E’ uno dei film più attesi della stagione. Per anni annunciato, poi cancellato, risuscitato e finalmente realizzato. E’ il seguito di un cult movie anni novanta che ha lanciato un regista inglese alla sua seconda opera e un giovane attore di belle speranze. Stiamo parlando, naturalmente, di T2 Trainspotting, seguito del film tratto dal romanzo di Irvine Welsh, diretto da Danny Boyle e interpretato da Ewan McGregor.
20 anni dopo Trainspotting molte cose sono cambiate, ma altrettante sono rimaste le stesse. Mark Renton torna all’unico posto che da sempre chiama casa. Lì ad attenderlo ci sono Spud, Sick Boy e Begbie, insieme ad altre vecchie conoscenze: il dolore, la perdita, la gioia, la vendetta, l’odio, l’amicizia, l’amore, il desiderio, la paura, il rimpianto, l’eroina, l’autodistruzione e la minaccia di morte. Sono tutti in fila per dargli il benvenuto, pronti ad unirsi ai giochi.
In un epoca di remake mascherati da sequel, con ambizioni di reboot, l’idea di un seguito di Trainspotting ha fatto disperare molti. Per anni si è paventata la possibilità di vedere di nuovo Renton e compagni all’opera, adattando Porno, sequel letterario delle avventure tossiche portate sul grande schermo da Boyle. Tuttavia, una serie di sfortunati – o fortunati, dipende dal punto di vista – eventi, hanno impedito che ciò accadesse.
Il desiderio di ritorno, però, non si è mai placato e la Sony – Studio campione di sequel improbabili come Ghostbusters, sic! – è riuscita nell’impresa. Ma, a differenza di altri prodotti del genere, realizzati da questa major, il film di Boyle non cede alla tentazione di replicare la medesima pellicola di vent’anni fa, anzi. T2 – che a molti ricorderà il titolo scelto da James Cameron per il seguito di Terminator – è un film terribilmente serio, spesso triste, che affronta il destino di questi protagonisti nel modo più realistico possibile. Cosa rimane a un gruppo di tossicodipendenti che ha raggiunto i cinquant’anni?
E’ questa la domanda che bisogna porsi. Sono vite allo sbando, senza nessuna prospettiva, poiché l’eroina si è portata via tutto, lasciandoli, tuttavia, vivi. Devono affrontare la vecchiaia e gli anni che hanno davanti senza un vero scopo e con il peso delle scelte fatte in passato. Neanche la dipendenza è più praticabile. Sono troppo vecchi e troppo stanchi per continuare a scegliere l’eroina. Allora, cosa resta? Resta soltanto la memoria. Non è un caso, dunque, che l’unico barlume di speranza del film risieda in Spud, il quale si riscopre scrittore di quelle avventure allucinate, vissute da ragazzi. Solo il ricordo di quella giovinezza, che appariva una ribellione sfrontata e velenosa, restituisce senso. “Lust for Life”, cantava Iggy Pop, canzone manifesto del film originale che in questo seguito Renton ha paura di ascoltare. Ma, quella vita non può essere vissuta da vecchi, soprattutto se non si è una rock star. Se si è sopravvissuti a quella vita spericolata, T2 Trainspotting, sembra quasi suggerire che non resta altro che una disperata nostalgia, che forse deluderà il fandom più superficiale, ma non quello più adulto e disilluso.
Danny Boyle torna sul luogo del suo più grande successo e parafrasando una bellissima battuta del film, evita di comportarsi come un turista nella sua giovinezza. Si dimostra un cineasta responsabile, realizzando con questo T2 Trainspotting, il suo film più personale e lucido. Un seguito che non ha molto dell’originale, ma che tuttavia, gli appartiene come il retro di una stessa medaglia.
In fondo, la vecchiaia di un eroinomane non poteva essere divertente. Neanche al cinema.
Paolo Gaudio
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T2 Trainspotting
Regia: Danny Boyle
Con: Ewan McGregor, Jonny Lee Miller, Robert Carlyle, Ewen Bremner
Uscita sala in Italia: giovedì 23 febbraio 2016
Sceneggiatura: John Hodge
Produzione: Cloud Eight Films, DNA Films, Decibel Films, TriStar Pictures
Distribuzione: Warner Bros.
Anno: 2017
Durata: 117’