contro-finale che sa di minaccia, simbolico è il destino riservato al buon vecchio Slimer…
Per ritornare al discorso sul senso del comico dei nostri giorni, se davvero Feig ha saputo centrarne in pieno i gusti, ci sarà da divertirsi.
Ah, unico spoiler: incrociano i flussi in maniera del tutto irresponsabile!
“Qualche volta se piove merda e qualcuno deve metterci un ombrello… e chi chiamerai?”
Non saprei… davvero non saprei…
Luca Ruocco
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GHOSTBUSTERS
Regia: Paul Feig
Con: Melissa McCarthy, Kristen Wiig, Kate McKinnon, Leslie Jones, Chris Hemsworth, Cecily Strong
Uscita sala in Italia: giovedì 28 luglio 2016
Sceneggiatura: Kate Dippold, Paul Feig
Produzione: Columbia Pictures, Feigco Entertainment, Ghostcorps, LStar Capital, The Montecito Picture Company, Pascal Pictures, Village Roadshow Pictures
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Anno: 2016
Durata: 116’