L’astronave Starship Avalon sta effettuando un viaggio interstellare di 120 anni dal pianeta Terra alla colonia Homestead II con a bordo 5.259 persone sottoposte a sonno criogenico. A causa di un malfunzionamento, però, uno dei passeggeri viene destato dal suo sonno innaturale 90 anni prima dell’arrivo. Ma l’uomo sarà solo il primo a svegliarsi: una sorta di Adamo spaziale che, dopo un lungo periodo di solitudine chiederà al suo destino/dio di poter condividere il suo viaggio con una compagna.
Un posto isolato, lontano da tutto e da tutti e potenzialmente irraggiungibile.
Una coppia, uomo-donna, di protagonisti che si amano, prima, si odiano, poi e in poco tempo riescono a coniugare la loro relazione con tutti i connessi rituali sentimentali, affettivi, sessuali e ossessivi che un duo isolato e interdipendente di sopravvissuti non può sperare di non assaggiare.
Tra di loro solo presenze non umane, apparentemente amichevoli, in verità inquietanti per loro stessa natura, come il barman sempre pronto ad ascoltare sfoghi notturni e confessioni, mentre lucida bicchieri in una sala bar completamente vuota.
Una morte preannunciata da cui, però, sembra impossibile sfuggire.
Tutto questo è Shining, di King o di Kubrick, ma – attenzione! – è anche il Passengers di Morteb Tyldum, ultimo titolo di fantascienza usa e getta americano arrivato in Italia a pochi giorni dal Natale.
Ma una buona ricetta, però, non è solo frutto di un elenco di ingredienti. No, no.
A fare buono un piatto, un film, sono anche i tempi, i ritmi, le ombre, i processi mentali, i ripieni/significati…
Per far diventare succulenta già soltanto una ricetta scritta su un foglio, serve estro e luccicanza nel saperla raccontare. E tutto questo manca in Passengers, che in fin dei conti si presenta per quel che è: una storia che tenta di cavalcare uno dei topoi più classici delle storie di fantascienza [il viaggio dei viaggi; l’approdo su una nuova terra lontana dalla nostra Terra], tentando di infiocchettare il tutto con un’estetica molto accattivante, potendo contare sulla bellezza di due attori protagonisti scelti appositamente per tentare di distrarre lo spettatore dalle infinite falle di uno script che incamera acqua e va a fondo quasi subito, dalle contraddizioni e sorprendere per la loro ingenuità, e da un cattivo gusto nella citazione che riesce a far pronunciare a Chris Pratt la titanicanesca frase “Ti fidi di me?” per convincere Jennifer Lawrence a lanciarsi in una danza galleggiante nello spazio profondo.
Non si ride, credeteci, e amaramente si deve passare sopra anche a leggerezze come l’esistenza di un programma di “resurrezione” in un macchinario della sala medica di bordo che verrà usato per salvare uno dei due protagonisti mentre sarà del tutto ignorato quando a decedere sarà un comprimario, per giunta di colore [e con cognome calabrese].
La faciloneria con cui si può arrivare ad infiocchettare tutto questo per portare in sala un prodotto così posticcio e insapore lascia tristi e a bocca aperta. E asciutta.
Luca Ruocco
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PASSENGERS
Regia: Morten Tyldum
Con: Jennifer Lawrence, Chris Pratt, Michael Sheen, Laurence Fishburne, Andy Garcia, Julee Cerda
Uscita in sala in Italia: mercoledì 21 dicembre 2016
Sceneggiatura: Jon Spaihts
Produzione: LStar Capital, Village Roadshow Pictures, Original Film, Company Films, Start Motion Pictures, Columbia Pictures
Distribuzione: Warner Bros.
Anno: 2016
Durata: 116’