Durante la conferenza stampa di A casa tutti bene, il regista Gabriele Muccino ha dichiarato di aver rifiutato la proposta di dirigine uno dei film più riusciti della stagione, Chiamami col tuo nome. A seguito di tale rivelazione un silenzio sinistro è calato sulla sala. Per alcuni, è presumibile pensare, che tale reazione sia da attribuirsi a una sensazione di scampato pericolo [al netto di come la si può pensare sul film, che si contenderà la statuetta più ambita il prossimo quattro marzo, il lavoro di Luca Guadagnino è assolutamente pregevole]. Mentre, altri, sono stati, più semplicemente, raggelati dalla ratio con la quale il regista romano sceglie i suoi prodotti. Anche chi vi scrive si è fermato a riflettere su questi criteri di scelta e su dove il cinema di Muccino stia pericolosamente precipitando. Le ambizioni internazionali sono terminate? La riscoperta dell’intimismo urlato – tanto caro a questo cineasta – è la risposta ad alcuni flop statunitensi? Oppure il ritorno al consueto, a ciò che si conosce e che è stato apprezzato è più forte di qualsiasi altra velleità hollywoodiana? A seguito della visione di A Casa Tutti Bene, anche noi di InGenere abbiamo avuto modo di farci un’opinione in merito.
Sigla!
A casa tutti bene è il ritratto di una grande famiglia riunita per festeggiare le Nozze d’Oro dei nonni. Sbarcati sull’isola dove la coppia di pensionati si è trasferita a vivere, figli e nipoti si ritrovano bloccati a causa di un’improvvisa mareggiata che impedisce ai traghetti di raggiungere la costa. Il nutrito nucleo sarà costretto a fermarsi più a lungo del previsto sull’isoletta, sotto lo stesso opprimente tetto e in compagnia di numerosi parenti invadenti. Il confronto inevitabile farà riemergere antiche questioni in sospeso, riaccenderà conflitti e gelosie del passato, inquietudini e paure mai sopite.
Ecco: riuscite a immaginare qualcosa di più ‘mucciniano’ del soggetto riportato qui sopra. Ciò che si comprende immediatamente è l’eccedenza che questo autore ha nei confronti di questa sua ultima fatica. Tutto è troppo: troppi attori, troppe trame e sotto trame, troppi drammi piccoli e piccolissimi, troppe corna, troppe amanti, troppi cugini, fratelli, parenti, figli e nipoti, troppe nevrosi, troppe urla, troppo Muccino, insomma. Un superlativo assoluto costante che sequenza dopo sequenza propone il cinema del regista de L’ultimo bacio elevato al quadrato.
Questa pellicola ricorda il cheat meal esagerato, grasso e calorico di un body builder dopo una dieta ferrea durata quasi un anno. Dopo il primo atto si è assolutamente saturi delle vicende falsamente drammatiche di questa famiglia disfunzionale, che vorrebbe apparire come tante altre, ma in realtà si mostra troppo costruita e artificiale per essere vera. A Casa Tutti Bene, dunque, è un’esagerazione in termini di riconoscibilità del suo autore, in quanto concentra e volumizza a dismisura i limiti, i vizi e i difetti della propria poetica e del proprio linguaggio, mostrando la fragilità di un sistema di successo – il cinema di Muccino, s’intende – che fa fatica a rinnovarsi.
Ed è proprio questo il vero tema, a parere di chi scrive, vale a dire, cosa rende attuale il cinema di un autore, oppure come la modernità lo rende obsoleto. La visione di Muccino nei primi anni duemila è apparsa a moltissimi spettatori assolutamente attuale, fresca e moderna, appunto. Ora, il pubblico è cambiato, la percezione di ciò che è vero al cinema è cambiata, mentre gli sforzi narrativi e drammaturgici di questo cineasta sono rimasti immobili. L’unico motivo di cambiamento è rintracciabile nella crescita abnorme di quegli aspetti tipici e riconoscibili che hanno caratterizzato i suoi film.
Muccino è invecchiato e spesso invecchiando i propri difetti si mostrano peggiorati, mentre quanto di buono c’è stato, sparisce lentamente come solo la giovinezza, la freschezza e la modernità sa fare.
Tutto sommato questo film è ciò che Muccino può e deve fare. Alla vecchiaia non sfugge nessuno. A noi basta sapere che Chiamami col tuo nome si è salvato per miracolo.
Paolo Gaudio
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A CASA TUTTI BENE
Regia: Gabriele Muccino
Con: Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi, Christian Marconcini, Elena Minichiello, Renato Raimondi, Elena Rapisarda, Elisa Visari
Uscita sala in Italia: mercoledì 14 febbraio 2018
Sceneggiatura: Paola Costella, Gabriele Muccino
Produzione: Lotus Productions
Distribuzione: 01 Distribution
Anno: 2018
Durata: 105’