Una volta letto l’omonimo libro al quale Marco Bellocchio si è liberamente ispirato per la realizzazione della sua ultima fatica dietro la macchina da presa, ossia Fai bei sogni, è piuttosto semplice rintracciare una fortissima affinità elettiva tra le pagine del best seller autobiografico di Massimo Gramellini e il DNA cinematografico del regista emiliano.
Tra le pieghe e le righe di quelle pagine, infatti, scorrono, sia in superficie che in profondità, tutta una serie di tematiche, emozioni, sensazioni, atmosfere, legami e dinamiche tra i personaggi, care e ricorrenti nel cinema di Bellocchio. Di conseguenza, l’incontro tra i due autori e le rispettive poetiche non poteva che generare prima o poi un “matrimonio” da celebrare sul grande schermo. E quel momento è arrivato, con il risultato che approda nelle sale italiane con 01 Distribution a partire dal 10 novembre, dopo aver aperto lo scorso maggio la Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2016. Insomma, era scritto nel destino che le loro strade si incrociassero, per dare vita a un’opera stratificata, intensa e dolorosa.
La storia è quella di Massimo che, dopo un’infanzia solitaria e un’adolescenza difficile diventa un giornalista affermato, ma continua a convivere con il ricordo lacerante della madre scomparsa, nonché con un senso di mistero intorno alla sua morte. La vicinanza di Elisa lo aiuterà ad affrontare la verità sul suo passato. Solo alla fine scoprirà come sono andate veramente le cose, e troverà il modo di risalire alla luce.
In Fai bei sogni si parla quindi di un’assenza, con la ricerca della verità e allo stesso tempo la paura di scoprirla a rappresentare il baricentro drammaturgico su e intorno al quale dare forma e sostanza al racconto. Un tema, questo, centrale nella filmografia del cineasta di Bobbio, più volte sviscerato e sviluppato insieme o in parallelo in numerose sue opere, a cominciare da L’ora di religione. Nella vicenda personale di Gramellini e nelle pagine che la narrano il tema è altrettanto centrale, così come quelli legati al senso di colpa, al conflitto familiare e al peso del tempo che lascia profonde lacerazioni. Tutto questo “magma” rovente lo si può incontrare ciclicamente nel cinema di Bellocchio, con quest’ultimo che, dopo averli riconosciuti nel romanzo, li ha fatti suoi e plasmati, quanto basta per farne un film assolutamente personale.
Lo script si dirama lungo una doppia asse temporale, con frammenti di presente e di passato che vanno lentamente a comporre un “puzzle” drammaturgico dove il protagonista, in una notte come tante, prova a rimettere insieme tutti i tasselli mancanti della propria esistenza. A dare corpo e voce al personaggio e al suo impervio viaggio nella memoria e nello spazio [la casa dei genitori], un Valerio Mastandrea che come il vino con lo scorrere delle annate invecchia e migliora. Qui è aiutato nella costruzione di una figura complessa da delineare da un regista che, all’attenzione nei confronti dei contenuti e della componente estetica, ha sempre affiancato un lavoro molto rigoroso con gli interpreti di turno e la performance dell’attore capitolino in Fai bei sogni ne è l’ennesima dimostrazione.
Francesco Del Grosso
–
FAI BEI SOGNI
Regia: Marco Bellocchio
Con: Valerio Mastandrea, Bérénice Bejo, Guido Caprino, Nicolò Cabras, Dario Delpero, Barbara Ronchi, Miriam Leone, Arianna Scommegna, Bruno Torrisi, Manuela Mandracchia, Giulio Brogi, Roberto Di Francesco, Dylan Ferrario, Pier Giorgio Bellocchio
Uscita in sala in Italia: giovedì 10 novembre 2016
Sceneggiatura: Valia Santella, Edoardo Albinati, Marco Bellocchio
Produzione: IBC Movie, Kavac
Distribuzione: 01 Distribution
Anno: 2016
Durata: 133’