Leggere la realtà e restituirne i cambiamenti è sempre stata prerogativa cinematografica. Affrontando la vita di chi è riuscito a emergere, raggiungendo traguardi e obiettivi ardui e insperati. Tuttavia, anche il cinema è cambiato, riscoprendosi più incline a raccontare il fallimento, la difficoltà di trovare il successo e spesso gli aspetti più nascosti e oscuri di uomini e donne che lo hanno ottenuto.
The Startup, l’ultima fatica di Alessandro D’Alatri, porta sul grande schermo la storia – più unica che rara, bisogna ammetterlo – di Matteo Achilli, studente romano che, esasperato dall’ennesima ingiustizia subita, inventa un social network che fa incontrare domanda e offerta di lavoro in modo meritocratico. All’inizio nessuno crede al progetto e molti sono i falchi pronti ad approfittare di lui. Ma Matteo tiene duro, non demorde e a soli 19 anni si ritrova al centro degli interessi del mondo che conta. Da Roma a Milano, dalla borgata del Corviale al tetto dei grattacieli della city milanese: in breve tempo Matteo acquista popolarità e soldi. La sua faccia è sulle prime pagine dei giornali e la sua Start Up, che conta decine di migliaia di iscritti, fa gola ad aziende importanti.
Questa è la storia che il film sciorina in poco più di novanta minuti, sforzandosi di apparire come un biopic moderno e adrenalinico, dall’estetica hollywoodiana. Impossibile non pensare a The Social Network di David Fincher, ma questo déjà-vu dura lo spazio di poche inquadrature. Se la pellicola di Fincher mostra le pieghe più oscure e meschine che si nascondono dietro il creatore di un impero che ha cambiato il modo di relazionarsi con gli altri e con il mondo, quella di D’Alatri, prodotta da Luca Barbareschi, s’infrange sulle aspirazioni di proporre il buon esempio di giovane italiano.
Si cede così al fascino di una vicenda che non possiede, ahimè, spessore cinematografico, ossessionati da dover fare emergere la genialità del proprio protagonista, concedendosi un lusso impossibile da sostenere, vale a dire l’ingenuità. Essere naif, per un regista così navigato è davvero un lusso che finisce per compromettere quanto di buono custodiva questo progetto e questa vicenda. Basta pensare a quanto appaino edulcorate e difficilmente credibili le sequenze in cui Achilli realizza l’algoritmo alla base della sua applicazione. Oppure, quella relativa alla presentazione del suo progetto agli studenti della Bocconi. Per non parlare dell’impossibile accento romano di Massimiliano Gallo, napoletano doc.
L’obiettivo, dunque, non è raccontare la storia e magari indagarne ciò che non si conosce o che l’opinione pubblica ignora, ma imporre la morale che questi cineasti desiderano veicolare. L’assenza di verità e di curiosità cinematografica, annichilisce il fascino che indubbiamente possedeva questo episodio della vita del giovane Matteo Achilli. Resta solo il tentativo reiterato di dimostrare un risultato, di volerlo restituire come un assioma che non ha bisogno di essere svelato e indagato. Il cinema, almeno quello destinato a restare e vincere il passare del tempo, mostra. Non dimostra. In particolar modo quando si realizza un biopic, la forma non basta, quando il contenuto non è sostenuto dalla sincerità che ogni cineasta deve possedere, soprattutto uno capace ed esperto come D’Alatri. Davvero un peccato.
Paolo Gaudio
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THE STARTUP
Regia: Alessandro D’Alatri
Con: Andrea Arcangeli, Paola Calliari, Matilde Gioli, Luca Di Giovanni, Matteo Leoni, Guglielmo Poggi, Lidia Vitale, Federigo Ceci, Loris Loddi, Massimiliano Gallo
Uscita sala in Italia: giovedì 6 aprile 2017
Sceneggiatura: Francesco Arlanch, Alessandro D’Alatri
Produzione: Casanova, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Anno: 2017
Durata: 97’