La più grande ossessione del cinema a stelle e strisce è mostrare, raccontare, sfatare o ridimensionare il famigerato “sogno americano”. C’è una vastissima cinematografia a riguardo e una tra le più significative letterature dello scorso secolo. Anche gli europei sembrano nutrire un’insaziabile voglia di credere che esista un paese, dove, soltanto con il talento, la tenacia e passione, si possa ottenere qualsiasi risultato. Persino quello più scontato e desiderato come la ricchezza. Già, i soldi: l’unico valore che con l’incedere del tempo e lo stratificarsi degli anni è rimasto punto fermo e indice del successo personale in Occidente. Il regista John Lee Hancock appare molto interessato nel cogliere l’evoluzione del sogno americano e, dopo The Blind Side e Saving Mr. Banks, torna in sala con The Founder, per raccontare la vera storia della nascita dell’impero che più di qualsiasi altro – più di Disney o di Facebook – rappresenta il successo capitalista. Vale a dire, McDonald’s.
Si tratta in breve, dell’assurda escalation verso la ricchezza di Ray Kroc, un rappresentante di frullatori americano con poche prospettive che, negli anni 50, imbattutosi in un chiosco di hamburger nel bel mezzo del deserto sud-californiano, ha creato l’impero mondiale della ristorazione “fast food” che noi tutti conosciamo bene. Per ottenere questo risultato, Kroc sarà capace dell’intero campionario di meschinità, squallore e immoralità che solo un capitalista autentico possiede. Froderà i Frattelli McDonald – autori del sistema alla base di questo tipo di ristorazione – ricatterà gli affiliati al franchise, acquistando il terreno sul quale sono costruiti i ristoranti della catena e abbasserà la qualità del prodotto venduto per un maggiore profitto economico.
Niente di nuovo, direte voi. In fondo, questo tipo di storia c’è stata raccontata anche di recente, basti pensare a The Wolf of Wall Street di Scorsese o a Social Network di Fincher.
Tuttavia, nel film di Hancock, si nota una strana ambiguità nel trattare l’argomento, tanto nella forma, quanto nel contenuto. The Founder, difatti, adotta l’estetica e la struttura lineare e rassicurante che il regista sembra prediligere. Non si perde mai l’occasione di stemperare il contenuto allarmante che la storia possiede, quasi come se il cinema dovesse sospendere ogni tipo di giudizio al fine di concedere un’esperienza piacevole – o meno disturbante possibile – a chi osserva.
D’altronde, anche questo film aderisce al principio fondamentale di “fare i soldi”. In virtù di ciò, si chiede a Michael Keaton di utilizzare tutto il suo fascino e il suo ascendente verso il pubblico, al solo scopo di rendere simpatico questo personaggio, anche quando non lo sarebbe nessuno. Impossibile non notare come, attraverso le immagini di repertorio montate nel finale del film, il vero Ray Kroch sia decisamente più simile alle azioni che ha compiuto, piuttosto che al magnifico interprete di Beetlejuice. Viscido, meschino e avido di denaro e di potere. Ostenta la sua ricchezza, sovvertendo ogni etica, barattandola con un conto in banca a nove zeri.
E’ questo atteggiamento che non permette al film di essere cinema, ma solo un’operazione hollywoodiana non autentica, dalla quale tutti vogliono qualcosa. Soldi, naturalmente, un pedigree d’autore [che questo regista non avrà mai finché non si assumerà qualche rischio] e forse una nuova nomination all’Oscar per il suo protagonista. La fiducia verso questa Hollywood scende sempre più, visto che anche storie come questa, che mostrano un America inquietante e sinistra, si riducono a un filmetto destinato a essere scordato molto in fretta.
Paolo Gaudio
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THE FOUNDER
Regia: John Lee Hancock
Con: Michael Keaton, Linda Cardellini, Patrick Wilson, Nick Offerman, Laura Dern, John Carroll Lynch, B.J. Novak
Uscita sala in Italia: giovedì 12 gennaio 2017
Sceneggiatura: Robert D. Siegel
Produzione: FilmNation Entertainment, The Combine
Distribuzione: Videa
Anno: 2017
Durata: 115’