Nel 2045, il mondo reale è un luogo impervio e ostile. Gli unici momenti in cui Wade Watts si sente veramente vivo è quando si immerge in OASIS, un intero universo virtuale dove l’unico limite è la propria immaginazione. Il giovane decide di lanciarsi nella ‘ultimate challenge’ di James Halliday, il creatore di Oasis, il quale ne lascerà l’eredità al vincitore di un’agguerrita competizione in tre round.
Steven Spielberg si conferma ancora una volta come uno dei più grandi narratori, in maniera trasversale, degli ultimi cinquant’anni: dopo aver creato mondi, personaggi e un intero immaginario collettivo legato a un singolo nome, qui si cimenta nella reinvenzione di innumerevoli immaginari altrui, mettendo un punto, un limite forse insuperabile a questi anni in cui il cinema si nutre di sé, si autoalimenta con le storie che già lo compongono e allo stesso tempo esonda in altri territori, come quello del videogioco e soprattutto della realtà virtuale, proiettandosi già verso il futuro.
Sarebbe riduttivo inquadrare Ready Player One soltanto nell’ottica di un citazionismo nostalgico, come se fosse una sorta di “Nerd Museum” da visitare ammaliati e sedotti dal ritorno al passato e dai ricordi, e il cui accesso è garantito soltanto a coloro i quali hanno vissuto determinati momenti.
Non è necessario essere stato bambino negli anni ’80, non è necessario aver passato interi pomeriggi con un joystick in mano e non è neanche necessario conoscere tutti gli elementi di cui il film è composto [pellicole, videogiochi, cartoni animati, canzoni, frasi iconiche e quant’altro].
Ready Player One è un grande film anche perché riesce a rendere universale l’esperienza del singolo, che poi è uno degli obiettivi della narrazione declinata in tutte le sue forme, e quindi a rendere tutti parte di un sentimento collettivo, riesce ad essere una specie di minimo comune denominatore del background culturale di tutti.
Vedere Ready Player One non significa soltanto godere di un grandissimo film di intrattenimento, dinamico, veloce, spettacolare, coinvolgente, con una sequenza da ‘storia del cinema’ e con una morale anche molto plateale, come nelle fiabe che vengono raccontate ai bambini prima di addormentarsi, ma significa anche trovarsi di fronte alla decostruzione e alla ricostruzione della cultura visuale, del citazionismo e di gran parte della cultura popolare contemporanea.
È uno di quei film che ti rincuora e ti rassicura, uno di quei film che ti ricorda che il cinema non morirà mai.
Spesso solo il tempo riesce ad essere il giudice adatto di un’opera, ma probabilmente guarderemo questo film tra trent’anni e lo considereremo un capolavoro.
Egidio Matinata
–
[CONTRO]
Delusione.
Amara, cocente, straziante, delusione. Si riassume così ciò che rimane al termine della visione di Ready Player One, attesa ultima fatica fantascientifica del maestro Steven Spielberg. Tratto dal romanzo di culto di Ernest Cline, il film tradisce ogni aspettativa mostrandosi come un vuoto, chiassoso giocattolone, capace di mercificare e deperire tutta la carica passionale e citazionista del materiale d’origine.
È incredibile come un progetto che avrebbe dovuto essere il punto più alto della cultura nerd e geek in sala, si sia ridotto a un’interminabile cinematica dall’insopportabile estetica digitale, degna dell’ultimo Luc Besson, con sequenze fracassone attribuibili a un Michael Bay qualunque.
Apparentemente anti-capitalista, Ready Player One, si svela già nei primi minuti incapace di seguire questa vocazione, ma al contrario, come farebbe un moderno turbo capitalista, sfrutta e strumentalizza l’anima vintage alla base del progetto. Tutto è mercificato e spogliato del suo significato, dalla nostalgia, alla passione per i videogames, fino ai film degli anni ottanta. Passando per la musica elettronica e pop, fino a raggiungere Stanley Kubrick [molto discutibile l’omaggio a Shining: basti pensare che il film citato nel romanzo era il più pertinente Wargames] e perfino John Hughes.
In questo Outlet infernale, nel quale tutto è in saldo, l’avventura classica all’interno della fantascienza distopica, perde completamente la sua aspirazione sovversiva e rivoluzionaria allineandosi con le regole di un regime consumistico che consente ai ricchi di diventare sempre più ricchi e ai poveri di vivere in miseria – letteralmente l’uno sull’altro – ma liberi di immaginare un futuro migliore nel mondo virtuale di OASIS.
Ci saremmo aspettati un eroe come Sam Lowry di Brazil, capolavoro di Terry Gilliam, il quale prova con tutte le sue forze a sabotare il sistema cupo e opprimente che è costretto a subire. Sfortunatamente, in questo caso, il nostro eroe è un ragazzotto che si fa chiamare Parsifal, ma che di cavalleresco non ha nulla e non può essere in grado di rappresentare discontinuità con questo universo. E neppure con chi lo ha creato, tale James Halliday, rendendo la realtà ancora più miserabile. Infatti, il giovane è solo uno dei tanti giocatori che venera il falso dio autore di OASIS – figura sinistra, a metà tra Willy Wonka e Bill Gates [sic!] – che sopporta qualsiasi sofferenza, anche la perdita della amata zia, pur di vincere la gara che si sta disputando nella realtà virtuale, alla ricerca dell’Easter Egg di Halliday. Chi ci riesce eredita OASIS e le miliardarie quote societarie che stanno dietro a questa grandissima illusione digitale.
Dunque, capitalisti che si contendono lo stesso osso. Nulla di più. Nessun riscatto sociale, niente recupero di ciò che è reale e che conta sul serio, nessuna rivoluzione o ribaltamento dell’orribile ordine societario prestabilito. Soltanto una lunga, lunghissima corsa a chi arriva primo, capace solo di accrescere avidità e desiderio di possesso. Tutto questo condito da citazioni fini a sé stesse, prive di alcun peso specifico e da una CGI pacchiana e dozzinale, che sviliscono tanta cultura pop che Spielberg, ahimé, ha contribuito a creare.
Deludente, non trovate?
Paolo Gaudio
–
READY PLAYER ONE
Pro:
Contro:
Regia: Steven Spielberg
Con: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Simon Pegg, Mark Rylance, Hannah John-Kamen, T.J. Miller, Ben Mendelsohn, Julia Nickson, Lena Waithe
Uscita sala in Italia: mercoledì 28 marzo 2018
Sceneggiatura: Ernest Cline, Zak Penn, Eric Eason
Produzione: Amblin Entertainment, De Line Pictures, DreamWorks
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Anno: 2018
Durata: 140’