Il prossimo 21 settembre uscirà nelle nostre sale, Valerian e la Città dei Mille Pianeti, ultima fatica sci-fi di Luc Besson. Il regista di Léon e de Il Quinto Elemento ha raggiunto la Città Eterna per presentare la pellicola ai tanti giornalisti accorsi alla conferenza stampa. Ironico, disponibile e pungente, Besson ha raccontato curiosità e retroscena di questo cinecomic tratto dalla graphic-novel di Pierre Christin e Jean-Claude Mézières, Valérian e Laureline.
Qui di seguito, il nostro immancabile report dell’incontro.
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[InGenere Cinema]: Questo tuo ultimo film è tratto da una grafic-novel che leggevi da bambino, continui a essere un lettore di fumetti?
[Luc Besson]: Sì, certo. È curioso perché mi definiscono spesso infantile, eppure mi sento molto adulto. In fondo ho cinque figli e ho gestito una troupe di 2000 persone per questo film. Tuttavia, il bambino è il padre dell’uomo giusto per citare un filosofo italiano…
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[InG]: Oltre il fumetto di Christin e Mézières, hai avuto altre influenze o ispirazioni?
[LB]: Quando lavori sulla fantascienza devi smettere di guardare sci-fi. Così mi sono affidato a sei artisti lasciandoli liberi di esprimersi e di disegnare il ventottesimo secolo dove ho ambientato il mio film. Hanno prodotto 5000 disegni – alcuni folli, devo ammetterlo – e poi ho operato le mie scelte. In seguito con lo script pronto, ho contattato altri artisti che hanno proseguito il lavoro di design con meno libertà, evidentemente.
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[InG]: Sarebbe corretto dire che questo film mostra la degradazione della società e del cinema?
[LB]: La degradazione umana è una costante ed è inevitabile nella vita e quindi nel cinema. Tuttavia, sto provando a combatterla, nonostante io sia un maschio. Penso che le donne sono l’avvenire dell’umanità: hanno un atteggiamento più sano e più intelligente nell’affrontare le cose complesse e le sfide di questo tempo. Ho grande rispetto e stima per le donne, anche se noi giochiamo meglio a calcio. Ovviamente il vero argomento del film è relativo ai massacri che nel tempo alcuni popoli hanno dovuto sopportare.
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[InG]: “Valerian e la Città dei Mille Pianeti” sarà una trilogia?
[LB]: A me piacerebbe molto, ma non dipende da me, purtroppo. Speriamo che abbia successo e che il pubblico mi possa consentire di proseguire nell’indagine di questo mondo.
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[InG]: La CGI sembra rendere tutto possibile, questo è un vantaggio o un problema?
[LB]: La tecnologia se utilizzata bene ci offre grandissime possibilità e ridefinisce il limite alla nostra immaginazione. La fantasia e la visione di un cineasta è tutto per questa arte. Se si fallisce da questo punto di vista, il cinema fallisce e rende ogni film il medesimo. Un po’ come l’attuale industria hollywoodiana sta dimostrando, ahimè.
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[InG]: Perché c’è una dedica a suo padre?
[LB]: Mi regalò il fumetto quando avevo 10 anni. Purtroppo, è venuto a mancare proprio durante la lavorazione del film. È stato molto frustrante per me, ma sono sicuro che ha visto Valerian e la Città dei Mille Pianeti da lassù, anche in 3D e senza bisogno degli occhiali, magari insieme a David Bowie. Nel dubbio e ora che sono a Roma, chiederò una buona parola in Vaticano.
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[InG]: Ritieni d’aver un debito nei confronti di James Cameron, che aprì la strada a questo genere di film con Avatar?
[LB]: James Cameron è stato un precursore e ha sviluppato la tecnologia che ho usato per realizzare Valerian e la Città dei Mille Pianeti. Come tutti gli artisti veri, è un uomo generoso e mi ha aiutato e consigliato; m’invitò anche sul set di Avatar. Tutti noi, però, gli dobbiamo molto e infatti l’unica proiezione stampa che mi ha davvero spaventato è stata proprio quella con lui presente in sala!
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[InG]: Nel film c’è un finale ecologista: è presente anche nel fumetto?
[LB]: Sì, ma non era il solo messaggio presente. È stato difficile trovare il giusto equilibrio nel film, per evitare d’essere pedante. Più d’ogni altro insegnamento, però, è evidenziato come i Pearl non cerchino vendetta per quanto hanno dovuto subire. Cercano solo una terra dove ricominciare, al contrario dei film Marvel, che attraverso la vendetta mostrano la potenza degli USA. Sono sicuro che potrebbe essere un messaggio importante anche in Italia, dove gli eventi restano ancorati nella memoria per generazioni…
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[InG]: Com’è stato lavorare con un cast così giovane?
[LB]: Attori giovani, sì, ma bravissimi. Avevo voglia di cimentarmi con loro, per innovare i volti nel cinema, che propone sempre gli stessi. Oggi abbiamo piloti di Formula 1 di 17 anni ed è mio figlio di 6 anni ad aiutarmi coi computer, quando non capisco cosa fare. Chissà nel futuro quanto sarà accentuato questo fenomeno: magari avremo piloti di caccia di 12 anni!
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[InG]: In “Valerian e la Città dei Mille Pianeti” c’è anche Rihanna: perché hai pensato proprio a lei per il film?
[LB]: Il suo personaggio era presente nel fumetto originale già nel 1975. È un character molto interessante, perché si può trasformare in chiunque, ma ne soffre in quanto non è nessuno, non ha un’identità. Offre un parallelismo col mestiere dell’attore. È stato molto semplice coinvolgere Rihanna, nonostante i dubbi del Direttore del Casting, e ci ha permesso d’inserire anche una citazione che spero non vi sfuggirà: quando si trasforma in Cleopatra, cita un passo di un’opera di Shakespeare. Per me è stato eccezionale poter fondere Rihanna e Shakespeare in un film di Fantascienza!
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[InG]: Nel corso degli anni abbiamo assistito a un’evoluzione dei suoi film: i primi rimarcavano un cinema duro, poi sono andati verso lidi più infantili. Una scelta stilistica o la voglia d’allargare il suo pubblico?
[LB]: Ero giovane e ribelle, cresciuto in una società molto borghese, che volevo abbattere. Oggi non ho più voglia di continuare così e ho un altro modo d’affrontare il declino odierno, anche nell’estetica dei miei film.
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[InG]: La genesi di “Valerian e la Città dei Mille Pianeti” è stata dura: come hai retto alla fatica?
[LB]: Non so fare diversamente e la paura non è un’opzione per me: non si può scendere da una nave nel bel mezzo della navigazione.
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[InG]: Nel fumetto originale è presente l’ironia che troviamo nel film?
[LB]: L’ironia è un’arma formidabile, anche nei momenti più duri e in special modo se si vogliono dire cose pesanti. Come avviene nel contrasto dei colori, dove il bianco enfatizza il nero.
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[InG]: Com’è stato lavorare con Alexandre Desplat?
[LB]: È stato fantastico. Ha una mente aperta e di grande esperienza. Solitamente lavoro con Eric Serra, un sodalizio che dura da 35 anni, ma ho voluto cambiare perché ormai non riusciamo più a sorprenderci. Un piccolo tradimento, utile a rinsaldare il nostro rapporto.
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[InG]: Luc Besson è un fan di Star Wars?
[LB]: Sono un grande fan di Star Wars e di George Lucas: sono monumenti della fantascienza e hanno rivoluzionato il genere.
Paolo Gaudio
Roma, settembre 2017