La sindrome di Asperger per anni ha fatto arrovellare le più brillanti menti in ambito neuropsichiatrico impegnate allo scopo di cercare di comprendere il perché essa accomunasse le personalità più geniali del mondo scientifico, matematico, ma non solo, anche artisti e persone del mondo dello spettacolo. Una sindrome ritenuta in certi casi responsabile del consumo di droghe utilizzate per lenire il dolore che provoca.
Sì, perché in realtà, oltre ad essere molto difficile da diagnosticare, la sindrome non fa altro che rendere il soggetto che ne è affetto ipersensibile e quasi incapace di relazionarsi in maniera sana con il mondo esterno ma, a differenza dei casi gravi che sfociano nell’autismo più cronico, nelle sue forme più lievi sembra essere una diretta conseguenza di un cervello molto performante, che troppo spesso si perde nelle sue infinite elucubrazioni divenendo capace di risolvere i puzzle più complessi, ma perdendo completamente di vista la soluzione ai più semplici problemi della vita di tutti i giorni.
Dal punto di vista cinematografico possiamo citare personaggi come John Nash [Russel Crowe] di A Beautiful Mind, oppure Alan Touring altro brillante matematico interpretato da Benedict Cumberbatch in The Imitation Game,che pare che siano stati interessati da tale malattia.
In The Accountant il regista Gavin O’ Connor ci presenta Christian Wolff [Ben Affleck] all’apparenza un timido, riservato quanto scrupoloso commercialista, con capacità di calcolo confrontabili con quelle di un calcolatore elettronico di ultima generazione, ma che dietro quella maschera di uomo qualunque nasconde non solo i più grandi segreti delle più spietate organizzazioni criminali del globo, ma anche una preparazione a livello militare da far invidia ad un berretto verde dei Marines.
Il film infatti nelle sue due ore abbondanti getta una luce dettagliata sul passato di quest’uomo che forse è il vero punto di forza di questa pellicola: un personaggio così complesso e disturbato ma al contempo così fragile e sensibile non può non attrarre le attenzioni del pubblico, anche perché sembra un Batman senza maschera e mantello, ma che invece di avere il volto arrogante di Bruce Wayne ha le fattezze di un timido contabile.
Figlio di un soldato e di una madre che decide di abbandonare lui e suo fratello nelle mani del padre non può che ricevere una severa educazione che, invece di fargli accogliere in maniera dolce questa sua ipersensibilità cercando di portare quella giusta lucidità tale da permettergli di operare delle scelte sensate, gli insegna ad affrontare gli stimoli esterni amplificandoli utilizzando un approccio spartano alla vita.
A fare da contraltare a questa educazione marziale vi è la comprensione di un uomo responsabile di un centro di terapia dove trovano dimora bambini come lui affetti da questa sindrome che, lo ricordiamo, non è una vera e propria malattia, ma forse potrebbe essere interpretata come un modo differente di percepire la realtà, quasi senza filtri e per questo dirompente e disturbante soprattutto per la fragile psiche di un bambino. Per cui dicevamo approccio al Genere quello di O’Connor che tenta anche la via dell’autorialità forse non riuscendo sempre a trovarla, soprattutto nei punti in cui ha inserito alcuni colpi di scena forzati quanto inutili che non fanno altro che complicare ulteriormente un fabula lineare e senza pretese come è giusto che sia per un film così strutturato.
Paolo Corridore
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THE ACCOUNTANT
Regia: Gavin O’Connor
Con: Ben Affleck, J.K.Simmons, Anna Kendrick
Uscita in sala in Italia: giovedì 27 ottobre 2016
Sceneggiatura: Bill Dubuque
Produzione: Electric City Entertainment, Zero Gravity Management
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Anno: 2016
Durata: 128′