Da tempo seguiamo gli studi e le pubblicazioni di Mauro Biglino, e proprio dopo la pubblicazione di una recensione su uno del lavori del traduttore biblico siamo stati contattati da Lorenzo Andreaggi, un giovane regista indipendente che qualche anno fa ha realizzato un lungometraggio che racconta proprio della discesa sulla Terra di una razza extraterrestre a cui, in qualche modo, si può collegare la nascita dell’homo sapiens. Abbiamo avuto modo di vedere solo alcune scene del film Anunnaki, e ne abbiamo parlato con il regista.
[Luca Ruocco]: Su InGenereCinema.com abbiamo più volte dato spazio alle affascinanti teorie e agli studi di Mauro Biglino. L’argomento del tuo secondo lungometraggio gli è assai vicino. Vuoi spiegarci chi sono gli Anunnaki e di cosa parla il tuo lungometraggio?
[Lorenzo Andreaggi]: Ciao Luca e grazie per questa intervista! Gli Anunna o Anunnaki sono i famosi Elohim dei testi biblici in ebraico, i Veda indù, i Titani greci. Sono coloro che ci hanno creato, o meglio, fabbricato. Letteralmente ANUNNAKI = i figli di Anu – ovvero – coloro che dal cielo scesero sulla Terra. Oggi parlare di Anunnaki spaventa, intimorisce. Allontana quelle persone oramai troppo sicure di tutto, ovvero coloro che già hanno saldo e radicato un concetto di vita e morte collegato alla religiosità, qualunque essa sia.
Ma “purtroppo” oggi, grazie alle nuove tecnologie e alle ultime scoperte in campo archeologico e storico, la mentalità dell’essere umano sta cambiando totalmente, si amplia, si apre a ricevere gradualmente una cruda verità “scomoda” che porterà un’umanità impoverita di conoscenza ad elevarsi ad un livello di sapere superiore in un corso molto breve degli anni a seguire. La cosiddetta teoria degli “Antichi Astronauti” è risaputa da molti, ormai. Negli anni ’70 ci fu un boom di scrittori che grazie a precise informazioni, ricostruzioni e ricerche personali intense, avevano rieditato la storia dei nostri antenati; autori come Peter Kolosimo, Erich von Daniken, Zecharia Sitchin, etc., hanno lanciato la prima pietra raccolta [non subito] con entusiasmo e curiosità da coloro che si erano sempre posti delle domande e che la storia canonica ufficiale non era riuscita, con le sue risposte approssimative, a soddisfare pienamente. Il mio film racconta una trama precisa, racconta una storia; non compresa e accettata ovviamente da tutti, ma di questo avremmo modo di parlare in seguito. La sceneggiatura l’ho scritta insieme al mio collega Mario Mariani, sceneggiatore teatrale e cinematografico: sul pianeta Nibiru [il dodicesimo del sistema solare] l’oro inizia a scarseggiare e l’atmosfera diventa irrespirabile. Alalu, re degli Anunnaki, spodestato dal nuovo re Anu [al quale vengono strappati gli attributi], fugge con il proprio “carro celeste” per non incorrere all’esilio. Nell’universo, trova il pianeta Terra ricco di materiali preziosi. Prima di morire, manda un messaggio a Nibiru della strabiliante scoperta. Anu, decide insieme a suo figlio Enki e ai suoi consiglieri, di fabbricare un lavoratore primitivo che fatichi al posto loro per continuare ad estrarre l’oro sul pianeta Terra. Dopo molteplici fallimenti ed esperimenti sul DNA, nascono in un laboratorio bio-genetico detto “Casa della Vita”, i primi esseri umani ad immagine e somiglianza di Enki e degli Anunnaki: Adamu e Ti-Amat [Eva]. Enki diventerà il capo della missione, l’infermiera Ninmah con l’inseminazione artificiale diventerà madre, le guaritrici presteranno liberamente il proprio utero per la procreazione, Enlil appagherà la sua voglia di fare sesso con Sud e Ziusudra salverà l’umanità dal così detto diluvio universale. Grazie agli incroci genetici, il film racconta l'”anello mancante” che fece evolvere gli ominidi in uomini dotati di intelligenza in schiavitù degli Dei Anunnaki. Beh, posso dire che la parte da me preferita del film è proprio la “tavoletta 6” ovvero la creazione degli Adamiti che avviene nel laboratorio sotterraneo di una piramide.
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[LR]: Tempo fa si era parlato di un film di produzione americana che aveva lo stesso titolo del tuo, e che pescava la materia narrativa sempre dagli studi di Sitchin. Del film made in USA, poi, non si seppe più nulla, mentre il tuo, girato tra il 2012 e il 2013, è stato proiettato in qualche festival, ma non è ancora stato ufficialmente distribuito…
[LA]: Ho sentito parlare spesso del lungometraggio americano di John Gress la cui lavorazione, secondo il mio modesto parere, non è mai cominciata. Poteva essere soltanto un’idea iniziale di produzione ma niente di più. Il presunto trailer che circolava in quei tempi sul web suscitava scalpore, ma ad un occhio vigile e attento degli addetti ai lavori, non poteva sfuggire un agglomerato di immagini e sequenze rapite da altri film di fantascienza e ben montate fra loro, per far credere così che un film del genere fosse in “azione”. Bufale mediatiche.
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[LR]: Come hai approcciato agli studi di Zecharia Sitchin? Perché hanno solleticato così tanto il tuo interesse tanto da spingerti a mettere in moto una macchina produttiva indipendente così impegnativa per te e per il resto dello staff?
[LA]: Fin da piccolo sono sempre stato incuriosito dalla comparsa dell’uomo sulla Terra. Credo nell’evoluzione fino ad un certo punto. Ho sempre cercato di trovare una spiegazione a questo grande quesito ma il racconto così come ci veniva narrato a scuola era soltanto una “leggera” e innocua favola infantile. Un po’ come quando si racconta che i bambini nascono sotto i cavoli. Altri tempi. Civiltà che nascevano dal nulla, scimmie che progredivano meglio dei “Transfomers” e mestieri che fiorivano come margherite. La storia era già scritta e se qualcuno avesse voluto modificarla… non avrebbe avuto nemmeno il tempo di terminare la sua teoria. La vera conoscenza. Sarebbe troppa fatica per la nostra società che ho sempre definito “malata”. Malata di tradizioni, rituali e racconti che ci possono essere pervenuti dal passato solo con un telefono senza fili. Ebbene sì, è proprio come il gioco che si faceva a scuola quando si era piccoli. Il telefono senza fili. Un bambino dice una frase al compagno di banco e di conseguenza l’altro lo ripete a quello che ha vicino. Il risultato finale è completamente diverso dalla frase iniziale. Questo è un tipico esempio di come abbiamo “riscritto” la storia dell’umanità. E i sumeri? Quanti di voi sanno chi sono i sumeri? La loro storia a scuola duravano, se tutto andava bene… 3 pagine. Dopodiché si passava agli egizi. Così, semplicemente voltando la pagina di un libro. Tutto ciò che andava contro la cronologia conosciuta, veniva tagliato fuori. Vera libertà. E con questo film ho voluto prendermela la libertà, basandomi sulle antiche cronache terrestri e su tutto quello che in un passato lontano ci è stato celato.
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[LR]: Nonostante il tuo film racconti di una razza spaziale evoluta giunta sulla Terra per sfruttarne le risorse minerarie e che si trovò al centro della creazione della razza dei Sapiens, nel tuo film non si vedono astronavi, forme di tecnologia extra-terrestri o altro… Anzi, spesso sembra di trovarsi di fronte ad un film in costume, ovviamente a basso budget. Ci spieghi il perché di questa scelta?
[LA]: Non è esattamente così. L’astronave nel film si vede! Per la sua rappresentazione ci siamo ispirati al lungo siluro rinvenuto sul suolo lunare durante la presunta spedizione in incognito da parte dell’Apollo 20. Per quanto riguardano le tecnologie, abbiamo avuto bisogno di un interior design, Dodo Mariani, che riuscisse in qualche modo a equalizzare le tecnologie avanzate degli Anunnaki ad un ambiente primitivo e primordiale, in modo da creare un contrasto evidente. Questo bisogno è stato necessario sopratutto nella realizzazione del laboratorio bio-genetico: la “Casa della Vita”. Per gli oggetti usati dai vari personaggi, i simboli e gli attrezzi da laboratorio, Fabio Mandosio si è ispirato ai disegni originali scolpiti nelle tavolette sumere. Le location esterne sono tante! Monteroni d’Arbia, Deserto di Accona [Crete senesi], Colle Val d’Elsa, San Casciano, Casole d’Elsa, San Quirico d’Orcia, Bagni San Filippo [Terme naturali], Roste di Boccheggiano, Campagnatico [Grosseto], Grotta del Bandino [Villa del Bandino – Bandino], Cave di Maiano, Monsummano Terme [cava bianca] e i cunicoli sotterranei di Firenze. La Toscana come ho sempre detto è una terra magica. Ci sono luoghi nascosti, ambientazioni lunari e canyon da paura! A volte basta guardarsi intorno e hai già fatto il giro del mondo. Io, fiorentino doc dalla nascita, non avrei mai pensato di trovare delle location ideali per il film qui a Firenze, dato che la storia è ambientata nella vecchia Mesopotamia, nel giardino del Gan Eden, a Sumer. Mi hanno definito ‘il regista visionario, folle’! I costumi sono del regista e attore Alessandro Riccio e non necessariamente dovevano essere costumi spaziali come li intendiamo noi, no? Il trucco e il make-up sono di Stefania Ciaccheri.
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[LR]: Hai scelto di non farti affiancare da attori professionisti. E’ stata una scelta dettata dal budget?
[LA]: Può darsi. Ma avrei fatto la stessa scelta anche con un budget più elevato. Il pubblico avrebbe posto la propria attenzione solo sul personaggio famoso, distogliendolo dal senso della trama. Ho preferito scegliere io stesso ogni singolo interprete, prendendolo addirittura [come si suol dire] “dalla strada”, come faceva Pasolini, in base ai segni particolari e alle caratteristiche fisiche, espressive o facciali che l’individuo poteva rendermi al meglio nel film. L’apporto di alcuni attori professionisti presenti nel film già collaudati da lunghi anni di esperienze teatrali, cinematografiche e televisive come Adelaide Foti [nella sua ultima interpretazione per il grande schermo], Andrea Nannelli e Roberto Faggi [interpreti, assieme a Sergio Castellitto, anche della fiction Rai “Don Milani”] ha contribuito ad innalzare il livello qualitativo, garantito già da alcuni attori emergenti provenienti dal teatro fiorentino e dalla scuola di cinema “Immagina” di Giusseppe Ferlito, come Walter Nestola.
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[LR]: Non pensi che questa tua scelta abbia in qualche modo minato, anche in minima parte, alla credibilità della messa in scena? Alcuni dei momenti del film pubblicati online tradiscono un senso di grottesco e del comico apparentemente involontario…
[LA]: E’ una questione che mi è stata sottoposta a critica varie volte, anche se, devo dirti la verità, non riesco a capire dove il grottesco e il comico possa prendere il sopravvento nel film. La parola “grottesco” mi è stata appiccicata spesso per il film, anche erroneamente in altre interviste on-line. Per capirci, porto ad esempio Frankenstein Junior, quello è un grottesco! Il mio film è drammatico e scioccante, non esiste il comico! La problematica è un’altra, anzi è sempre la solita. Leggendo un libro, ognuno nella propria mente si crea determinate figure e immagini. Dal momento che esce una trasposizione cinematografica, pochi accettano come il regista ha trasformato le parole in immagini, perché spesso non corrispondono alla loro immaginazione. Ma questi sono solo problemi personali, a me non interessano. Sottolineo che il film non vuole assolutamente ridicolizzare Sitchin, anzi, abbiamo fatto questo lungometraggio proprio per far conoscere ad altro pubblico estraneo gli “Anunnaki”. Naturalmente quando si fa un film, bisogna sapere anche decidere cosa mettere e cosa non mettere. Mettere “tutto” sarebbe stato veramente troppo cervellotico per un pubblico ignaro e, qualche evento, anche in un film come questo che vuole narrare “l’altra verità”, è d’obbligo romanzarlo. Il doppiaggio, anche quello criticato in buona parte, è molto scioccante devo dire la verità. Ma come sempre e da sempre, tutto quello che rompe o va oltre gli schemi, viene criticato aspramente fino a nuovo verdetto. Gli attori sono stati tutti ri-doppiati in post produzione da altri attori professionisti. Le voci sono state una nostra scelta. Ci siamo ispirati alle voci gracchianti e gutturali del Caso Ufologico “Amicizia” [così come lo è nel film la voce mascolina della Dea guaritrice Ninmah]. D’altra parte chi siamo noi per criticare le voci degli Anunnaki? Nessuno di noi all’epoca c’era. Tutte le frasi e i dialoghi sono stati tratti letteralmente così come sono dalle trascrizioni di Sitchin ne Il libro perduto del Dio Enki. La colonna sonora è stata interamente composta dal Maestro Cesare Carotenuto della Rai. Il film è stato proiettato a Firenze al Teatro Verdi e al Festival Cinetour Viaggi, ma la maggior parte della gente è rimasta abbastanza scossa. Invece a Roma e in Russia [Mosca], il film è piaciuto molto, ed è stato definito da molti registi importanti, tra cui Lella Artesi e Giuliana Gamba un film di stile “pasoliniano” e di questo ne vado molto fiero. Molti che pensavano di vedere nel film super effetti speciali alla Hollywood e dischi volanti con omini verdi, sono rimasti delusi e non me ne dispiace. Per queste cose c’è Star Trek o altro. Oggi giorno siamo troppo abituati a vedere i film hollywoodiani, dimenticandoci l’eredità che ci ha lasciato il cinema italiano degli inizi. Qui si racconta una storia antica, umana, realistica non fantascientifica. In questo caso è più importante la trama.
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[LR]: A che genere cinematografico pensi possa essere ascritto il tuo film e perché?
[LA]: Drammatico-storico-religioso-biblico. Drammatico perché il film è crudo, violento. Storico perché si racconta un qualcosa che ci è stato tramandato dalle Sacre Scritture da millenni; si racconta le cronache dei nostri antichi eroi. Religioso-biblico, beh… perché da questa storia, la più bella di tutte, nasce TUTTO. Tutto quello che noi abbiamo appreso nel bene e nel male, anche se al 90% sbagliando versione.
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[LR]: “Anunnaki” avrà un vita distributiva? Se sì, come e quando sarà possibile vederlo?
[LA]: Ancora non sono in grado di prevedere il futuro della pellicola. Posso solo sperare prossimamente in una distribuzione in DVD. Ultimamente stiamo lavorando alla versione cinematografica del film, accorciandolo di un po’. Inoltre, abbiamo iniziato da poco un docu-film sul tema dal titolo: Anunnaki, Elohim, Veda, Titani – Quando gli Dei crearono l’uomo… con protagonisti e narratori personalità come Mauro Biglino, Roberto Pinotti, Biago Russo, Enrico Baccarini, Piero Pecoraro, Patrizia Tasselli, etc. che faranno da ponte al mio film, dando così una chiave di lettura precisa per chi vorrà addentrarsi successivamente alla visione completa del lungometraggio.
Luca Ruocco
Roma, novembre 2016
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