Dopo il David di Donatello per il documentario S is for Stanley, Alex Infascelli torna alla fiction con Piccoli crimini coniugali. Un kammerspiel freddo ed elegante tinto di giallo e tratto dall’omonimo romanzo best seller del 1960 di Éric-Emmanuel Schmitt.
Dopo un brutto incidente domestico, un affermato scrittore di thriller, torna a casa dall’ospedale completamente privo di memoria. Ragiona ma non ricorda, non riconosce più neppure la moglie, la quale tenta di ricostruire la loro vita di coppia, tassello dopo tassello, cercando di oscurarne le ombre. Via via che si riportano alla luce informazioni dimenticatem, si manifestano delle crepe: sono molte le cose che non tornano nel racconto e il confine tra verità e menzogna è molto sottile.
Claustrofobico, teatrale, artificiale, sinistro, psicanalitico e straniate. Piccoli crimini coniugali è tutto questo e si propone come l’opera più ambiziosa e personale del regista di Almost Blue.
In un appartamento algido eppure barocco – al limite del kitsch – una coppia sposata, interpretata da Sergio Castellitto e da Margherita Buy, dà vita a un dramma da camera fatto di parole, accuse, menzogne e inquietanti strategie.
La macchina da presa li spia, fotografandoli con estrema eleganza, mostrando una certa ossessione per la composizione dell’immagine e per la simmetria. Infascelli ha studiato tanto il cinema di Kubrick e con questa pellicola sembra voler omaggiare il maestro con una regia rigorosa ed estetica. Il cinema riflette il teatro e viceversa, restituendo un curioso loop nel quale l’intimità è violata, ma allo stesso tempo, desidera esserlo. Gli interpreti ci ricordano costantemente l’artificio della messa in scena, utilizzando un linguaggio e una gestualità lontanissima dal naturalismo cinematografico. Eppure, questa costruzione, ci permette di accostarci alle dinamiche più personali e profonde che riguardano questa coppia. Tale contraddizione potrebbe respingere lo spettatore [soprattutto nella prima mezz’ora] che si trova improvvisamente all’interno di un sistema al quale non è abituato e che senza dubbio, lo pone in una scomoda posizione.
Piccoli crimini coniugali ha il merito e il coraggio di essere disturbante e opprimente, nonostante il tema sia l’amore, la coppia e il matrimonio. Pochissimi film italiani hanno la forza di proporre un affresco così nero delle dinamiche che regolano una coppia sposata. Questa ambizione espone la pellicola di Infascelli ad essere facilmente fraintesa, nonché a esporsi a critiche feroci. Il nostro invito è quello di andare al di là di frettolosi giudizi semplicistici e di affrontare il film come un’opera che cerca di indagare pieghe molto profonde della relazione più diffusa e spaventosa che esiste: il matrimonio.
L’ultima fatica di questo interessantissimo regista è un dialogo terapeutico tra attrazioni e litigi, una spiazzante alternanza di amore e risentimento, finti ricordi e veri timori. Il nostro cinema ha un disperato bisogno di operazioni di questo tipo e di autori che non hanno paura di fare il proprio cinema e mostrare la propria visione.
Piccola nota a margine: la danza di Castellitto sulle note di I Feel Love di Donna Summer, vale da sola il prezzo del biglietto. Una sequenza a tratti onirica e psichedelica, che affascina e rapisce e che conduce il racconto a una svolta decisiva. Già cult!
Paolo Gaudio
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PICCOLI CRIMINI CONIUGALI
Regia: Alex Infascelli
Con: Sergio Castellitto, Margherita Buy
Uscita sala in Italia: giovedì 6 aprile 2017
Sceneggiatura: Alex Infascelli, Francesca Manieri
Produzione: Fabula Pictures, 102 Distribution, Minerva Pictures, Rai Cinema
Distribuzione: Koch Media
Anno: 2017
Durata: 85′