“Cambiare tutto al fine che tutto resti uguale”. Bisogna scomodare il Gattopardo per questo Thor: Ragnarok, terzo capitolo della saga del dio con il martello, che prova ad indossare abiti inconsueti e nuovi per lui, ma fin troppo familiari per i Marvel Studios. I quali, a loro volta, non riescono a nascondere dietro lo sfrontato e moderno umorismo di Taika Waititi, lo spirito di conservazione e reiterazione che da sempre li muove e che, ahimé, li ha resi ricchi sfondati. Questa “nuova” confezione fa emergere l’allarmante necessità di passare a uno step successivo, realmente originale e nuovo, altrimenti a farne le spese non saranno solo i supereroi, ma tutto il cinema di Genere.
Per intervenire a difesa del pianeta Terra e dei suoi abitanti, il vanaglorioso principe di Asgard Thor ha messo da parte i nobili natali, la discendenza aliena e i conflitti familiari con Loki, atterrando puntualmente con un tonfo al fianco dei colleghi Avengers tutte le volte che ce n’è stato bisogno. Dopo averlo visto sfidare i componenti più forti della squadra a sollevare il leggendario Mjöllnir, e gongolare nella consapevolezza di essere il solo degno di brandirlo, un potente nemico in gonnella si fa avanti per raccogliere la sfida e disintegra il martello sotto gli increduli occhi del proprietario. La perfida Hela, tornata in libertà dopo millenni di prigionia, minaccia di scatenare la sua ira sul regno di Odino e l’unico guerriero in grado di fermarla e scongiurare il Ragnarok è disarmato e imprigionato dall’altra parte dell’universo. Indebolito dallo scontro con Hela, Thor è finito nelle mani del Gran Maestro, un avido burattinaio il cui passatempo preferito è far duellare forme di vita inferiori dentro un’arena intergalattica.
Ma l’avversario che la sorte riserva al dio del tuono è una vecchia conoscenza, lo scienziato Bruce Banner, nella versione più grossa e arrabbiata. Dopo qualche scaramuccia ai fini dello spettacolo, il “collega di lavoro” Hulk si rivelerà un alleato prezioso per salvare dalla distruzione l’intera civiltà asgardiana.
Thor: Ragnarok è come un organismo geneticamente modificato: alcune caratteristiche restano invariate, mentre altre trovano inspiegabilmente spazio, laddove spazio non dovrebbe esserci. La mitologia norrena, sul quale il fumetto ha basato ogni fortuna, sbiadisce – anche grazie ad un adattamento scellerato per il quale Hela sarebbe figlia di Odino!
Non aggiungiamo altro [sic!] – lasciando emergere un aspetto Sci-Fi anni ottanta tanto gradito ai dirigenti Marvel in questo periodo. Così il nostro eroe perde tutta la prosopopea e l’orgoglio tipico del suo personaggio e si trasforma magicamente in un compagnone dalla battuta pronta, come uno Star Lord qualsiasi. Da dio del tuono a “zio” del tuono, e questa è tra le battute più ricercate, badate bene. In fondo, è questo che i giovani vogliono, ha pensato qualche genio dello Studio, un Guardiani della Galassia con il martello e perché no, anche con l’incredibile Hulk. Già, perché non era sufficiente modificare e mortificare soltanto il personaggio di Thor, ma anche quello del gigante verde in questa pellicola fa una bruttissima fine. D’altronde, non sarebbe né moderno né nuovo se fosse coerente con la sua storia che lo vuole pericoloso, combattuto, controverso e imprevedibile. Macché. Queste cose non fanno ridere e non sono attuali. Meglio, anzi, molto meglio, trasformarlo in un grosso ebete che parla all’infinito e si comporta come un tredicenne indisciplinato, capace solo di menare le mani.
Un vero disastro, direte voi? Non esattamente. Difatti, il lavoro di Waititi è assolutamente rappresentativo del suo modo di intendere il cinema e se non ci fossero state figure così radicate nel nostro immaginario e in quello dei fumetti, il film sarebbe stata una piccola, scorretta ed entusiasmante commedia fantascientifica. Sfortunatamente, oggigiorno, il regista di What We Do in the Shadows, non avrebbe mai potuto fare un film del genere a Hollywood se non ci fossero stati i supereroi marveliani. Nessuno oggi concepisce il Genere al di fuori della rassicurante cornice del cinecomics.
Non c’è più spazio per soggetti originali di puro Genere fantastico, Horror o Sci-Fi. Piuttosto, si deve accettare il compromesso che ha condotto i Fratelli Russo a fare di Captain America una Spy story o James Gunn dei Guardiani della Galassia un nostalgico Fantasy anni ottanta. Bisogna accontentarsi, dunque, se invece di “Grosso Guaio nello Spazio Profondo” ci troviamo Thor – Ragnark. Poco importa se gli effetti speciali peggiorano a vista d’occhio e se una volta usciti dalla sala, ci si confonderà su quale film si sia appena visto – era Iron Man 2 o Thor? No, era I Guardiani della Galassia -. Ma è davvero questa la modernità che vogliamo? Quanto tempo ancora potrà durare questo modo pavido di fare intrattenimento e creare fantasia?
Meditate, gente. Meditate…
Paolo Gaudio
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THOR: RAGNAROK
Regia: Taika Waititi
Con: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Jaimie Alexander, Mark Ruffalo, Idris Elba, Cate Blanchett, Karl Urban, Anthony Hopkins, Tessa Thompson, Ray Stevenson, Sam Neill, Jeff Goldblum
Uscita sala in Italia: mercoledì 25 ottobre 2017
Sceneggiatura: Craig Kyle, Christopher Yost
Produzione: Marvel Entertainment, Marvel Studios
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia
Anno: 2017
Durata: 130’