Ken Loach è entrato a far parte di un esclusivissimo club, quello dei cineasti vincitori per ben due volte della Palma d’Oro, del quale fanno già parte Francis Ford Coppola, Shohei Imamura, Michael Haneke e Emir Kusturica. Come già accaduto dieci anni fa a Il vento che accarezza l’erba, anche la sua ultima fatica, Io, Daniel Blake, si è vista assegnare il premio più importante al prestigioso Festival di Cannes. E mai riconoscimento fu più azzeccato.
Loach realizza una pellicola dura, fiera e disturbante fino alle lacrime, che dimostra come le opere di questo regista – giunto alla veneranda età di ottant’anni – siano ancora necessarie. Il suo sguardo, la sua coerenza, la sua militanza appaiono indispensabili al fine di raccontare questo periodo storico e tutte le sue distorsioni e contradizioni. L’assenza di retorica o di qualsiasi tipo di vittimismo, consente al regista britannico di toccare sul serio il cuore degli spettatori, concedendosi l’onere e l’onore della verità.
Per la prima volta nella sua vita, Daniel Blake, un falegname di New Castle di 59 anni, è costretto a chiedere un sussidio statale in seguito a una grave crisi cardiaca.
Il suo medico gli ha proibito di lavorare, ma a causa di incredibili incongruenze burocratiche si trova nell’assurda condizione di dover comunque cercare lavoro – pena una severa sanzione – mentre aspetta che venga approvata la sua richiesta di indennità per malattia. Durante una delle sue visite regolari al centro per l’impiego, Daniel incontra Katie, giovane madre single di due figli piccoli che non riesce a trovare lavoro. Entrambi stretti nella morsa delle aberrazioni amministrative della Gran Bretagna di oggi, Daniel e Katie stringono un legame di amicizia speciale, cercando come possono di aiutarsi e darsi coraggio mentre tutto sembra beffardamente complicato.
Attraverso un paradossale e contorto paradosso burocratico degno dell’universo grottesco descritto da Terry Gilliam nel suo capolavoro Brazil, Loach riesce a rintracciare la realtà e a raccontarla con un realismo che raggiunge l’anima. Io, Daniel Blake è semplicemente un film importante e necessario, ancor prima di essere attuale e urgente. Fa parte di quei rari casi in cui il cinema si mostra veicolo di consapevolezza che consente a chi osserva di decodificare il momento storico nel quale stiamo vivendo, invecchiando e impoverendoci. La storia di quest’uomo, Daniel, abile a riparare le cose, mostra l’assurdo legislativo che questa società sta allevando. Un lavoratore capace, improvvisamente si scopre malato. Troppo per poter continuare a lavorare, a parere dei medici che lo hanno in cura, troppo poco per la previdenza sociale britannica che dovrebbe concedergli il sussidio. Allora, cosa fare? Come districarsi in questa foresta selvaggia che è la burocrazia, fatta di documenti, moduli da riempire online, di codici, numeri e procedure. La complessità di un sistema che inevitabilmente sfinisce e annichilisce chi è costretto ad averci a che fare. A tal punto da rinuncia ai propri diritti, alle proprie idee e prerogative. Addirittura alla stessa vita. Poiché il lavoro, difatti, costituisce gran parte di essa, o per lo meno la regola e la sostiene. All’interno di questa realtà, simile a un terribile girone dantesco, si dipana la pellicola che non giudica, offende o priva della dignità i suoi personaggi. Neanche nei momenti di maggiore disperazione, nei quali la miseria umana si palesa inevitabilmente. Loach, ama e comprende questi caratteri, tratteggiandoli e restituendoceli come persone autentiche, fragili e tanto simili a chi le osserva nel buoi della sala.
Io, Daniel Blake è uno specchio nel quale chiunque può riconoscersi. Perfino il potere è rappresentato, ma solo nella maniera in cui ognuno di noi lo frequenta giornalmente. Relazionandosi con un’assenza opprimente, costituita da istituzioni lontane, da politiche non adatte alla realtà che stiamo vivendo e dalla burocrazia che ci ammonisce facendoci apparire costantemente in difetto.
L’ultimo film di Ken Loach è in sala in questo momento. Un film necessario, importante, commovente e bellissimo.
Grazie al cielo, esiste.
Paolo Gaudio
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IO, DANIEL BLAKE
Regia: Ken Loach
Con: Hayley Squires, Micky McGregor, Natalie Ann Jamieson, Dave Johnson, Colin Coombs
Uscita in sala in Italia: venerdì 21 ottobre 2016
Sceneggiatura: Paul Laverty
Produzione: BBC, BFI, Sixteen Films
Distribuzione: Cinema di Valerio De Paolis
Anno: 2016
Durata: 100’