Nell’ultima e folgorante giornata della Festa del Cinema di Roma abbiamo assistito alla consegna del Premio alla Carriera al maestro del cinema David Lynch e all’ultimo film di Paolo Genovese: The Place.
Bagno di folla sia alla conferenza, sul tappeto rosso e una standing ovation in Sala Sinopoli. La consegna del Premio alla Carriera a Lynch della dodicesima Festa del Cinema è stato consegnato da Paolo Sorrentino, accompagnato da un fiume di applaudi da parte del pubblico.
Sia in conferenza stampa che all’incontro con il pubblico, l’immenso artista americano ha sempre risposto alle domande ad occhi chiusi, concentrato, mostrandoci che le parole pronunciate fossero davvero sentite, volute, dedicate.
Il maestro non si è sottratto nemmeno alle domande più scomode come un commento sul dilagante sexgate hollywoodiano e su un suo futuro benché improbabile coinvolgimento, “perché non si sa mai”: “Stay tuned.” ha ironicamente pronunciato, guadagnandosi applausi e risate.
Durante tutti e due gli incontri si sono ricordati tutti i punti salienti della carriera del regista, ma anche le sue preferenze musicali.
Insomma una vera e propria lezione di cinema a 360 gradi: la creatività non nasce dalla sofferenza, ma dalla meditazione perché mette in ordine le idee, in un mondo schiacciato dalla negatività, dalla depressione, dallo stress.
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The Place e il tentativo di raccontare il paese
Nella decima e ultima giornata della Festa è stato presentato il nuovo film di Genovese.
Il lungometraggio parla di otto persone, apparentemente sconosciute l’una all’altra, che stringono un patto con un misterioso uomo che abitualmente siede nello stesso posto di un bistrot. L’uomo sostiene di poter esaudire i desideri degli otto sconosciuti, ma in cambio loro dovranno svolgere un compito che gli verrà assegnato.
Pur partendo da un’idea molto buona, la sceneggiatura di The Place non ha un degno sviluppo nei 105 minuti di durata del film. L’intento di Paolo Genovese è quello di ricreare un film come Perfetti Sconosciuti, ma questa volta ma non è riuscito, purtroppo, nel suo intento di creare un’opera che fosse e un mix tra il suo film precedente e campione di incassi e la serie TV Sky In Treatment.
L’intento però è intrigante perché pone allo spettatore una domanda alquanto semplice ma allo stesso tempo di non facile risposta: fino a che punto sei disposto ad arrivare per ottenere quello che vuoi?
Di fronte a Mastandrea e al suo patto faustiano si troveranno a scegliere : il poliziotto Marco Giallini, la suora Alba Rohrwacher, il giovane Silvio Muccino, l’aspirante “bella” Silvia D’Amico, il meccanico Rocco Papaleo, l’innamorata Vittoria Puccini, il cieco Alessandro Borghi e l’anziana Giulia Lazzarini. Nel cast, anche una sorprendente Sabrina Ferilli, una proprietaria del locale The place piena di solitudine.
Figura controversa quella interpretata da Valerio Mastandrea; fino alla fine non è ben chiaro se si tratti di uno psicologo da bar, di un tuttologo o di una specie di santone con sempre accanto la sua vecchia grossa agenda che costudisce gelosamente.
Un pregio o un difetto del film? Dipende dalla prospettiva con cui lo stesso spettatore si avvicinerò a The Place.