Girato in 35mm, liberamente ispirato all’omonimo racconto del 1939 di Jean-Paul Sartre e al romanzo del 1965 Il mago di John Fowles, il film racconta in quattro atti la vita del piccolo Prescott [Tom Sweet] nella villa vicino a Parigi dov’è alloggiato con i suoi genitori.
Il papà [Liam Cunningham], consigliere del presidente americano Wilson, lavora alle stressanti trattative di definizione di quello che diventerà il famigerato trattato di Versailles, appena dopo la fine della prima guerra mondiale.
La formazione del carattere di Prescott è segnata da una precoce tensione intellettuale e da frequenti scatti d’ira, che portano inevitabilmente alla continua ridefinizione degli equilibri di potere familiare.
In questo contesto si consuma lo scontro tra lo sterile e vigliacco mondo maschile dei diplomatici, e dall’ambiguo amico di famiglia Charles Marker [Robert Pattinson], e quello femminile, al contrario vitale e vibrante, che circonda il bambino con le tre diverse figure di donna che gestiscono la sua vita: l’austera e religiosa mamma [Bérénice Bejo], la dolce governante [Yolande Moreau] e la fragile insegnante di francese [Stacy Martin].
Guardando The Childhood of a Leader uno spettatore potrebbe pensare di trovarsi di fronte all’apice della carriera di un regista, al film della consacrazione o della “maturità”, mentre in realtà si tratta del folgorante, potente ed enigmatico esordio di Brady Corbet, già attore per von Trier e Haneke e cosceneggiatore di The Sleepwalker [2014].
La storia è raccontata con precisione e maestria: niente è lasciato al caso, non ci sono eccessi o sbavature dal punto di vista visivo, nella scrittura o nella recitazione.
Lo stile è rigoroso senza essere glaciale e quindi lontano dai personaggi.
“Bene, facciamo una prova per favore” dice la voce di un direttore d’orchestra all’inizio introducendo l’overture che apre il film, in cui si capisce subito l’importanza che avrà la colonna sonora di Scott Walker. Dice Corbet: “I suoi suoni stridenti e aggressivi hanno la potenza ipnotica e subliminale degli arsenali simbolici e delle coreografie del totalitarismo, e sembrano anche dei gridi di sofferenza per i demoni di certi momenti storici, i demoni che possono trasformare un bambino in un futuro dittatore”.
La volontà di raccontare non solo la nascita di un dittatore, ma di una dittatura, fa sì che il film sia rigoroso nella sua non canonicità: è un biopic ma non in senso stretto, è prevalentemente un dramma familiare, ma è anche un film storico, ucronico e horror.
Sono diverse le sequenze inquietanti della pellicola, come il sogno di Prescott, i suoi primi momenti di ostilità e soprattutto una scena all’aperto: il bambino sta camminando con Ada, la sua insegnante, nei dintorni dell’enorme casa di campagna, quando si ferma e inizia a guardare un punto imprecisato in lontananza; il controcampo mostra un’immagine leggermente deformata, come se fosse il punto di vista di un’altra entità che li osserva. Subito dopo, il bambino si rivolge con ostilità alla giovane ragazza.
The Childhood of a Leader è un film difficile, che ha diviso e che dividerà, ossessivo e ipnotico, poetico e coraggioso. Immaginatelo come un biopic di Kubrick unito alle atmosfere di The Witch [R. Eggers, 2016] e avrete un’idea vagamente vicina di cos’è questa grande opera prima.
Egidio Matinata
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THE CHILDHOOD OF A LEADER – L’INFANZIA DI UN CAPO
Regia: Brady Corbet
Con: Bérénice Bejo, Liam Cunningham, Robert Pattinson, Stacy Martin, Tom Sweet, Yolande Moreau, Sophie Lane Curtis, Rebecca Dayan, Caroline Boulton
Uscita in sala in Italia: giovedì 29 giugno 2017
Sceneggiatura: Brady Corbet, Mona Fastvold, Caroline Boulton
Produzione: Unanimous Entertainment, MACT Productions, Filmteam Kft., Scope Pictures, Studio L’Equipe, Hepp Film, Scion Pictures [US], Bow and Arrow Entertainment [US], Bron Capital Partners and Crystal Wealth [CA]
Distribuzione: Fil Rouge Media
Anno: 2015
Durata: 113’